Valentino Rossi e Marc Marquez: due capobranco sono troppi

Il duello
Paolo Beltramo

Paolo Beltramo

Ripercorriamo le tappe di una delle rivalità più feroci della MotoGP, che ha infiammato il Motomondiale dal 2013 in avanti: da una parte il ragazzino che diceva di essere un tifoso di Rossi (e che lo sta per raggiungere in Mondiali vinti), dall'altra parte una leggenda come Valentino dalla carriera inimitabile

Per chi segue le corse di moto da non molti anni la sfida più feroce tra due piloti è sicuramente quella tra Valentino Rossi e Marc Marquez. Ce ne sono state altre, ma è vero che questa è una delle più feroci, anche perché avvenuta in questi anni così tecnologicamente coperti da milioni di immagini. Pure una volta, insomma, c'erano scorrettezze, "bastardate", manovre o dichiarazioni forti, ma tutto spesso finiva in una bella birra media, con strette di mano o abbracci, oppure con una promessa di resa. Tutto finiva presto perché TV ce n'era poca, i giornali puntavano più sulla sostanza che sul "si dice". Non era ancora iniziata l’epoca del gossip, dei social media. In quei giorni intorno ai piloti c’erano anche molto meno persone della sua squadra personale. C’era un accompagnatore - di solito la moglie o la fidanzata - e non quella moltitudine di persone schierate per forza di oggi che chi può ha il proprio manager, il fisioterapista, il massaggiatore e l’addetto stampa personale e la fidanzata o il padre. Una volta, poi, spesso i pochi accompagnatori e gli amici che venivano a volte, erano pacifici e a loro volta amici tra di loro. Insomma, tutto giocava a mitigare le situazioni.

Dalla pista ai social

La sfida durissima tra Rossi e Marquez, invece, ha visto coinvolte una miriade di persone schierate per principio, appartenenza o paese di nascita, con una battaglia "sanguinosa" sui social. In realtà qui conta anche la differenza di età tra i due e il loro ruolo. Marquez è nato il 17 febbraio del 1993, Valentino nel 1996 correva già il suo primo Mondiale in 125 e otteneva la sua prima vittoria. MM93 probabilmente è cresciuto avendo come mito proprio Vale. Poi è toccata anche a lui l'emozione di esordire, nel 2008, in 125. In totale 12 anni di differenza: da una parte un ragazzino predestinato e sostenuto da sponsor importanti, dall'altra un campione quasi all'apice della sua carriera, una carriera inimitabile non soltanto per numeri e vittorie, ma anche per l'impronta personale che VR46 ha saputo dare al Motomondiale in generale e soprattutto ovunque. Il giallo allora era (ed è ancora) il colore prevalente in tutti i circuiti del mondo.

2013: il primo titolo di Marquez in MotoGP

Chiaro che il passaggio dall'ammirazione, alla percezione del peso e poi a quella voglia di battere proprio quello lì siano cresciute in Marquez costantemente e con sempre più forza e convinzione col passare del tempo. Nel 2013 lo spagnolo arriva in MotoGP con la Honda e vince immediatamente il titolo Mondiale. È ovvio che le relazioni tra i due gruppi poco alla volta diventino più tese. Ma ancora nel 2014 ci sono le strette di mano sul podio, i complimenti magari un po' forzati, ma pur sempre presenti.

La svolta nel 2015: tutto comincia in Argentina

Ma il 2015 è l’anno della svolta, della rottura, dell’odio. Rossi è competitivo, si gioca il titolo col suo compagno di squadra Jorge Lorenzo, punta a raggiungere quel decimo titolo che metterebbe un intero ciliegio candito sull’immensa torta della sua carriera. Il primo petardo esplode in Argentina dove al penultimo giro, mentre sono in lotta tra di loro, Marquez tocca Rossi e cade. Per 'sta volta Marc abbozza, anzi dice che Rossi è il suo riferimento e che da lui c'è sempre da imparare... Naturalmente Vale che era davanti si dice innocente. Insomma, anche se ancora poco palese, inizia la lotta tra il vecchio, ma ancora fortissimo maschio alfa e il giovane che vuole diventare il riferimento del branco.

