Ibrahimovic, obiettivo Milan: "modello" in campo e fuori. LO SHOOTING FOTOGRAFICO
Dal suo ritorno in rossonero l'attaccante ha rappresentato sempre di più un punto di riferimento fondamentale per i compagni, specialmente in un gruppo giovane come quello guidato da Pioli, che dovrà rinunciare allo svedese ancora per un po'. Uomo immagine del club, un "modello" in campo e fuori, come in questo servizio fotografico con pose ed espressioni in perfetto "Ibra style"
C'è anche un Ibra davanti all'obiettivo, ma soprattutto quello con un obiettivo davanti a sè: aiutare i compagni a realizzare un "sogno", per dirla alla Pioli, che dovrà rinunciare al fenomeno svedese nelle ultime sfide del 2020 con Sassuolo e Lazio e forse anche per le prime del 2021 (tra cui quella con la Juve del 6 gennaio). Troppo importante la presenza di Zlatan per le ambizioni di questo Milan, capolista in Serie A e ai Sedicesimi di Europa League: un modello, con il pallone o senza, da qualsiasi angolazione... lo si voglia "inquadrare".
Ibrahimovic - protagonista, appunto, di uno shooting fotografico a tinte rossonere - aveva svolto interamente l'allenamento del venerdì, ma un fastidio al polpaccio ha spinto lo staff medico ad approfondire le sue condizioni: "Soffusione emorragica nel contesto del muscolo soleo", il risultato della risonanza. "Un esame di controllo - comunica il club - verrà effettuato non prima di 10 giorni". Tradotto: il 2020 di Ibra si chiude qui, un finale di anno in "chiaroscuro" per Zlatan che, tra Covid e infortuni, ha saltato 11 delle 21 gare stagionali del Milan.
Ibra è l'uomo immagine del club e la guida di questa squadra che, comunque, è riuscita finora a rimanere ai vertici del campionato e in Europa anche senza il 39enne "totem" di Malmö, assente da un mese a causa dell'infortunio muscolare subìto a Napoli. "La cosa di cui sono molto felice - ha spiegato a Sky Uk Ivan Gazidis, CEO del Milan - è la leadership che stiamo mostrando, non solo in Zlatan che, ovviamente, è come un ombrello per tutti i giocatori. Ma abbiamo altri leader nel team, non posso nominarli tutti, ma anche i più giovani hanno una grande mentalità".
Una "mentalità" rinnovata, portata in dote proprio da lui. "Zlatan continua a definirsi Benjamin Button - prosegue Gazidis - continua a ringiovanire. È molto interessante, tutti i giocatori che arrivano al Milan vogliono vincere qualcosa e questa sarà un’eredità che Ibra lascerà perché lui ha vinto tanto nel calcio e sarebbe più facile vivere di rendita e godersi la vita perché non ha nulla da dimostrare. Non ho parole a sufficienza per elogiare quello che sta facendo per noi".
Sullo stesso tenore delle parole di Gazidis il pensiero di Davide Calabria: "Sin dai primi giorni in cui è arrivato - spiega il difensore a Sky Sport - ci ha trasmesso la voglia di vincere e di lavorare duro, sempre. È tornato per rimettersi in gioco e probabilmente ci ha fatto capire cosa vuol dire indossare la maglia del Milan".
"Ride, ti punzecchia - continua Calabria - ma soprattutto ti fa capire quando è il momento di scherzare e quando non si può. Fin dalle prime partitelle fatte insieme abbiamo capito che non potevamo mollare nemmeno un centimetro. Uno 'fisico' come lui in squadra non ce l'abbiamo, al quale puoi appoggiarti in un momento di difficoltà o in grado di attirare così tanto l'attenzione della difesa e permettere l'inserimento dei compagni in area. Per noi è un giocatore fondamentale".
Ibra si è concesso di recente all'Uefa per un'intervista a 360 gradi: "Ho 39 anni e per quello che ho già fatto in carriera, non avrei motivo di continuare a fare questo lavoro. Ma ho la stessa passione di sempre, non mi sento mai soddisfatto e voglio sempre di più. Quando un giocatore supera i 30 anni, inizia la sua parabola discendente e infine si ritira. Invece io a 30 anni ho iniziato a migliorare".
"Ho sentito di atleti americani - confessa al sito ufficiale dell'Uefa - che hanno speso più di un milione di dollari per mantenere il proprio corpo in forma. Io ho 39 anni e sto molto bene. Gioco ai massimi livelli. Spendo zero per mantenermi in forma. Il segreto non è quanto si spende, il segreto sta nella testa, quanto lo vuoi, quanto sei disposto a sacrificare. Questo è il segreto: la mentalità. E la mentalità non ha prezzo".
A questo proposito, nel corso della chiacchierata con Massimo Ambrosini per Sky Sport, Zlatan aveva usato l’esempio di “The Last Dance” per spiegare la propria mentalità: “Non sono Michael Jordan, ma come lui faccio di tutto per vincere. Perché a questo livello, o mangi o ti mangiano. E io ho scelto di mangiare”.
Ibra, conversazione con Massimo Ambrosini: il testo integrale
Un passaggio della conversazione con Ambrosini ci riporta al discorso iniziale: "Io ho i miei obiettivi - raccontava Ibra - ma la squadra come collettivo deve provare a fare meglio dell'anno passato. Non dobbiamo dire: "Arriviamo là". Pensiamo una partita alla volta, perché è un gruppo molto giovane. E poi i miei compagni non hanno ancora avuto un feeling con la vittoria. Per questo secondo me non dobbiamo avere un obiettivo scritto in testa".
Lo svedese ha rivelato a Ambrosini come è andata nel rinnovo con il Milan: "La famiglia è la cosa più importante. Loro vivono in Svezia e io sono qui da solo. Mi ero detto: per sei mesi va bene, ma un altro anno così no. Allora ho detto a Pioli di no. Lui: “Ok ti rispetto, va bene”. Il giorno dopo mi ha richiamato, e ha continuato: "Ieri è stato troppo facile, ti ho lasciato andare troppo facilmente. Se tu non rimani, qui sarà un’altra cosa. Poi è passato il il tempo. Sono andato in in vacanza...".
E ha cambiato idea, per la felicità dei tifosi rossoneri e per tutti gli appasionati di calcio: "Non volevo avere rimpianti, del tipo: 'dovevo continuare'. Il feeling con il gruppo è cresciuto, allora ho chiamato Mino e gli ho detto: 'Chiudi tutto, parlo con la famiglia e si va avanti'. Però alla fine del primo campionato avevo pensato di non continuare...".
Nell'intervista all'Uefa è tornato anche sul suo alter ego: "Chi invecchia meglio? Io, perché ne sono la prova vivente. Quella è solo una storia inventata. Io sto creando un film reale con la mia vita, mentre Benjamin Button è stato creato soltanto per il cinema".
Poi una battuta: "Chi vincerebbe a braccio di ferro tra me e King Kong? Io. Lo distruggerei, al 100%".
Chiudendo con una delle sue massime: "Si può domare un leone, ma non si può domare Zlatan. Zlatan è un animale diverso". Il re dell'obiettivo...
