NBA, quando il mercato provoca disastri: il peggior errore nella storia di ogni squadra
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L’intento è sempre quello giusto: vincere, o almeno migliorare le potenzialità della squadra. Non sempre, però, le firme dei free agent o le trade finalizzate portano al risultato desiderato. Nel passato di tutte le franchigie c’è una mossa, una firma, uno scambio, anche durante il Draft, che ha portato a un autentico disastro. Ecco il peggior errore di mercato nella storia di ogni squadra
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- Vedersi servita su un piatto d’argento la possibilità di mettere le mani su un talento generazionale e dire “no, grazie”. Il Draft 2018 degli Hawks potrebbe essere riassunto così, con Phoenix e Sacramento che guardano altrove, la 3° scelta assoluta concessa a Dallas in cambio della 5°, con cui scegliere Trae Young, e di una scelta al Draft dell’anno successivo che verrà utilizzata per chiamare Cam Reddish
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- La prima metà degli anni Duemila non è esattamente costellata da scelte brillanti in casa Celtics, ma quella relativa a Johnson spicca sulle altre. Scelto alla 10° posizione al Draft del 2001, a metà della sua stagione viene scambiato con Phoenix per ottenere in cambio Rodney Rogers e Tony Delk. Johnson collezionerà 7 apparizioni all’All-Star, risultando uno dei migliori attaccanti della lega per un decennio abbondante
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- L’all-in dall’esito più disastroso nella storia recente della NBA. Brooklyn, subito dopo il trasferimento dal New Jersey, prova a forzare i tempi e si porta a casa due veterani che però dimostrano di avere davvero poco ancora da dare. I Celtics, per contro, costruiranno la loro fortuna con le scelte ereditate dai Nets, che porteranno a Boston Jaylen Brown e Jayson Tatum
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- Quattro anni, 120 milioni di dollari in stipendi, 168 partite totali giocate, nessuna qualificazione ai playoff, una sola domanda: ma perché?
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- Dopo averlo visto in azione per ben sei stagioni, nell’estate del 2017 i Bulls decidono che Butler non vale l’impegno economico richiesto dal giocatore nelle negoziazioni per il rinnovo del suo contratto e lo mandano a Minnesota in cambio di Zach LaVine, Kris Dunn e Lauri Markkanen. Il resto, sia dal lato di Chicago che da quello di Butler, è più o meno storia nota
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- Nella NBA del player empowerment c’è poco da fare: quando un giocatore, in particolare una stella, chiede di essere scambiato occorre accontentarlo. In cambio di uno dei talenti più cristallini della lega, però, i Cavs, nell’agosto del 2017 riescono a ottenere solo Isaiah Thomas, Jae Crowder e Ante Zizic, la cui permanenza a Cleveland sarà molto breve, oltre alla scelta che porterà a Collin Sexton al Draft 2018
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- Ci sono due modi di vedere la decisione di Dallas di lasciar andare Nash a Phoenix nell’estate del 2004: per qualcuno è l’inizio della costruzione della squadra che andrà in finale nel 2006 e poi vincerà il titolo nel 2011, per altri è l’occasione sprecata di vedere la coppia con Dirk Nowitzki al picco di carriera. A vent’anni di distanza rimane una questione di punti di vista
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- Dopo aver scelto Carmelo Anthony al Draft del 2003, i Nuggets provano a costruirgli attorno una squadra competitiva nel più breve tempo possibile. E nel dicembre del 2006 l’idea è che l’uomo giusto per giocare al fianco di ‘Melo sia Allen Iverson, ormai quasi separato in casa i Sixers. A Philadelphia vanno Andre Miller, Joe Smith e due scelte al Draft 2007, ma la coppia Anthony-Iverson dura meno di due anni senza regalare grandi soddisfazioni a Denver
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- Nel 2018, quando tutta la NBA è in cerca di esterni e tiratori da tre, Detroit, che ha già Andre Drummond al centro del pitturato, manda ai Clippers Avery Bradley, Tobias Harris, Boban Marjanovic e due scelte al Draft in cambio di Blake Griffin. Esperimento dagli esiti disastrosi e abortito dopo nemmeno tre anni
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- 150.000 dollari, Paul Neumann, Connie Dierking e Paul Shaffer. È questo il pacchetto ricevuto dagli allora San Francisco Warriors in cambio del giocatore che aveva segnato 100 punti in una partita e che nel 1965, tra le altre cose, aveva già vinto un premio di MVP ed era stato convocato per quattro volte all’All-Star Game
