Gli amori, la fede in Dio, le origini italiane, la natura filantropica, la passione calcistica per il Corinthians: a 30 anni dalla sua morte nel Gran Premio di San Marino entriamo nell'universo del campionissimo brasiliano, l'uomo oltre la pista
di Alfredo Corallo
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- "Non esiste curva dove non si possa sorpassare". Veniva soprannominato 'Magic' perché Ayrton Senna in pista era capace dell'impossibile. Ma non era soltanto un tricampeao: era anche un uomo devoto alla famiglia e a Dio, uno scanzonato playboy... adorato alla follia dalle donne. Amato da tutti in vita e ancora di più dal quel tragico 1° maggio del 1994, quando la sua Williams lo abbandonò inerme sulla curva del Tamburello del Gran Premio di San Marino, sul circuito di Imola, per consegnarlo all'eternità.
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PREDESTINATO
- Era venuto al mondo a São Paulo do Brasil nel primo giorno di primavera, il 21 marzo del 1960. In carriera vincerà 3 Mondiali (1988, 1990, 1991), tutti sulla McLaren. Esordì con la Toleman nel 1984 e si consacrò sulla Lotus, 'Signore' della pole position. Mitologiche le sue sfide con Alain Prost.
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- La Ferrari, insomma, sembrava scritta nel suo destino: ma il 'matrimonio' tra Ayrton e la Rossa non si celebrerà mai.
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- Ayrton era legatissimo ai suoi familiari. Il fratellino Leo, la sorella maggiore Viviane e il nipotino Bruno (che poi diventerà pilota), mamma Neyde e papà Milton, ricco proprietario di aziende agricole, che costruì il suo primo kart e non ne ostacolò mai l'ambizione di correre.
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- Il 1° maggio del 2019, nell'anniversario dei 25 anni dalla morte del figlio, dona Neyde ha tracciato un ricordo struggente del suo Ayrton in un'intervista rilasciata a Senna TV. "Era dolce. Curava i dettagli nei rapporti con le persone: prendeva un fiore e me lo portava, senza che nessuno gli dicesse di farlo. Era così tenero con le persone".
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- "Mi capiva e io lo capivo, senza bisogno di parlare troppo. C’era un grande legame tra di noi. È sempre stato un mio grande compagno, fin da quando era piccolo. Ripensarci mi mette addosso una nostalgia indescrivibile".
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- Nel carattere di Ayrton, oltre alla tenerezza, c’era spazio anche per la tenacia, come racconta la madre: "Era molto forte. Da piccolo era sempre indaffarato. Quando uscivamo insieme, dovevo tenergli entrambe le mani perché altrimenti rompeva tutto".
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- Uno degli aspetti di Senna che ha più ha stregato gli appassionati di Formula 1 era la sua voglia di andare oltre i limiti, la sua capacità di sognare a far sognare chi lo guardava in pista. "Tutto quello che ha fatto - racconta ancora la mamma - lo ha ottenuto con merito, con la voglia di fare, con la voglia di provarci. Ha combattuto duramente. Non c’era modo di fermarlo".
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- "Ayrton aveva bisogno di qualcosa in più. Cercava emozioni, voleva sentire qualcosa in quello che faceva. La vera sfida era con se stesso. Non con gli altri. Aveva proprio la necessità, ogni volta, di migliorarsi. Aveva bisogno di cercare sempre una nuova sfida, per capire se fosse in grado di superarla".
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- In un'epoca in cui il calcio brasiliano viveva una profonda crisi, Senna 'compensò' con tre trionfi Mondiali che lo elevarono a eroe di un popolo. Alla sua morte, il Paese dichiarò tre giorni di lutto nazionale e la Seleção vittoriosa ai rigori contro l'Italia nella finale di Usa '94 dedicò a lui la Coppa, mostrando con orgoglio quello storico striscione: "Abbiamo accelerato insieme, il quarto titolo è nostro!".
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- Il 20 aprile del 1994, dieci giorni prima della tragedia, Senna aveva dato il calcio d'inizio alla partita amichevole tra il Brasile e una selezione di giocatori di Paris Saint-Germain e Bordeaux. Dopo il match del Parco dei Principi, il pilota andò a cena con la squadra di Carlos Parreira. "Parlò con noi in gruppo e anche individualmente, dandoci consigli e spronandoci", ha ricordato Taffarel. "Ascoltarlo fu affascinante e ci aiutò a credere nell'impresa".
