Per Petrucci la gara del Mugello rappresenta un "a capo", una nuova vita e carriera, che ha dedicato all'amico Dovizioso per avergli trasmesso tutti i suoi insegnamenti. Male la Yamaha che nel Gran Premio italiano perde definitivamente la possibilità di giocarsi il titolo
Petrux, il dolcissimo che va fortissimo
Danilo Petrucci al Mugello ha finalmente vissuto un sogno, rotto un incantesimo, compiuto una parte essenziale del suo cammino. Ha esaltato, divertito, commosso. Ha zittito i troppo critici e dato ragione a chi ha visto in lui le potenzialità del pilota vincente in MotoGP. Il Mugello 2019 per lui è un punto messo dopo anni di sacrifici, moto poco competitive, dubbi, scoramenti.
Il Mugello è anche un "a capo": da qui comincia un'altra vita, una seconda carriera. Costellata da maggiori successi e soddisfazioni, speriamo, ma pervasa dalla stessa dolcezza e simpatia, da quell'umiltà antica, naturale, da quella forza che alla fine ti fa tenere duro, alla faccia di tutto. Ora ci saranno più consapevolezza e autostima. Buon vento gigante-pilota, te lo meriti.
Petrux 2 – Danilo Petrucci papà
In quel commosso ragazzone sul podio del Mugello davanti a Marquez e Dovizioso c'è moltissimo di Danilone. Vengono da Terni, terra di passione, di Libero Liberati, l'ex autista delle Acciaierie diventato pilota e Campione del mondo della 500 nel 1957, terra di Paolo Pileri, campione 125 nel 1975 e di suo fratello Francesco, manager innovativo e di successo che fece correre moltissimi piloti (anche Capirossi), terra di Gianpiero Sacchi, appassionato regista di tante vittorie e avventure italiane nel motomondiale compreso il titolo di Rossi in 125 nel 97. Proprio con Sacchi e il team Ioda Danilo arriva al mondiale. I camion li guidava Danilone, da decenni sulle strade del mondiale. Insomma i Petrucci, gente umile, lavoratrice, appassionati che con amori e valori passati di padre in figlio sono finalmente arrivati lassù. E nel posto e nel modo più bello che potessero sognare.
Andrea il generoso
Dovizioso è sempre stato atipico, un pilota diverso. Meno "cattivo", più ragionatore, dedito alla vittoria, ma soltanto se ottenuta in modo limpido. Così ha preso con sé questo suo nuovo compagno in Ducati e lo ha adottato come fratello da corsa. Con lui da questo inverno ha passato moltissimo tempo. A Petrucci ha insegnato tutto ciò che poteva trasmettere. Lo ha aiutato tanto, tantissimo. Al punto dal sentirsi dedicare il successo di Petrux. Al punto di essersi arrabbiato per quel sorpasso estremo all'inizio dell'ultimo giro, al punto di aver pagato un prezzo - 4 punti in più di distacco da Marquez - per la sua generosità. Ma da pilota ha capito che il suo allievo e amico non poteva perdere un'occasione così. In fondo era quello che voleva insegnargli. Grande e generoso perché dopo due compagni di squadra difficili (eufemismo) come Iannone e Lorenzo adesso, che si trova benissimo con Petrucci, lo ha portato ad essere migliore. Stavolta di tutti.
Ducati c'è
C'era bisogno di un riscatto dopo le chiusure in difesa delle 4 gare precedenti. Al Mugello non si poteva sbagliare. Si doveva vincere e la vittoria è arrivata anche se Marquez ha battuto il Dovi, ha comunque vinto una Desmosedici. Ora sotto col lavoro e ruoli chiari e definiti: anche Barcellona è asfalto amico e l'obiettivo è recuperare su MM93.
Marc il tosto
Marc Marquez è uno tosto, lo sapevamo. In pista, soprattutto al Mugello, ha confermato le sue doti da fenomeno ottenendo il massimo senza correre troppi rischi. Poi è stato insolitamente duro anche nel dopo gara quando, parlando del suo compagno Lorenzo lo ha bastonato, stroncato: "La Honda ascolta chi vince e va forte e anche Nakagami e Crutchlow con questa moto fanno bene". Come sparare sul pianista.
Lorenzo chi?
Jorge Lorenzo quest'anno ha raccolto 19 punti in 6 gare, miglior risultato undicesimo. Marquez 3 primi, 2 secondi, una caduta e 119 punti. Vabbè, è arrivato in una struttura completamente nuova e diversa come metodo di lavoro, mentalità, organizzazione come la Honda HRC, ma anche la Ducati era un altro mondo rispetto alla Yamaha eppure qualcosina, tra mille difficoltà, l'aveva fatta vedere. Quest'anno Lorenzo, il 5 volte campione del mondo proprio non c'è. Lui ha le sue convinzioni ferree, legittime, ma qualcuno la Honda la guida. Magari un po' più di spirito di adattamento, no?
Ciao Yamaha
La gara disastrosa del Mugello ha sancito l'addio della Yamaha alle possibilità di giocarsi il titolo. Bene in prova, ma in gara Viñales è sesto dietro alla Honda clienti di Nakagami, Quartararo decimo. E poi Morbidelli e Rossi in terra. Moto mai competitiva davvero. Vive di sprazzi, ma quest'anno le differenze sono troppo sottili per poter sperare che bastino. Il week-end terribile di Rossi la dice lunga. Diciottesimo in prova, mai in rimonta in gara e poi la caduta all'Arrabbiata 2. Una sintesi tremendamente efficace delle difficoltà attuali di una moto che le prende quasi regolarmente anche dalla Suzuki. Occorre calma, una guida da ascoltare (credo Rossi) e ricominciare da capo in vista del 2020. Tutto quello che arriverà quest'anno va considerato grasso che cola, in attesa di ritornare ad essere davvero la Yamaha.
Suzuki su
Alex Rins ha avuto una vigilia difficile, ma poi in gara è stato efficace come sempre tranne che a Le Mans. Lui è buono, molto, ma la moto è davvero sorprendente. Meno veloce di Honda e Ducati, ma capace di fare la differenza in percorrenza e guidabilità. Ed è anche più rapida sul dritto delle Yamaha. Complimenti.
Fratelli da corsa
Alex Marquez e Luca Marini, primo e secondo nella Moto2, portano l'uno ulteriore gloria in famiglia, l'altro un raggio di sole consolatorio salendo su quel podio che sognava di raggiungere come quando ci vedeva Vale. In più Luca ha risolto i problemi tecnici che lo avevano limitato finora. Da qui in avanti ci sarà anche lui insieme a Marquez, Luthi e Baldassarri per prendersi l'eredità di Bagnaia.
Squalo di lago
Tony Arbolino è di Garbagnate Milanese. Il corso d'acqua più emozionante che ha vicino casa e il Canale Villoresi. Eppure sul casco ha disegnato uno squalo. L'anno scorso è andato a vivere a Lugano. Evidentemente lo squalo sul lago si è trovato meglio ed è arrivata la prima meritata vittoria. Ora, chissà cosa può combinare se si trasferisce al mare, non dico sull'oceano.
Gruppo di buoni
Tanti altri italiani sono stati bravissimi al Mugello. Dalla Porta, Antonelli, Foggia, Vietti, qualcuno sfortunato come Fenati e Migno, ma insomma il nostro futuro è rosa.