Pepito Rossi: "Sono stato a un passo dal Barcellona di Guardiola e dalla Juve di Conte"

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L'ex attaccante di Fiorentina e Villarreal sui rimpianti di mercato: "Dopo Messi e Cristiano Ronaldo in Spagna c’ero io. Mi chiamò il Barcellona, era già tutto fatto: il contratto era stabilito. Mancava soltanto l’accordo tra le società sul pagamento ma non lo trovarono. Quando arrivò Conte alla Juventus ero vicinissimo, la trattativa ci fu. Il Villarreal però aveva venduto Santi Cazorla e non se la sentì di cedermi"

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Ricordi, qualche rimpianto e voglia di guardare al futuro con fiducia. Dallo Utah Pepito Rossi si è raccontato a Cronache di Spogliatoio, svelando anche degli aneddoti di calciomercato che l'hanno riguardato in prima persona. E che lo hanno portato a un passo dal Barcellona di Pep Guardiola e dalla Juventus: "La stagione 2010/2011 con il Villarreal fu straordinaria: dopo Messi e Cristiano Ronaldo, in Spagna c’ero io - ricorda l'attaccante classe 1987 - mi chiamò il Barcellona, era già tutto fatto: il contratto era stabilito. Mancava soltanto l’accordo tra le società sul pagamento: il Villarreal voleva una parte fissa maggiore rispetto al bonus, il Barcellona al contrario. Appena il Barcellona lo seppe, cambiò obiettivi e non andai lì". Film simile un anno dopo, con la Juve dall'altra parte: "Quando arrivò Conte alla Juventus ero vicinissimo, la trattativa ci fu. Avevamo venduto Santi Cazorla e la dirigenza mi disse: 'Giuseppe, abbiamo già ceduto lui e non possiamo lasciare andare via anche te'. Il Villarreal mi aveva capito e io avevo fatto di tutto".

"Uno shock l'incontro con Giggs. CR7 voleva essere il numero uno"

Ora Rossi è tornato in campo con il Real Salt Lake, club della MLS, dopo 18 mesi da svincolato. "In questo anno senza squadra ho fatto sacrifici, mi sono allenato, ho cercato di sentirmi calciatore: sapevo che alla fine sarei arrivato. Non avevo dubbi, sapevo che avrei trovato squadra. L'emergenza sanitaria? Ogni minuto del giorno è una sfida per controllare i pensieri negativi". E ci si affida anche ai bei ricordi, come quelli legati all'arrivo al Manchester United a 17 anni: "Appena entrato, la prima persona che incontrai fu Ryan Giggs. Stiamo parlando di un calciatore che amava anche mio padre. Fu uno shock vederlo alla reception che ci salutava. Ronaldo? Cristiano aveva sempre voglia di migliorarsi. Voleva costantemente essere il migliore: si comportava per essere tale, in campo e fuori. In palestra, in ogni sfida, voleva sempre essere il numero uno". Forte è il legame con Piqué: "Gerard è arrivato il giorno dopo di me allo United, siamo cresciuti insieme a Manchester trascorrendo tanto tempo insieme tra cene, uscite e partite con le riserve".

"Fiorentina, che ricordo il 4-2 alla Juve"

In Serie A l'esperienza più duratura di Pepito è stata quella alla Fiorentina, con 42 partite e 19 reti tra gennaio 2013 e gennaio 2016: Avevamo grandi giocatori- il suo pensiero - nella stagione 2013/2014: Mario Gomez, Pizarro, Borja Valero, Gonzalo Rodriguez, Cuadrado, Savic, Joaquin, Aquilani. Dovevamo dimostrarlo in campo: a dicembre eravamo secondi, eravamo lì. Tra di noi non parlavamo di scudetto, ma se fossimo stati tutti sani, se io non mi fossi infortunato e Mario fosse tornato dall’infortunio, potevamo dire la nostra durante quel campionato". Un ricordo intenso è rappresentato dalla vittoria in rimonta al Franchi contro la Juventus del 20 ottobre 2013: "La sensazione di quella partita non posso dimenticarla - ammette Rossi - tutti parlavamo della rivalità con la Juventus: la percepivo, ma non la comprendevo. Montella ci disse due parole all’intervallo, davvero due. Metabolizzammo che dovevamo sputare sangue. Uscimmo dagli spogliatoi con la voglia di cercare il primo gol: rigore. Da lì non ricordo niente. Ero in un momento di estasi. Dopo il mio secondo arrivò il terzo, di Joaquin. Mi vengono i brividi quando riguardo i video".