Superbike, il bilancio di Phillip Island: la redenzione di Lowes

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Edoardo Vercellesi

Edoardo Vercellesi

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Dalle sorprendenti prestazioni di Lowes alla conferma di Rea, dal debutto-monstre di Razgatlioglu al rammarico di Baz, dalle difficoltà Honda a quelle BMW, passando per Ducati: il punto della situazione sul weekend di Phillip Island del mondiale Superbike

Il round inaugurale del campionato Superbike 2020 ci ha regalato uno spettacolo che non vedevamo da tempo tra le derivate di serie. Tre gare di gruppo, fisiche, decise in volata: una dinamica indubbiamente favorita dalla necessità di salvaguardare la vita delle gomme e dalle caratteristiche del tracciato di Phillip Island, tecnico e divertente, ma che talvolta tende ad appiattire i valori in campo. La tappa australiana ha confermato l’innalzamento del livello medio di piloti e squadre intravisto nei test, nella speranza che ciò si confermi nel prossimo futuro. Tracciamo, intanto, il bilancio del primo appuntamento stagionale.

UP

  • Alex Lowes – Lo scorso anno è stato protagonista di una stagione altalenante, conclusa con un ottimo terzo posto in classifica, ma con l’allontanamento dal team Yamaha per fare posto all’arrembante Razgatlioglu. Nel ruolo di seconda guida Kawasaki, l’inglese doveva dimostrare di poter fare meglio di Haslam, ma probabilmente nessuno si sarebbe aspettato questo inizio col botto: secondo per sette millesimi in Gara 1, quarto per due decimi in Superpole Race, primo in Gara 2. Del pilota che fino al venerdì faticava a stare in top-10 nemmeno l’ombra; al contrario, Lowes ha sfoderato sorpassi clamorosi, è stato aggressivo e pulito, bravissimo nella gestione della gomma e probabilmente il pilota più a posto di tutti nelle fasi finali di gara. La leadership del campionato è sua.
  • Scott Redding – Tre per tre, tre alla terza, scegliete voi. Fatto sta che il debutto del campione BSB 2019 è di alto livello, concreto e costante, coronato da tre terzi posti che gli fruttano la seconda posizione nel mondiale a dodici punti da Lowes. Qualcuno si aspettava maggiore aggressività da parte sua, figlia forse di uno stereotipo, ma Redding ha saputo alternare manovre decise a momenti di gestione della gomma e delle fasi di gara. A detta sua gli manca un po’ di esperienza nel campionato, che chiaramente arriverà col tempo.
  • Toprak Razgatlioglu – Nemmeno il tempo di abituarsi a vedere il suo 54 sul cupolino della Yamaha R1 che il turco strappa la prima vittoria, la terza in carriera. L’affermazione australiana è la risposta definitiva al quesito sul suo status da top rider, almeno a livello di potenziale. Confermarsi è sempre complesso, ma il weekend di Toprak è solido e oltre al successo di Gara 1 gli regala il secondo posto in Superpole Race. Quanto a Gara 2, prima che finisse la benzina (!), Razgatlioglu stava lottando nuovamente per la vetta e questo è ciò che conta.

DOWN

  • Loris Baz – Un “up” travestito da “down”. Il francese del team Ten Kate è stato velocissimo per tutti i test invernali e per tutto il weekend di gara, mostrandosi sempre al livello degli ufficiali Razgatlioglu e Van Der Mark. Nonostante un passo da podio, però, Baz ha raccolto pochissimo: due settimi e un ottavo posto. Un errore nelle prime fasi di Gara 1 e l’uscita di pista conseguente al rallentamento di Razgatlioglu in Gara 2 gli hanno impedito di capitalizzare sul suo stato di forma, che attualmente è davvero da primo della classe.
  • Chaz Davies – Le aspettative intorno al gallese sono sempre elevate e le dichiarazioni entusiaste della preseason hanno contribuito ad alimentarle. Purtroppo, però, l’inizio di stagione di Chaz ha ricordato in maniera preoccupante quello del 2019, con un sedicesimo posto in Superpole e un quinto in Gara 2 come miglior risultato, ottenuto sia grazie al ritmo particolarmente blando della corsa, sia a un passo in avanti tecnico tra sabato e domenica, proprio come accadeva lo scorso anno. Nonostante il miglioramento nella seconda metà della passata stagione, al binomio Davies-Ducati manca ancora qualcosa per tornare a lottare per la vittoria.
  • BMW – Mentre la nuova Honda, pur con le sue difficoltà, è riuscita a portare a casa risultati dignitosi in gara, la Casa di Monaco deve fare i conti con un weekend deludente. La cinquantesima pole position di Sykes, con tanto di record della pista, è stato l’unico lampo della trasferta australiana, conclusa poi con delle corse mediocri. Il pilota inglese ha infatti subito un crollo verticale in entrambe le gare “lunghe”, non riuscendo a brillare nemmeno nella sprint. Anche Laverty è stato sostanzialmente evanescente, prima di dover dare forfait domenica a causa di una commozione cerebrale rimediata nel warm up. L’impressione è che, almeno a Phillip Island, BMW non sia riuscita a far fruttare lo sviluppo compiuto in inverno.