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Iannone, processo doping: negativo al test del capello. Le ultime news

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A Ginevra l’udienza del tribunale della Fim. Evidenze scientifiche alleggerirebbero la posizione del pilota. Ma serve altro tempo. Potrebbero servire diversi giorni per arrivare a una decisione

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Il caso doping di Iannone non si chiuderà prima che siano passati almeno altri cinque giorni. Se non dieci. Per ora dunque Iannone non puó guidare. Ma la sostanza è un’altra. L’udienza presso il tribunale  della Fim tenutasi oggi a Ginevra in presenza del pilota e del suo difensore, l’avvocato Antonio De Rensis, si è infatti conclusa con un pronunciamento di rinvio indotto dalla quantità di documenti scientifici (97 pagine) prodotti dal collegio difensivo del pilota e anche da una mossa a sorpresa che potrebbe alleggerire di molto la sua posizione. 

Allo studio iper-approfondito che è stato condotto dal professor Alberto Salomone, esperto dell’antidoping e  consulente  tecnico per la parte di Iannone, è allegato anche un’esame del capello del pilota risultato negativo non solo agli anabolizzanti, ma  anche a qualsiasi altra sostanza illecita

Il test è stato eseguito invitando Iannone a sottoporsi spontaneamente al prelievo del capello presso un centro riconosciuto dalla Wada. L’analisi del capello ha reso così possibile ricostruire la recente storia metabolica di Iannone,  risultato pulito non solo a novembre quando fu prelevato il campione di urina incriminato, ma anche due mesi prima,  fino a dove  cioè l’attendibilità del test consentiva di arrivare. Come è possibile dunque che l’esame dell’urina a breve termine e quello del capello a lungo termine (più veritiero e attendibile),  siano risultati contrastanti? Secondo la tesi e le perizie tecniche della difesa sarebbe proprio la discrepanza tra i due esiti a dimostrare l’inconsapevolezza di Iannone; positivo sì,  ma soggetto di un’assunzione modestissima, accidentale e involontaria tanto da risultare soltanto nell’urina, (dove data l’esiguità  rimane solo per poche ore) e non nel capello come accade in presenza di vere attività dopanti. La tesi rimane dunque quella della carne contaminata, ingerita in Malesia nelle ore immediatamente precedenti a quelle del Gp.

L’accusa incaricata dalla Fim avrebbe invece incalzato il pilota su evidenze meno scientifiche limitandosi a mostrargli fotografie di lui a torso nudo e tutto muscoli per fotografie pubblicitarie come ipotesi di assunzione di anabolizzanti più per ragioni estetiche che per ragioni sportive. Un confronto, quello tra accusa e difesa, rivelatosi sporporzionato nelle prove prodotte tanto da indurre i giudici della Fim a concedere all’accusa cinque giorni per studiare il nuovo faldone, a cui potrebbero seguirne altri dieci da concedere alla difesa per ulteriori deduzioni, prima di una sentenza che dica finalmente qualcosa sul futuro di Iannone.