Charlie Austin: "Ho avuto il coronavirus, non va affatto sottovalutato"

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L'attaccante del West Bromwich Albion racconta la sua esperienza da malato: "Ho avuto febbre fino a 39.7, vivo in isolamento da mia moglie e i nostri tre figli. Lo dico a chi ha tra i 20 e i 30 anni: non prendetelo alla leggera, è una cosa seria". E sullo stop al campionato: "Decisione tardiva, se non si fosse ammalato Arteta avremmo giocato. Rooney ha ragione"

CORONAVIRUS, GLI AGGIORNAMENTI DEL 21 MARZO

Charlie Austin è l’ultimo giocatore professionista in ordine di tempo nel calcio inglese al quale è stato diagnosticato il coronavirus. L’attaccante del West Bromwich Albion ha messo in guardia circa gli effetti della malattia raccontando la sua esperienza al Telegraph Sport. Austin è in autoisolamento a casa dalla serata di sabato 14 marzo, quando ha accusato i primi sintomi e il medico sociale del club Kevin Conrod gli ha consigliato di isolarsi in camera da letto evitando contatti con sua moglie e i tre figli della coppia. "Il dottore mi ha detto di isolarmi in una stanza con bagno privato e che mia moglie doveva lasciare cibo e bevande fuori".

"Febbre alta e freddo, non prendete il virus alla leggera"

Austin ha raccontato gli effetti del coronavirus: "Ho avuto febbre fino a 39,7 la domenica e il lunedì sera ho sudato freddo - le parole del potente attaccante, alto 188 centimetri - era come se qualcuno mi stesse buttando secchiate d'acqua addosso. Prima di avvertire i sintomi, sabato ero al telefono con la madre di mia moglie Bianca e le avevo detto che se proprio qualcuno avesse dovuto prendere il virus speravo di essere io, perché mi sentivo in forma e in grado di gestirlo". Dopo esserci passato, il centravanti classe 1989 ha cambiato idea: "Lo dico anche a chi ha tra i 20 e i 30 anni: non prendetelo alla leggera, è una cosa seria. Ora so che il coronavirus va affrontato molto seriamente".

"Stop ai campionati? Avrebbero dovuto pensarci prima"

A differenza dell’allenatore dell’Arsenal Mikel Arteta e del centrocampista del Chelsea Callum Hudson-Odoi, che hanno contratto il coronavirus e hanno riferito che i loro sintomi erano lievi, Austin ha affermato che il disagio per lui è stato rilevante.  L'attaccante sospetta di aver preso l'infezione quando martedì 10 marzo è stato al Cheltenham Festival, gara di ippica che si tiene nel famoso ippodromo del Gloucestershire davanti a circa 250mila spettatori. "Sentivo un calore intenso addosso – ha detto Austin - non sapevo cosa stesse succedendo. Da martedì sera, quando le mie condizioni sono migliorate, ho avuto un forte mal di testa". Da mercoledì il suo miglioramento è stato costante. "La mia famiglia si è isolata in casa e tutti lo faranno fino al prossimo sabato". Il campo di allenamento del West Bromwich, club secondo in Championship, è chiuso da lunedì scorso con i giocatori che stanno seguendo piani di lavoro individuali a casa. Austin ha dichiarato di essere d'accordo con il punto di vista di Wayne Rooney, che nel suo primo articolo per il Times aveva spiegato come la Football Association avrebbe dovuto sospendere il campionato inglese già prima del 13 marzo, quando emersero i contagi di Arteta e Hudson-Odoi. "Ci è voluto quasi il primo caso per far sì che qualcuno pensasse che bisognava fermarsi – è il pensiero dell’attaccante, in Premier League nelle ultime quattro stagioni con la maglia del Southampton - se Arteta non fosse risultato positivo, avremmo giocato quelle partite lo scorso fine settimana. Preferirei tornare indietro di tre o quattro mesi e pensare che eravamo troppo cauti piuttosto che guardare indietro pensando che avremmo potuto fare di più".