Le pagelle del Tour de France: Tadej Pogacar da 10 e lode
Cala il sipario sul Tour de France 2024 con il trionfo di Tadej Pogacar. Tanti i protagonisti di questa Grande Boucle: molte le certezze, alcune sorprese e qualche delusione. Le pagelle e i giudizi su un'edizione che passerà alla storia per le imprese della maglia gialla slovena. A cura di Alberto Pontara
L'ALBO D'ORO DEL TOUR - TADEJ IL FENOMENO: STORIA E CURIOSITA' - LE FOTO DELLA PREMIAZIONE
- Pogi, Poga-show, Poga-Star, Poga-Shark,Cannibale, Piccolo Principe, Re Sole, Super Saiyan: l’unica corsa ancora non decisa è quella sul soprannome. Partiamo dalle certezze: uno così non si vedeva da 50 anni. La doppietta Giro-Tour entra nella storia, le sue vittorie entusiasmano i grandi e i più piccoli vogliono anche loro un casco per far spuntare i ciuffi. Questo Tour lo ha dominato dando spettacolo ed estasi. E si fa strada sempre più insistente quella vocina che ci dice: è il più forte di sempre. GIOIA E RIVOLUZIONE
- 4 aprile: caduta paurosa nei Paesi Baschi. Fratture, pneumotorace, giorni in ospedale e poche news. Tutti a domandarsi: tornerà quello di prima? Altroché il Tour. Invece Vingegaard torna e per un attimo fa paura a Pogacar. Poi deve abdicare ma con onore, vincendo una tappa battendo la maglia gialla. Il pianto tra le braccia della moglie è una delle immagini di questo Tour. “Chi ha vinto è là che vomita il suo vino, e quel che conta in fondo è l’intestino” cantava il poeta. E Jonas ha dimostrato di avere fegato, stomaco e cuore. VICHINGEGAARD
- Era bravo a calcio, fa parte a pieno titolo della generazione di fenomeni del ciclismo contemporaneo. Al suo primo Tour è stato a metà tra i due marziani e gli umani. Intanto si gode la maglia bianca e il terzo gradino del podio. Ha imparato tanto e sa su cosa dover lavorare, ma state sicuri che Remco tornerà al Giro o al Tour e tornerà per vincere. A cronometro (quelle per specialisti puri) invece è lui a dare lezioni. E occhio a Parigi… CAPITAN FUTURO
- Che voto vuoi dare a Cannonball se non il massimo? Riguardatevi la prima tappa, in cui ha rischiato il ritiro. Soffocato dal caldo, mentre vomita in discesa, abbiamo pensato che per lui fosse finita lì. Invece la sua squadra lo ha portato al traguardo e lui li ha ampiamente ripagati vincendo: 3 luglio, Saint-Vulbas, Mark torna “Manx Missile” e conquista la 35^ vittoria al Tour superando un certo Eddy Merckx per successi di tappa alla Grande Boucle. Cavendish meritava un finale di carriera così, per simpatia forza sorriso e longevità. HIGHLANDER
- Ad Asmara hanno festeggiato le sue vittorie con caroselli stile calcistico. E’ un eroe per il popolo eritreo ed esempio per tanti giovani africani che piano piano si affacciano al mondo del ciclismo. A Nizza festeggia la conquista della classifica a punti, maglia verde vinta a suon di sprint e vittorie. Con il brivido della caduta nella 16^ tappa e il sospiro di sollievo, niente di grave. VERDE CERTEZZA
- Dal campione iridato forse ci si aspettava di più in una corsa così prestigiosa. Allora mettiamola così: probabilmente è stato un allenamento di lusso in vista di Olimpiadi e Mondiali. Il lampo della sua classe si è però visto quando ha fatto da treno (ma di quelli ipersonici) in volata per le vittorie di tappa del suo compagno Philipsen (voto 8,5). Ha fatto il gregario e questo è quello che fanno a volte i veri campioni. Lo aspettiamo a Parigi dove vorrà prendersi il suo scettro. NA-POEL-EON
