Berrettini dopo il bis al Queen's: "Wimbledon? Non sono il favorito ma posso farcela"

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Le parole del tennista italiano in esclusiva a Sky subito dopo la seconda vittoria consecutiva nel torneo londinese. I dubbi sulla recente operazione e la lunga assenza dai campi, il rientro faticoso a Stoccarda: "Vincere era più importante che giocare bene", il rapporto con l'allenatore Vincenzo Santopadre e i colpi mostrati con il rovescio a una mano: "Mi ha aiutato un vecchio problema al polso sinistro"

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"Spero di trovare un posto che mi faccia una cacio e pepe, o comunque un buon piatto di pasta italiano. Dopo due settimane di riso, pollo e salmone una bella cena con la mia famiglia e il mio staff la merito. E anche un bicchiere di vino, sì". Matteo Berrettini ha appena vinto per la seconda volta consecutiva il Queen's, il più importante dei tornei su erba in vista di Wimbledon, e si appresta a iniziare la settimana di preparazione allo Slam inglese, in cui ha centrato la finale nel 2021, togliendosi qualche sfizio e riposando: "Domani sveglia...senza sveglia". Sperando che possa aver realizzato questo desiderio, ecco le sue parole in esclusiva a Sky dopo la vittoria ottenuta sui campi londinesi contro il serbo Filip Krajinovic:

 

"Dovevo spingere sull'acceleratore e l'ho fatto, sono orgoglioso del lavoro fatto con il team, di quanto sono riuscito a lottare in campo nonostante le difficoltà. Sono felice.

 

In campo hai detto che non sapevi se avresti pianto. Cos'hai provato?

Ho pianto quando ho abbracciato mio padre perchè anche lui stava piangendo. Difficile descrivere queste emozioni, a volte senti di non poter fare ciò che vorresti ed era ciò che era successo con l'ultimo infortunio. Ho saltato trofei importanti come Roma e ho dubitato del mio ritorno, di come il corpo si sarebbe adattato, se fossi stato ancora lo stesso. Difficile contenere le emozioni e non è nemmeno giusto farlo, tante persone mi sono state vicino e festeggiare con loro è una gioia in più. Dopo una buona settimana a Stoccarda c'era il rischio di accontentarsi e farsi fermare dalle difficoltà. Invece mi sono scavato dentro, ho trovato le energie giuste e ho difeso un titolo prestigioso".

 

Come ti sentivi a Stoccarda e cosa pensavi prima di giocare lì?

Non mi sentivo un granchè, non avevo buone sensazioni. Stoccarda poi è in altura, è un campo più veloce e c'era più difficoltà nel controllare la palla. Parlando con Vincenzo (Santopadre, ndr), ho detto che bisognava essere brutti in campo e lottare, il mio tennis ancora non c'era. Lui mi ha incoraggiato, ricordandomi tutte quelle volte in cui sono riuscito a vincere pur non esprimendo il mio gioco migliore. Mi sono detto che dopo aver lottato negli ultimi mesi contro altre cose, ora era il momento di farlo in campo e così ho fatto.

 

Vincenzo ti conosce da quando sei un bambino, sa toccare le corde giuste. Oltre che un coach di campo, è anche un coach del pensiero per te.

Continua a non credere a ciò che ho fatto, significa che ancora si stupisce e questo vuol dire sapere di avere ancora stimoli e margini per migliorare. Il nostro rapporto è iniziato come un semplice maestro-allievo nella scuola di tennis, poi si è evoluto a livello sia umano che professionale. Senza di lui non sarei qui, è fondamentale per la mia carriera, mi dà l'approccio per vedere tutto in un'accezione positiva. Per lui gli infortuni sono periodi di relax, ma questa volta era preoccupato anche lui e mi è stato molto vicino. Ci conosciamo da più di 10 anni e ci capiamo con lo sguardo ormai, non dico che siamo padre e figlio ma sicuramente due migliori amici.

 

Dove trovi la forza dopo ogni infortunio? Riesci ad allenarla?

Sì, è una caratteristica che ho e che ho dovuto sviluppare perché mi sono infortunato spesso sin da bambino. Da quei momenti ho sempre imparato qualcosa, iniziato a sviluppare altre parti del mio gioco. In quest'ultimo caso ho usato più spesso la mano sinistra, per esempio. Soprattutto mi accorgo di quanto mi piaccia fare ciò che faccio, perchè ne sento molto la mancanza quando sono fermo. A volte fai le cose per abitudine, non perchè le apprezzi veramente, ma quando mi hanno tolto il tennis e i tornei mi sono detto che avrei spaccato tutto una volta tornato in campo.

 

Stai trovando dei rovesci a una mano incredibili.

Sì, è stato un mio punto interrogativo a lungo. Con alcuni dei miei vecchi allenatori stavamo per cambiare, ma Vincenzo mi ha detto che il tennis moderno si gioca a due mani e così ho fatto. Un infortunio al polso sinistro mi ha indotto a usare molto di più lo slice e così ho avuto sempre una buona sensibilità con il rovescio a una mano. Continuare a giocare aiuta, oggi ho fatto bene ma sono convinto di poter fare ancora meglio, ho molta fiducia.

 

Se ti dico Matteo Berrettini favorito per Wimbledon, cosa pensi?

Favorito non lo so, ci sono sempre Djokovic e Nadal, che ha vinto già due Slam e nessuno si aspettava vincesse in Australia. Sento di non essere ancora il favorito, ma so che posso farcela, che non posso nascondermi dietro un dito. L'obiettivo è fare un torneo importante, spero possano essere due settimane intense".