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US Open 2019, Berrettini batte Rublev 6-1, 6-4, 7-6 e vola ai quarti contro Monfils

Tennis

Claudio Barbieri

Matteo Berrettini conquista per la prima volta i quarti di finale di uno Slam battendo 6-1, 6-4, 7-6 il russo Rublev ed entrando tra i migliori 8 degli US Open. Un'impresa che non riusciva al tennis italiano da ben 42 anni. Mercoledì sfiderà il francese Gael Monfils

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Matteo Berrettini entra nello storia del tennis italiano conquistando i quarti di finale degli US Open, quarto e ultimo Slam della stagione, in corso sui campi in cemento di Flushing Meadows a New York. Il 23enne romano, 25 del ranking mondiale (ma entrerà nei Top 20) e 24^ testa di serie, ha battuto 6-1, 6-4, 7-6 in poco più di due ore di gioco il russo Andrey Rublev, numero 43 Atp, che a Flushing Meadows aveva già raggiunto i quarti due anni fa (eliminato da Nadal) e che a Cincinnati aveva liquidato un certo Roger Federer in appena 62' di gioco. Matteo conquista così i quarti di finale di uno Slam per la prima volta in carriera, dopo gli ottavi centrati al Roland Garros 2018 e a Wimbledon 2019. Berrettini diventa anche il secondo italiano di sempre ad entrare nei migliori 8 dello Slam americano dopo Corrado Barazzutti nel 1977, anche se all'epoca si giocava sulla terra verde. Il tennista allenato da Vincenzo Santopadre attende ora il francese Gael Monfils, 13^ testa di serie del seeding, che ha lasciato appena 5 game allo spagnolo Pablo Andujar (70). Tra i due non ci sono precedenti. 

Berrettini perfetto, Rublev ko in 3 set

Berrettini esce sul Louis Armstrong, campo calcato per la prima volta in carriera, senza tradire la minima emozione. Memore delle gambe tremanti sul Centrale di Wimbledon contro Federer, gioca un primo set praticamente perfetto: appena 4 punti persi al servizio, il doppio dei punti (30-15) e ben due break rifilati a un giocatore che non aveva mai perso la battuta nei tre precedenti match. L'ovvio risultato è il 6-1 che lascia il 'principino' senza parole. Il diritto del romano è una sentenza, ma anche le varianti in back e in slice costringono l'avversario a un game-plan complicato: arriva così un altro break in apertura di secondo set che consente a Berrettini di portare a casa anche questo parziale per 6-4. Rublev sale di livello nel 3° parziale, ma l'azzurro è chirurgico nei rari momenti di difficoltà, piazzando il decisivo break nell'11° game. Matteo va a servire per il match sul 6-5, ma accusa un po' l'emozione e perde per la prima volta la battuta (decisivo un doppio fallo). Si va al tie-break, vinto 8-6 dall'azzurro, che può gioire e ricevere la meritata standing ovation degli 11mila del Louis Armstrong. 

Berrettini scrive la storia del tennis italiano

Berrettini diventa il secondo tennista italiano a conquistare i quarti di finale agli US Open dopo Corrado Barazzutti, semifinalista a Forest Hills nel 1977 quando però si giocava sulla terra battuta. Si erano fermati negli ottavi invece Adriano Panatta nel 1978 (battuto da Connors), Gianluca Pozzi nel 1994 (superato dal tedesco Karbacher), Davide Sanguinetti nel 2005 (sconfitto dall’argentino Nalbandian), Fabio Fognini nel 2015 (fuori con Lopez dopo aver sconfitto Nadal) e Paolo Lorenzi nel 2017 (eliminato dal sudafricano Anderson). Il tennis italiano porta un altro giocatore tra i migliori 8 di uno Slam a distanza di poco più di un anno dopo la semifinale conquistata da Marco Cecchinato al Roland Garros 2018

Il 2019 d'oro di Matteo Berrettini

I quarti di finale a New York sono la ciliegina sulla torta di un 2019 indimenticabile. In questo anno Berrettini ha già vinto già due titoli - Budapest, sulla terra, superando Krajinovic, e Stoccarda, sull’erba, battendo Auger-Aliassime - e ha raggiunto un’altra finale (Monaco di Baviera, stoppato da Garin) e due semifinali (a Sofia e ad Halle). Il 24 giugno scorso ha firmato il best ranking, numero 20, prima di giocare un ottavo di finale da sogno sul Centrale di Wimbledon, perso con Roger Federer. A rovinare un po’ questo quadro perfetto l’infortunio alla caviglia destra (distorsione) che gli ha prima impedito di difendere il titolo a Gstaad a fine e luglio e poi lo ha costretto a saltare anche il Masters 1000 di Montreal. Guaio ampiamente dimenticato con la campagna newyorkese, fin qui perfetta.