In un momento difficile sono stati i team di Formula 1 a prendere posizione mettendo in ombra FIA e Formula 1. Un ritorno al passato che potrebbe essere la grande novità per affrontare un futuro che si preannuncia molto impegnativo
Se è vero che nei momenti più difficili emerge l’uomo di polso, parlando di Formula 1 l’emergenza Coronavirus ha portato alla luce una stanza dei bottoni del tutto inedita. Una settimana fa a Melbourne il ‘Circus’ è stato chiamato a dover prendere una decisione importante nel poco tempo rimasto a disposizione, dopo il ritiro comunicato dalla McLaren in seguito alla positività di un suo tecnico al test Covid-19. Mancavano poche ore a scendere in pista e si doveva decidere se andare a vanti o annullare l’evento.
Il tutto giovedì sera, anzi, tarda serata, con un meeting convocato d’urgenza in un Hotel nel centro di Melbourne. Con il presidente della FIA Jean Todt assente, e il boss di Liberty Media Chase Carey in volo da Hanoi, dove si era recato per discutere con gli organizzatori del Gran Premio del Vietnam, la patata bollente è rimasta nelle mani delle squadre. Non accadeva da tempo che i team di Formula 1 si ritrovassero al centro della scena, e alla fine (superando qualche divergenza iniziale) hanno partorito la loro decisione, l’unica possibile: tutti a casa. A FIA e Liberty non è rimasto che prendere atto della risoluzione.
La mattina seguente Carey è giunto nel paddock di Melbourne in tempo per la conferenza stampa, salvando almeno le apparenze. Ma per chi lavora in Formula 1, la notte di Melbourne ha segnato una svolta: “Ci hanno mandati qui in Australia senza certezze – ha commentato un importante esponente di un team commentato le scelte di FIA e Liberty – poi nel momento del bisogno mancavano entrambi. E non è stata una necessità improvvisa, si sapeva sarebbe stato un fine weekend a rischio. Forse le squadre hanno capito che se remano dalla stessa parte, hanno un potere importante, come a volte è stato in passato ma che da tempo non si vedeva più”.
Sarà un caso, ma una settimana dopo il meeting di Melbourne le squadre hanno preso un’altra decisione, di grande importanza per le strategie future della Formula 1. Gli sforzi profusi per la generazione di monoposto 2020 non saranno vanificati da un calendario che nella migliore delle ipotesi sarà ridotto. Al di là di quello che accadrà in questa stagione, il 31 dicembre le vetture attuali saranno ‘congelate’ e diventeranno le macchine con cui si disputerà il Mondiale 2021, lasciando liberi solo gli sviluppi aerodinamici. “Scelta saggia e direi anche obbligata – ha confermato un ingegnere britannico – l’abbiamo proposta e nessuno ha fiatato. Diamo ossigeno a tutte le squadre, visto che i prossimi mesi saranno duri sul fronte economico”.
Le squadre potranno risparmiare gli investimenti economici che si stanziano per la progettazione e la realizzazione di una nuova vettura, scelta provvidenziale poiché nei prossimi mesi le entrare finanziarie saranno molto inferiori a quelle programmate. Se poi il calendario 2020 sarà compresso con un notevole tour-de-force tra ottobre e dicembre, le squadre potranno affrontare l’impegno senza l’assillo di dover contemporaneamente completare la monoposto per la stagione successiva, anche questo un vantaggio quanto mai provvidenziale.
Per la seconda volta in otto giorni le squadre hanno indicato la via, ottenendo ottimi risultati. Che sia un segnale di un nuovo corso? A Melbourne sono stati i grandi gruppi (Ferrari, Renault, Honda, Mercedes) a prendere posizione, così come otto giorni dopo nella videoconferenza alla presenza di FIA e Liberty Media. Sta ai team decidere se remare insieme o affrontarsi in confronti interni, ma per il bene della Formula 1, la prima ipotesi sarebbe un toccasana in un periodo che non si preannuncia tra i più semplici da dover affrontare per tutto il movimento del motorsport.