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- Una pazza, pazza idea, quella di riunire Westbrook al vecchio sodale di backcourt James Harden. Un’idea pagata con la cessione di Chris Paul, di due scelte e due swap ai Draft degli anni successivi. Una pazza idea durata una sola stagione e poi subito rinnegata in fretta e furia
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- La nostalgia, si sa, può fare brutti scherzi. Per conferme chiedere ai Pacers, che a metà della stagione 1979-80 cedono alla tentazione di riportare a Indianapolis la vecchia gloria George McGinnis e in cambio concedono English a Denver, dove sarà All-Star per 8 stagioni consecutive. La carriera di McGinnis, invece, si chiuderà nel 1982 dopo due annate tutt’altro che indimenticabili
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- Ci sono scelte di mercato che hanno anche una logica, come quella dei Clippers di chiudere con Davis a fenbbrario del 2011 e portarsi a casa i contratti più malleabili di Mo Williams e Jamario Moon. Solo che nella trade i Clippers accettano di inserire anche la loro scelta al Draft che si terrà di lì a qualche mese. La Lottery premierà i Clippers, ovvero i Cavs, con la prima scelta assoluta e quindi con Kyrie Irving
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- Dopo l’umiliazione subita da Detroit alle Finals, il rapporto tra O’Neal e Bryant è inesistente e il front office deve scegliere tra uno e l’altro. Nello scambio con Miami arriva Lamar Odom, poi fondamentale nella nuova versione dei Lakers, ma l’avventura di O’Neal agli Heat, culminatea con il titolo nel 2006, lascia rimpianti per l’impossibilità di ricucire tra Kobe e Shaq, che forse avrebbero potuto vincere ancora almeno un anello insieme
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- Nel 1999 i Grizzlies sono ancora a Vancouver, e con la 3° scelta al Draft scelgono Francis, che però in Canada proprio non ci vuole andare. Per accontentarlo viene allestita una mega trade che coinvolge ben 11 giocatori ma che lascia i Grizzlies con poco o niente in mano. Francis, per contro, vince subito il premio di rookie dell’anno (in condivisione con Elton Brand) e sarà tre volte All-Star con la maglia di Houston
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- Nel corso degli anni, la capacità del front office degli Heat di fare affari clamorosi è diventata quasi materia da leggenda sportiva. Nella pazza estate NBA del 2016, però, prende un inciampo anche Pat Riley, che concede a Whiteside un quadriennale da poco meno di 100 milioni di dollari poi rivelatosi decisamente sproporzionato rispetto al reale valore del giocatore
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- Se I nomi di Elmore Smith, Brian Winters, Dave Meyers e Junior Bridgeman non vi dicono niente, è perfettamente normale. Eppure sono questi i giocatori che Milwaukee riceve, insieme a una somma di denaro mai quantificata, in cambio dello scontento Jabbar, che una volta atterrato a Los Angeles vincerà altri tre premi di MVP e cinque titoli NBA
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- Dopo una sola stagione, i Timberwolves decidono che Butler, reo di uscite pubbliche piuttosto pesanti a proposito dell’inconsistenza delle stelle della squadra, debba già andarsene. Philadelphia di porta a casa uno dei migliori giocatori della lega in cambio di Jerryd Bayless, Robert Covington, Dario Saric e una seconda scelta al Draft 2022
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- La trade che nel dicembre del 2011 porta Paul ai Clippers è uno dei crocevia che segneranno il percorso della NBA nei dieci anni successivi. L’origine di tutto è il presunto veto del commissioner David Stern allo scambio con i Lakers, che genera poi un affare che peserà non poco sul futuro di New Orleans, che si deve accontentare di Eric Gordon, Chris Kaman, Al-Farouq Aminu e di una scelta al Draft 2012
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- L’obiettivo dei Knicks, nell’estate d’oro dei free agent, è chiaramente LeBron James. La stella dei Cleveland, però, preferisce emigrare verso South Beach e la risposta di New York consiste nel quinquennale da 100 milioni concesso a Stoudemire. Le ginocchia dell’ex Suns, però, si riveleranno un ostacolo insormontabile verso un (teorico) futuro in cui i Knicks sarebbero dovuti tornare in vetta alla NBA
