Il super scambio tra i due fantasisti di Arsenal e United ricorda alcuni grandi incroci del passato, sempre più rari: da quello celebre che portò Ibrahimovic al Barça in cambio di Eto'o (e molti soldi) a quelli meno noti, come Matic per David Luiz. E vi ricordate la contropartita per Vieri all'Inter?
In soli 22 giorni di mercato il 2018 ci ha già regalato lo scambio dell'anno. Un affare da fantacalcio, da baratto di “figu”, come Alexis Sanchez al Manchester United per Henrik Mkhitaryan all'Arsenal (o il contrario, se la pensate come Raiola) non lo rivedremo tanto facilmente. Gli scambi a questo livello, tra top club che si scambiano top player, sono rari come pepite d'oro. Eccitano l'immaginazione ma alla fine non si avverano quasi mai. Perché muovere un giocatore che vale 70 milioni di euro (quanto il cileno secondo Transfermarkt, questione contratto esclusa) prevede già una trattativa difficile, e provare a inserire una “contropartita” da 35 milioni come l'armeno può finire per complicare ulteriormente le cose. Questi scambi nel calcio di vertice non esistono, dicevamo. E invece stavolta è successo davvero: il fantamercato è diventato realtà. Raro, affascinante e clamoroso. Ma non unico: vi dice qualcosa la formula “Ibra per Eto'o”?
Eto'o + 46 milioni per Zlatan
A ripensarci oggi, ma un po' si era capito anche allora, nell'estate 2009 l'Inter ebbe una grande idea. Moratti accettò di privarsi di Ibrahimovic, l'uomo-scudetto dell'era Mancini, ma in cambio prese un altro dei più forti attaccanti al mondo, uno che mangiava pane e Champions League. Per di più, al momento delle strette di mano con Laporta, il presidente interista si era fatto staccare un assegno da 46 milioni di euro di “conguaglio”. Samuel Eto'o – ripetiamo: Samuel Eto'o – a 28 anni era stato valutato 20 milioni, in un affare da 66 complessivi: quanto varrebbe oggi uno come lui? Meglio non chiederselo.
Quaresma + 21 milioni per Deco
Tornando ai giorni nostri i protagonisti di queste trattative da Football Manager non sono cambiati: Mino Raiola e José Mourinho, oggi come ieri. Cinque anni prima, estate 2004, il vate di Setubal lasciava il Porto da campione d'Europa e si presentava al Chelsea definendosi davanti alla stampa inglese “lo Special One”. Intanto uno dei suoi ex pupilli prendeva un volo verso Barcellona in un altro super scambio orchestrato dal loro comune agente, Jorge Mendes: l'elegantissimo Deco, che avrebbe dipinto calcio insieme a Ronaldinho, fu pagato dai blaugrana 21 milioni di euro più il cartellino del 21enne Ricardo Quaresma, mai esploso in Catalogna e pronto per affermarsi in patria come “il Trivela”.
Quanto Chelsea: Matic per David Luiz, Cole per Gallas
Sempre in Portogallo ma a Lisbona, nel gennaio 2010, il Chelsea spedì uno dei suoi gioielli pur di ottenere quel che voleva: dal Benfica arrivava un difensore capellone, il brasiliano David Luiz, in cambio di 25 milioni di euro più un ragazzo che stava facendo bene nel suo prestito al Vitesse, il serbo Nemanja Matic. Ma che si trattasse di uno scambio tra due grandi giocatori, gli inglesi lo capirono solo tre anni dopo: quando per riportare Matic a Londra sborsarono altri 25 milioni. Stavolta senza scambi. Era già il Chelsea 2.0, trasformato da Abramovich in una potenza europea. All'origine di questa mutazione genetica, milioni di rubli investiti su nuovi giocatori e uno scambio di cui in Inghilterra si parla ancora: Ashley Cole, forse già all'epoca il miglior terzino sinistro della Premier, passò dall'Arsenal all'altra parte del Tamigi in cambio di 5 milioni di sterline più William Gallas, che alla corte di Wenger trovò la sua consacrazione ma, tanto per cambiare, neanche un trofeo.
Coco per Seedorf e la leggenda di Pirlo e Guly
E dalle nostre parti, di scambi di questa portata, se ne ricordano? Sì, anche quelli che non ci furono: come l'affare “Pirlo al Milan per Guglieminpietro all'Inter” diventato una leggenda metropolitana, ma che in realtà non fu uno scambio (c'erano di mezzo 35 miliardi – almeno a bilancio –, Brocchi e il dimenticabile Brncic). Certo, i nerazzurri l'estate dopo (2002) diedero davvero il due volte campione d'Europa Clarence Seedorf ai cugini in cambio di Francesco Coco; ma il terzino, va detto, all'epoca era ancora un bel giocatore, chiedere al Camp Nou per conferme. L'illusione in casa Inter però durò pochi mesi. Sempre più dell'abbaglio che presero con Fabian Carini, il portiere arrivato dalla Juve in uno scambio alla pari (!) con Fabio Cannavaro: l'uruguaiano giocò 4 partite in nerazzurro e tornò in Sudamerica, l'italiano due anni dopo vinse il Mondiale e il Pallone d'Oro.
Dagli anni 90 agli scambi tra flop
Molti non lo ricorderanno, ma anche “mister 90 miliardi” Bobo Vieri fu acquistato dall'Inter cedendo una contropartita alla Lazio. E mica uno qualsiasi: Diego Simeone, valutato 21 miliardi, “sacrificato – raccontò Oriali anni dopo – perché Cragnotti chiedeva troppo”. E spendeva di più: nel 2000 portò alla Lazio Hernanan Crespo, un affare da 110 miliardi, di cui 35 in cash e il resto in “capitale umano”, cioè la coppia Almeyda-Conceiçao. Era il calcio degli anni Novanta, dove i gemelli del gol a Genova erano quelli originali, prima di Cassano e Pazzini. Due che dopo aver fatto insieme le fortune della Samp furono scambiati tra di loro dalle due squadre di Milano, insieme a 7 milioni in favore dell'Inter: sembrava il colpo dell'estate 2012, non fu un grande affare per nessuno. Due anni dopo Milan e Atletico Madrid provarono a rivalutare due investimenti falliti con un prestito incrociato: Galliani spedì in Spagna il flop Fernando Torres, prendendo in permuta Alessio Cerci, talento smarrito sulla panchina di Simeone. Ma questa, rispetto a “Sanchez per Miki”, è davvero tutta un'altra storia.