- “Paperino atomico” in questo Tour non c’è stato proprio. Qualche piazzamento da eterno secondo e pochi lampi in favore del capitano Vingegaard. Fuori condizione e anche lui pesantemente condizionato da cadute e infortuni a inizio stagione. Eppure sempre osannato perché resta una di quelle facce che fanno bene al ciclismo, e fa bene anche il suo essere papà in corsa con il figlioletto che compie scorribande sul podio. Aspettiamo il suo ritorno, perché senza Ettore non c’è Achille (van der Poel). PALLOTTOLA SPUNTATA
- A 31 anni indossa per la prima volta la maglia gialla, conquista per la prima volta una tappa al Tour de France, e arriva a Nizza indossando la maglia a pois degli scalatori e vince anche il premio del più combattivo. Sempre in mezzo alle fughe, lui o i suoi compagni della EF che vanno ringraziati per la combattività. Ha vissuto questo Tour sapendo che era probabilmente una delle sue ultime occasioni e ha ottenuto tutto quello che umanamente poteva sognare. LOCOMOTORA
- Partito come quarto moschettiere insieme a Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel, il capitano della Red Bull era rimasto sempre lì, al quarto posto, ma senza dare l’impressione di poter fare qualcosa di clamoroso. Poi la caduta nella 12^ tappa e il ritiro. Il Tour sa essere “carogna” quando ci si mette e Primoz ne sa qualcosa, non è la prima volta che è costretto ad abbandonare la Grande Boucle. DISARCIONATO
- Con quelli di un altro pianeta non ci si può confrontare. E allora scopriamo che nella classifica degli “umani” in questo Tour c’è pure un po’ di azzurro. Quello di Giulio Ciccone, che dopo la maglia a pois dello scorso anno conquista un posto nella classifica generale appena dietro la top 10 svanita all'ultimo: chiude 11°. Un Tour corso con intelligenza e costanza. Purtroppo spazio per vittorie di tappa in salita non c’è stato proprio. E continua il lungo digiuno azzurro alla Grande Boucle, oltre 100 tappe. Ma di più cosa poteva fare? BRAVO GIULIO
- Una corsa come il Tour non si può vincere senza squadra, anche se sei il più forte di tutti. E una corsa come il Tour non la puoi tenere nemmeno in piedi senza un team. UAE ha tre uomini in top 10, Visma 2 come la Soudal-Quick-Step. Allora citiamoli questi super gregari: Adam Yates e Almeida (UAE), Jorgenson (VISMA), Landa (Soudal). Se parliamo dei vari record di ascesa, non possiamo non considerare che sono stati resi possibili anche dai ritmi forsennati dei gregari. SCUDIERI
- Nemmeno quest’anno un francese è tornato a vincere il Tour, ma il pubblico della Grande Boucle ci ha fatto il callo. Se in Italia ci si lamenta per l’assenza di un papabile vincitore nei grandi giri, Oltralpe mancano un ottimo scalatore (Ciccone), un velocista (Milan) e uno specialista della crono (Ganna). Eppure sono arrivate tre tappe con Vauquelin, Turgis, Bardet con quest’ultimo anche un giorno in giallo. Certo, due vittorie le ha viste il pubblico italiano, ma la generosità di aver concesso il prologo andava ricambiata in qualche modo. CUGINI
- La multa di 200 franchi a Ballerini per essersi fermato a vedere il maxischermo (mentre Buitrago "graziato" per il "bidon collé"...). Poi quella di uguale cifra a Bernard per lo stop durante la crono per salutare i tifosi e baciare moglie e figlio. "Danneggiata l'immagine del ciclismo": davvero si stenta a capire, il ciclismo è anche popolo, vive di scene come queste. La risposta migliore l'ha data lo stesso Bernard: "Pagherei di nuovo per vivere momenti come questo". FISCALI