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- Lo scambio che nell’ottobre del 2012 porta Harden da OKC a Houston in cambio di Kevin Martin, Jeremy Lamb e due prime scelte è uno dei più grandi “what if” della storia della NBA. I Thunder sono reduci dalle Finals perse contro Miami, Harden vorrebbe un rinnovo del contratto a cifre che il front office e la proprietà non ritengono concedibili e la parabola di quella che avrebbe potuto diventare una dinastia si chiude in maniera tanto brusca quanto inaspettata
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- Nel 2000 i Magic si stanno ancora leccando le ferite per l’abbandono di O’Neal avvenuto quattro anni prima, e nel tentativo di regalare a squadra e tifosi una nuova superstar scambiano Wallace e Chuck Atkins ricevendo in cambio Grant Hill da Detroit. Lì per lì sembra un affare per Orlando, ma la cronica incapacità di rimanere sano continuerà a perseguitare Hill e dall’altra parte Wallace vincerà per ben quattro volte il premio di difensore dell’anno
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- Al Draft del 2017 i Sixers arrivano con un solo obiettivo: portarsi a casa Markelle Fultz. Per Philadelphia è lui il pezzo mancante da mettere tra Joel Embiid e Ben Simmons, e pur di non lasciarselo sfuggire si da vita a uno scambio di scelte che consente ai Sixers di avere la prima chiamata. Boston si accontenta della terza, con cui invece sceglie un’ala da Duke che per Phila non era adatta al profilo tattico della squadra
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- Nel febbraio del 2008 l’idea della dirigenza dei Suns, capeggiata da Steve Kerr, è chiara: l’epoca del “7 seconds or less” deve finire. Di lì a poco Mike D’Antoni volerà a New York e per accelerare il processo di cambiamento tattico viene portato a Phoenix il giocatore per caratteristiche più distante dall’idea di gioco praticata da Nash e compagni. A prendere la via di Miami, poi, è un altro pilastro dei Suns arrivati molto vicini alla gloria come Shawn Marion
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- Lasciarsi scappare di mano un talento epocale e poco dopo vincere il titolo. In NBA può succedere anche questo, come per Portland, che poco prima dell’inizio della stagione 1976-77 lascia andare Malone ai Braves e la primavera successiva festeggia trascinata dal leggendario Bill Walton. Malone, d’altro canto, sarà 12 volte All-Star e 3 volte MVP
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- Nell’estate del 2014 i Kings non navigano in buone acque, ma non ritengono che Thomas, reduce da una stagione da 20.3 punti di media a partita, possa aiutarli a tornare competitivi. La guardia viene quindi spedita a Phoenix in cambio dei diritti su Alex Oriakhi, giocatore modesto uscito da UConn nel 2013 ancora in attesa di esordire in NBA. Da lì in poi la carriera di Thomas vivrà una svolta che lo porterà molto vicino a vincere addirittura un premio di MVP
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- Una scommessa per i Bulls, che si portano a casa un veterano di 34 anni che sembra aver già dato tutto quello che aveva da dare, e un affare per San Antonio, che aggiunge al roster un tre volte campione NBA come Will Perdue. A Chicago, però, Rodman vivrà una inaspettata e clamorosa seconda giovinezza, diventando una colonna del secondo three-peat dell’era Michael Jordan
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- Non è un caso che il Canada sia diventato in questi anni grande protagonista a livello di nazionale, e buona parte del merito del successo del basket da quelle parti è da attribuire a Carter. Eroe popolare a Toronto, nel dicembre del 2004 Carter viene scambiato con i Nets e ai Raptors arrivano un Alonzo Mourning a fine carriera, Aaron e Eric Williams e due prime scelte, aprendo una ferita nel cuore dei tifosi locali che non si rimarginerà più
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- Che Salt Lake City non sia proprio la città più ambita tra i giocatori NBA è cosa nota, ma nel 1982, uscito dal Draft, Wilkins non voleva proprio saperne di giocare per Utah. Di fatto costretti a scambiarlo, i Jazz riuscivano a ottenere in cambio da Atlanta John Drew, Freeman Williams e una compensazione economica di un milione di dollari. Un prezzo decisamente non adeguato per quella che sarà una delle stelle più brillanti del decennio successivo
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- Dall’altro estremo della trade che rianima i Kings a fine anni Novanta c’è Washington, che in cambio di un All-Star al picco di carriera riceve solamente due veterani ben avviati verso il viale del tramonto come Mitch Richmond e Otis Thorpe