De Zerbi e lo Shakhtar bloccati in Ucraina in hotel: "Non siamo eroi, qui per fare calcio"

UCRAINA

Intervenuto a Sky Sport 24 e attualmente in un hotel di Kiev insieme a staff e giocatori brasiliani, l'allenatore dello Shakhtar ha raccontato la situazione in Ucraina: "Ci siamo svegliati con delle esplosioni, stiamo bene ma la situazione è tesa. Tutto questo riguarda la gente normale, non è calcio". Tardivo l'annuncio dello stop al campionato della Federcalcio: "Non era nostra intenzione fare gli eroi, rifarei la stessa scelta per rispetto di club e squadra"

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La guerra già esplosa in Ucraina, dopo l’inizio delle operazioni militari della Russia nella notte, ha già avuto le prime conseguenze nel mondo dello sport. Sospeso il campionato ucraino come ufficializzato dalla Federcalcio nazionale, provvedimento che coinvolge anche lo Shakhtar Donetsk di Roberto De Zerbi. L’ex allenatore del Sassuolo, insieme al suo staff italiano (il vice allenatore Davide Possanzini, l’allenatore dei portieri Giorgio Bianchi, i preparatori Vincenzo Teresa, Agostino Tibaudi e Marcattilio Marcattili e gli assistenti Michele Cavalli e Paolo Bianco) sono attualmente ancora in Ucraina, in un hotel di Kiev, dove erano rientrati domenica dopo il ritiro svolto a Belek, in Turchia, per preparare l’inizio del campionato che per loro era previsto sabato contro il Metalist Kharkiv.

"Rifarei la stessa scelta, ma ora dobbiamo partire"

Intervenuto in collegamento a Sky Sport 24, Roberto De Zerbi ha raccontato la situazione che sta vivendo in Ucraina: "Siamo tutti in hotel, la situazione è precipitata da stamattina. Fino a ieri sera siamo rimasti che il campionato sarebbe dovuto ripartire e così non è stato. Ci siamo svegliati in malo modo con delle esplosioni. Stiamo bene, la situazione è tesa perché c’è preoccupazione. Cerchiamo di avere contatti con le nostre ambasciate per capire il da farsi. L’Ambasciata italiana è stata correttissima e tempestiva, il console italiano ci sta dando grande sostegno e vicinanza. Non era nostra intenzione fare gli eroi, siamo qui per fare il nostro lavoro che è il calcio, ma abbiamo giocatori che hanno già vissuto il 2014 nel Donbass. Finché il campionato non fosse stato sospeso trovavamo ingiusto partire. Rifarei la stessa scelta, ora la situazione è diversa e il calcio è sospeso. Stiamo cercando il modo per andare via".

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"I giocatori ucraini sono le vere vittime"

"Paura? No, ma le preoccupazioni sono tante - ha proseguito l’allenatore dello Shakhtar a Sky Sport -, mi preme di più per la mia famiglia che è a casa ed è preoccupata così come le famiglie dei giocatori. Loro mi vedono come quello più grande che dovrebbe tutelarli ma adesso faccio fatica io stesso a dirgli cosa fare, alcuni sono molto giovani". Sulla situazione in Ucraina: "Non faccio il politico e non intendo farlo, farò calcio finché ho la possibilità di farlo perché è la mia vita. Per il resto guardo da cittadino, non da uomo di calcio. Tutto questo riguarda la gente normale". E infine la riflessione sul suo gruppo di giocatori: "La cosa brutta è che ci sono due gruppi di giocatori, gli ucraini sono le vere vittime. Noi andremo via, loro invece restano qui e sono colpiti in prima persona. Questo mi tocca molto. Nell’altro gruppo ci sono ragazzi molto giovani in balia degli eventi".

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