Marco Simoncelli, un sorriso che dura per sempre. Il ritratto del campione di MotoGP
MotoGP DaysTi vedeva, si fermava e ti abbracciava. Marco era così. Anzi, Marco è così: perché il Sic è ancora tra noi. Quando penso a lui penso sempre a qualcosa di buffo, divertente, originale, carino. Di ricordi ne ho tanti, molti li abbiamo regalati a tutti: sono le chiacchierate spontanee pre gara che potete rivedere oggi nello speciale 'La Regola di Marco'
Domenica 5 aprile giornata dedicata a Simoncelli su Sky Sport MotoGP (canale 208) per rivedere il meglio della sua carriera attraverso una programmazione inedita
Nove anni fa di questi tempi era in giro per circuiti a subire accuse, a dare sportellate, a cercare di imparare a vincere anche con la MotoGP. Poi il 23 ottobre si è fermato. Marco Simoncelli non c'è più, o meglio, c'è ma non fisicamente. Lui che aveva un modo così fisico, tattile di stare con la gente: era abbraccioso, dava pacche, tendeva la manona. Soprattutto ti abbracciava. Ecco lì, che non c'è più, lo si sente tanto, tantissimo, magari con un po' meno violenza col passare del tempo, ma con la stessa assolutezza e profondità, con la stessa disarmante certezza. Eppure spesso Marco per me c'è: nei discorsi quando lo ricordiamo, quando ce lo raccontiamo, quando immaginiamo come sarebbe stato il motociclismo se lui ci fosse stato, come sarebbe andata a finire con Marquez, se e quanto avrebbe vinto… Invece tutto finisce quel 23 ottobre del 2011 al secondo giro del Gran Premio della Malesia a Sepang, sul circuito che si chiama SIC, Sepang International Circuit, quello dove ha vinto il suo titolo con la Gilera 250, quello dove per la prima volta è stato il più veloce nella MotoGP nei test invernali. Quello dove Marco, almeno il pilota, si è fermato.
L'eredità del Sic
Però non possiamo dire che sia davvero finito, non del tutto. Perché il Sic c'è ancora nel cuore di tantissima gente ovunque nel mondo, perché il suo 58 lo vedi nelle bandiere che ancora sventolano sbiadite, negli adesivi magari un po' scoloriti, ma tenaci, attaccati a moto, auto, camion, camper, bici, valigie… Significa che qualcosa di importante, di bello, di buono, di vero ce l'ha lasciato. Nessuno è riuscito a scavare un vuoto tanto largo e profondo avendo vinto un solo titolo in 250. Vuol dire che non è stato soltanto, né soprattutto il pilota a mancarci. Ci mancano lui, i suoi valori, il suo carattere sincero, divertente, puro. La sua cattiveria in pista e la sua bontà nella vita. Ma ancora non basta a spiegare il fenomeno SIC.
Hanno fatto molto la famiglia, la Fondazione, la Squadra Corse in sua memoria voluta da babbo Paolo, gli amici, gli appassionati, i volontari, le feste, le celebrazioni, il Museo di Coriano e la fontana di luce che ogni domenica al tramonto per 58 secondi spara una fiammata verso l'orizzonte, laggiù verso il mare, così legato a quella collina romagnola, c'è il Circuito di Misano diventato "Marco Simoncelli", la strada che gli gira intorno pure lei dedicata a Marco, il monumento nella rotonda che attraversi per andare al circuito venendo dal basso, dalla costa, i libri che sono usciti su di lui, il nostro documentario "La regola di Marco" e tante altre piccole grandi cose come il Sic Day di Latina, la "spurtlèda" prima della gara di Misano, il "Buon Compleanno Sic" … Tutto ciò ha fatto molto, moltissimo. Ma non tutto. Non sarebbe bastato senza Marco.
Perché proprio lui?
E così mi chiedo perché lui, proprio lui. Me lo sono chiesto dal giorno del suo funerale, confesso in disaccordo con le certezze così assolute del rito che veniva celebrato, avevo dei dubbi, rabbia, dolore. Perché proprio lui?
Ho cercato una risposta. La più frequente che mi viene è che ci fosse, che c'è bisogno di esempi. Buoni esempi. C'è bisogno di capire cosa possiamo perdere in un attimo, di capire che è meglio cercare di raggiungere e vivere il proprio sogno in modo puro, onesto, sincero, dando tutto ed essendone consapevoli. Senza cattiverie, inganni, soprusi, ruberie. Forse serviva un esempio che ci mancasse nel suo colore per stimolarci a dipingere certe nostre ombre scure. Chissà…
Una cosa è certa, nonostante ci abbia lasciati a soli 24 anni, nel pieno della sua carriera, Marco Simoncelli era felice. Non ha sofferto, è scappato all'improvviso, di colpo, mentre era felice delle sua vita, in pace col mondo, pieno di amici, circondato d'amore, d'allegria, e soprattutto consapevole di tutto ciò. Consapevole di essere un privilegiato, una persona felice, uno che viveva appieno la sua vita in un mondo dove esistono miliardi di esseri umani che vivono, ma non sono vivi davvero perché soffrono di guerre, carestie, povertà…
La bellezza di far nascere i sorrisi dal dolore
Per questo voglio chiudere con il ricordo di Marco amico delle persone meno fortunate, sensibile con loro. E difatti la cosa fisicamente più importante che ci ha lasciato è la "Casa Marco Simoncelli" di Coriano. Costruita con le donazioni di chi voleva bene al Sic e gestita da suore che hanno dedicato la propria vita ad aiutare chi non ce la fa da solo. Ormai la casa è finita, il suo lavoro sta partendo e così in famiglia si sono detti: "Il grosso l'abbiamo fatto, anche la festa per il suo compleanno forse ha un po' esaurito il suo scopo". Vedremo, di persone da aiutare è pieno il mondo. E io spero che il suo ricordo continui a far sorridere gente che non lo fa mai. Che dal dolore e dal vuoto nascano sorrisi è la cosa più bella che si possa fare, Marco Simoncelli c'è riuscito. È perché eri così che ti volevamo bene, anche se allora sembrava tutto normale e semplice, naturale. Invece è stato speciale. Ciao Marco, un abbraccione…