LA FOTOGALLERY. Secondo alcune indiscrezioni nel 2016 la vettura della casa di Maranello che sarà presentata il 19 febbraio cambierà "pelle" con ampi inserti chiari abbinati al tradizionale rosso. Una rottura netta rispetto alla scorsa stagione ma non una novità assoluta nella storia del Cavallino, ecco i precedenti
Sempre in rosso, ma con qualche variazione. La storia della Ferrari è legata a quel colore, scelto inizialmente dalla Federazione internazionale per tutte le vetture italiane e poi rimasto come segno distintivo del Cavallino. E la scuderia di Maranello qualche volta ci ha abbinato il bianco, come (forse) nel 2016 e non solo... -
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Nel 2016, secondo alcune voci, la livrea del nuovo modello della Ferrari, provvisoriamente chiamato 667, avrà accanto al tradizionale rosso, il bianco, quasi assente negli ultimi modelli e che nella vettura per il prossimo Mondiale invece dovrebbe dominare l'abitacolo -
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Una presenza significativa del bianco che porta alla mente dei ferraristi la 312 T, firmata da Mauro Forghieri nel 1975. Con quella macchina Niki Lauda e Clay Regazzoni vinsero il titolo costruttori con l'austriaco campione del mondo piloti -
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Un "vestito" biancorosso che la casa di Maranello mantenne con la 312 T2 che fece il suo esordio nel maggio 1976, nel GP di Spagna sul circuito del Jarama -
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Una monoposto in cui il bianco era predominante intorno all'abitacolo e sulla quale nel suo primo campionato di attività, quello del 1976, la coppia Lauda-Regazzoni conquistò un altro mondiale costruttori, collezionando tre vittorie e un totale di otto podi -
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La 312 T2 che gareggiò anche nel Mondiale 1977 (vinto ancora come costruttore dalla Ferrari e da Lauda come pilota) è anche la vettura, a cui è legato uno degli episodi più drammatici della storia della Rossa, l'incidente del fuoriclasse austriaco al Nürburgring nell'agosto 1976 -
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Un modello, il 312 T2, che dopo tre gare del campionato 1978, fu sostituito dalla 312 T3. Che aveva come carattere distintivo un musetto più lungo e un alettone allargato ma soprattutto dal punto di vista cromatico tanto bianco, intorno all'abitacolo, sul muso e lungo le fiancate -
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Una macchina che fu guidata dall'argentino Carlos Reutemann ma soprattutto da un mito per i tifosi della Rossa, Gilles Villeneuve. Nel 1978 il canadese, ancora con il numero 12 sul musetto bianco, colse su quella vettura la prima vittoria in carriera nel GP di casa, in un tracciato che ora porta il suo nome -
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Dopo quella monoposto, a partire dalla 312 T4, per più di dieci anni la Ferrari presentò vetture totalmente rosse o quasi. Per rivedere un po' di bianco bisognerà aspettare il 1993 e la F93A disegnata da John Barnard, ex direttore tecnico di McLaren e Benetton -
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La F93A presentava tanto bianco sugli alettoni e soprattutto nella zona dell'abitacolo in cui si sedettero l'austriaco Gerhard Berger e il francese Jean Alesi che sul musetto portava il 27 di Gilles Villeneuve -
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La vettura, con grandi problemi di affidabilità, non riuscì mai a tagliare per prima il traguardo, né a conquistare pole position. La Rossa (e bianca) di Maranello mise insieme comunque tre podi, due con Alesi e uno con il debuttante con il Cavallino Berger -
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Dopo il 1993, come era già accaduto dopo il 1979, il bianco scomparve o quasi dal design della livrea Ferrari. Fu riutilizzato nel 2010 nella F10, leggermente più pesante e chiamata a far dimenticare un brutto 2009 -
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Una maggiore presenza del bianco legato a ragioni di sponsor (con il nuovo partner Banco Santander) e che portò la Ferrari al terzo posto nella classifica costruttori e a un passo dal Mondiale piloti con Fernando Alonso, all'esordio a Maranello -
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Un posto speciale nella storia della Ferrari della F1 la occupa la F158. La monoposto corse per protesta le ultime due gare del 1964 negli Stati Uniti e in Messico senza il tradizionale rosso ma con il bianco che accompagnò il blu. E con i nuovi colori, quelli della scuderia "satellite" North American Racing Team, John Surtees vinse il suo unico titolo piloti -
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