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- "Il miglior pilota che ho visto nella mia vita", scrisse Diego sulla sua pagina Facebook, insieme a una foto della sua visita alla tomba di Senna, accompagnato dal 'gemello' brasiliano ai tempi del Napoli, Antonio Careca. Con una rivelazione: "E pensare che se mia figlia Gianinna fosse stata un maschio, l'avrei chiamata Ayrton".
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- Quando si trattava di aiutare i più sfortunati, Senna era sempre in pole position, come in pista. Se rimaniamo nel calcio, erano frequenti le partecipazioni alle partite della Nazionale piloti, sempre a sfondo benefico: come nel 1992, all'Adriatico di Pescara contro una selezione di vecchie glorie della squadra biancazzurra (tra cui l'allora tecnico Giovanni Galeone).
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- Dal '94, la famiglia di Ayrton - in particolare la sorella Viviane e la nipote Bianca - si occupa della Fondazione che in questi 30 anni ha garantito un'istruzione a milioni di bambini, che Senna amava profondamente e aiutava - tenendolo nascosto - con grosse donazioni. Era stato fortunato, e parte di questa fortuna la distribuiva sfamando migliaia di bocche nei quartieri più poveri del suo Paese.
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- La nipote Bianca - CEO di Senna Brands - con Carlos Sainz, nel 2016, quando lo spagnolo guidava la Toro Rosso, sempre per un'iniziativa benefica.
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- Neyde e Viviane al Motor Show di Bologna per l'anteprima mondiale del film 'Una stella chiamata Ayrton Senna', che contiene anche l'epica gara sotto il diluvio di Donington, nel 1993. "L'amore per mio figlio - dichiarò la madre del pilota - si riversa interamente in questo lavoro che sto facendo nel suo ricordo".
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- Bruna Senna (l'altra sorella del sorella) nel 1996 sempre al Motorshow insieme a Lucio Dalla, che scrisse in quell'anno la commovente canzone dedicata al brasiliano: "Il mio nome è Ayrton, e faccio il pilota/E corro veloce per la mia strada/Anche se non è più la stessa strada/Anche se non è più la stessa cosa".
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- Nel 2005 un altro bolognese, Cesare Cremonini, citò il pilota in una strofa di Marmellata #25: "Ma, da quando Senna non corre più/Ah, da quando Baggio non gioca più/Oh no no, da quando mi hai lasciato pure tu/Non è più domenica". E pensare che il cantante era a Imola quel maledetto 1° maggio del 1994, con il padre e il fratello. E non passa concerto che l'ex frontman dei Lunanop non ricordi il campione brasiliano.
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- "La prima volta che ho fatto l'amore? Avevo 13 anni, a quell'età è difficile trovare una ragazza disponibile, le tue coetanee preferiscono i 18enni... Così mio cugino mi 'affidò' a una prostituta....". Difficilmente il pilota si lasciava andare a confessioni di questo genere, eppure quella volta a Playboy Brazil rivelò alcuni particolari davvero "insoliti" ("Sesso prima di una gara? Funziona, certo. Affronto la corsa più rilassato") e anche le sue disavventure sentimentali.
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- "Negli ultimi 12 anni ho affrontato diverse rotture dolorose - spiegò a Playboy - ma posso dire con sicurezza che in tutta la mia vita c'è stata solo un'occasione in cui ho avvertito il forte desiderio di costruire una famiglia, volere un figlio da qualcuna. Con Xuxa".
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- Erano giovanissimi, e Ayrton aveva in testa soltanto le macchine da corsa. Durò otto mesi, tanto che alcuni giornali scandalistici si spinsero a mettere in dubbio la virilità del pilota.
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- Come se non bastasse, qualche anno dopo il suo collega Nelson Piquet - famoso per le sue 'sparate' - rilasciò un'intervista al Journal do Brasil in cui dichiarò che a Senna, secondo lui, non piacevano le donne. "Fu una campagna incredibilmente distruttiva contro di me - ricorda Senna - non era in grado di battermi in pista e voleva rovinarmi su una questione personale. Ma non c'è riuscito".
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- "Tutti i nostri sogni sono morti con lui in quella maledetta domenica di maggio a Imola, ma rimarrà sempre nel mio cuore. Lui era energia, positività, la vita stessa".
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- Il sentimento più grande, tuttavia, Ayrton lo riservò per l'Eterno, come recita l'iscrizione sulla sua tomba, tratta dalla Lettera dell'apostolo Paolo ai Romani: "Nada pode me separar do amor de Deus", niente potrà separarlo dall'amore di Dio.