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C'era una volta l'america(no): Ben Spies

MotoGp

Paolo Beltramo

©Getty

Il titolo in Superbike al primo colpo, tanto talento ma anche tanta sfortuna, che insieme a qualche incomprensione di troppo tra il mondo delle corse e la madre (figura quasi assillante) gli ha impedito di confermarsi al vertice in MotoGP: ecco il ritratto di Ben Spies

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Prima di tornare ancora ai grandissimi americani della moto, parliamo di due piloti che hanno sfiorato la grandezza in MotoGP pur avendola raggiunta in Superbike. Il primo dei due è Ben Spies, nato l'11 luglio 1984 a Memphis, in Tennessee. Inizia con moto 125 in Texas, poi dal 2000 si mette in luce nell'AMA Supersport, poi in Superstock e nel 2003 arriva nel Team Yoshimura Suzuki (che proprio quest'anno, nel 2020, dopo 40 stagioni consecutive di partecipazione alle gare, lascia ed è un grande peccato anche perché ha una figlia bellissima che lo ha sempre seguito e sostenuto). Nel 2006 vince il titolo AMA SBK cavanti a Mat Mladin, un australiano che a vincere è abituato avendo portato a casa 6 dei 7 precedenti campionati…Vince anche nel '07 (sempre davanti a Mladin) e nel 2008 oltre a continuare a conquistare il titolo americano, partecipa a 3 gare della MotoGP in sella alla Suzuki Rizla, quella azzurra che guida anche Loris Capirossi. Corre a Donington e nei due appuntamenti americani di Laguna e Indianapolis, come miglior piazzamento colleziona un sesto posto.

17 giugno 2006, prima gara dell'AMA: testa a testa al Miller Motorsports Park tra Spies (con il n.11) e Bostrom (con il n.155) - ©Getty

Mondiale SBK, il titolo al primo colpo

Nel 2009 corre il Mondiale SBK con la Yamaha YZR-R1 del team Yamaha Motor Italia e stravince il titolo al suo primo tentativo. Batte piloti esperti su circuiti che vede per la prima volta in vita sua e alla fine è lui il Campione del mondo. Stupefacente, considerando la qualità degli avversari. E così corre l'ultima gara di Valencia con la Yamaha (7°) e viene ingaggiato per l'edizione 2010 del Campionato. Corre con la Yamaha clienti del Team Tech 3 e ottiene due podi: 3° a Silverstone e 2° ad Indy. Molto bene.

2009, primo anno in Superbike: Spies sorprende subito vincendo il titolo con la Yamaha - ©Getty

Il ritorno in MotoGP

Nel 2011 passa alla Yamaha ufficiale per sostituire Rossi andato in Ducati, vince in Olanda una gara un po' fortunosa, ma fa secondo a Valencia e terzo a Barcellona e a Indy. Il 2012, sempre con la stessa squadra, è sfortunato. Si fa male in Malesia, gli capitano guai in continuazione e ottiene due quarti posti come migliori risultati. In quella stagione rompe un forcellone, un telaietto posteriore, un monoammortizzatore, il motore ad Indy, ha problemi con le gomme…

14 ottobre 2012, GP Giappone: incidente per Spies, fuori dai giochi in anticipo con la sua Yamaha - ©Getty

2013, l'anno del ritiro

Nel 2013 Rossi torna in Yamaha e lui passa sulla Ducati del Team Pramac come compagno di Andrea Iannone. Ma niente funziona più: salta i GP di Spagna, Francia, Italia, Catalogna, Olanda, Germania e Stati Uniti per i risentimenti della lussazione alla spalla destra dell'anno precedente. Poi è costretto a non disputare anche i GP di Indy, Brno e GB per una lussazione questa volta alla spalla sinistra, conseguenza di una caduta nelle prove di Indianapolis. A Misano viene comunicato che Spies non correrà più in quella stagione, poi in Giappone, il 26 ottobre 2013 viene annunciata la risoluzione del contratto biennale che legava il pilota e la Ducati, e Ben annuncia il ritiro dalle gare.

Lo speciale rapporto con la madre

Ben è un pilota atipico. Innanzitutto un americano che sposa un'italiana conosciuta alle corse non è la normalità, ma quello che lo ha sempre distinto è la continua, assoluta, presenza della madre Mary. Ben è stato molto desiderato ai tempi: i suoi avevano adottato una bambina che chiese un fratellino. Sembrava impossibile, invece nacque (con qualche piccolo problema dei bambini un po' prematuri) e venne chiamato Ben. La famiglia si separò e fu la mamma a crescere Ben aiutandolo economicamente al massimo delle non grandi possibilità. Una volta che Ben si trova bene con la fidanzata e vive a Como mamma e figlio si separano spesso, ma alle corse sono sempre insieme. Lui timido, di poche parole, chiuso. Lei esuberante, sorridente, diversa eppure così vicina, sempre. Almeno alle corse.

2010, circuito del Montmelò: Ben Spies ai box Yamaha con la madre Mary - ©Getty

Tanta sfortuna in MotoGP

Ben è sfortunato nella sua carriera in MotoGP. Tante rotture, tanti infortuni, probabilmente anche qualche incomprensione tra il mondo delle corse e questa mamma-manager sempre così presente, quasi assillante. Avrebbe voluto ricominciare nel 2018, con il National Enduro, ma pure lì un infortunio prima dell'inizio della stagione lo ha fermato. Possiede una squadra di ciclismo, "Elbowz Racing", amatoriale ma di ottimo livello, che porta il suo soprannome derivato dal suo stile un po' a ranocchia, braccia e gomiti larghi. Insomma, un pilota che non riesce ad ottenere quello che potrebbe, che un destino avverso ha preso di mira. Ora credo sia comunque felice a Dallas, dove ha molte attività e tanti amici in quel Texas che è diventata la sua terra.

Chi sarà il prossimo? Un altro texano, Colin Edwards, due volte Campione SBK e per molti anni in MotoGP, personaggio assoluto, anche se per certi versi discutibile. Alla prossima. 

Aragon, 2012: la coppia Edwards (a sinistra)-Spies - ©Getty