Olanda 2015: tensione alle stelle

Le gare passano e si arriva ad Assen in Olanda. Ultimo giro, ultima chicane: Rossi è leggermente davanti, ma Marc entra duro e lo tocca. Vale alza la moto e taglia una parte della seconda curva e taglia per primo il traguardo. Questa volta non sono più petardi, ma granate, Rossi dice che con Marquez una carenata la prendi sempre, che lo ha colpito sul gomito a dimostrazione che era dietro e che per non tirare dritto nella sabbia avrebbe dovuto essere trasparente come le moto dei videogame. Marc risponde dicendo che l'ultima curva lui l'ha fatta, Vale no e che quindi il vincitore morale è lui. Insomma iniziano le parole decise, senza più diplomazia e forse è proprio quel giorno che Marc decide di provare a non far vincere il titolo a Rossi.

Phillip Island 2015

Da Assen si arriva a Phillip Island dove Lorenzo è davanti, poi arriva Marquez che passa Rossi dopo averlo disturbato e infine va a prendere Jorge e lo batte. Sembra tutto regolare, anzi con la vittoria il pilota Honda toglie 5 punti a quello Yamaha in lotta con Vale per il Mondiale. Ma a bocce ferme, nella serata dopo la gara e nei due giorni successivi Vale rimugina sul comportamento di Marquez e alla conferenza stampa della Malesia lo accusa di averlo rallentato per far allontanare Lorenzo e per far arrivare qualche altro pilota e difatti lo passa anche Iannone con la Ducati. Vale si dice deluso, preoccupato per le gare successive di quella domenica a Sepang e Valencia: "Voglio che si sappia che io so, lo subodoravo da tempo, ma i tempi di Phillip Island parlano chiaro. Lui vuole impedirmi di vincere, vuole sorpassarmi per vittorie e titoli. Era meglio Max Biaggi che almeno mi diceva le cose in faccia".

Malesia 2015, Rossi-Marquez

L'episodio mai chiarito

A mio modo di vedere quell'uscita del tutto inattesa di Rossi era un'inconsapevole dichiarazione di debolezza. Avrebbe dovuto chiedere un confronto segreto con Marquez davanti ai giudici di Dorna, dimostrare la sua teoria e se avesse avuto ragione, Marquez sarebbe stato da squalificare. O viceversa. Invece si è corso come niente fosse successo. Ed è scoppiata la bomba quando Lorenzo sta davanti, secondo dietro a Pedrosa e Rossi lo insegue quando arriva Marquez e duella con Rossi andando forte quando lo sorpassa, rallentando di un secondo quando è davanti. Gli impedisce chiaramente di cercare di andare a prendere Lorenzo. Alla fine, quasi da fermi i due si toccano, sembra che Vale dia un calcio alla moto di Marc, ma le immagini non lo chiariranno mai del tutto, lo spagnolo cade e, appunto, la bomba esplode.

I giudici chiamano i due che si incontrano e si percepisce il gelo, l'odio, l’inimicizia anche attraverso immagini tv. Rossi viene penalizzato e partirà dietro a Valencia, in dodicesima posizione. Il Mondiale non è più possibile, difatti Vale fa quarto, il massimo possibile, Lorenzo vince gara e titolo mentre Marquez conferma tutto lottando come un mastino arrabbiato col compagno Pedrosa convincendolo a forza a stare dietro senza attaccare Lorenzo. Rossi finisce la gara tra gli applausi, Lorenzo e Marquez tra i fischi, ma la realtà è che Jorge vince per 5 soli punti un titolo che Rossi avrebbe meritato. Si aggiunge anche il fatto che nel 2018 Marquez, in rimonta dopo una partenza caotica mentre supera Rossi lo butta fuori. La delegazione Honda che va al box Yamaha per scusarsi viene respinta. Ma sarebbero state scuse inutili e non avrebbero risolto nulla.

La fame di vittoria

I due non si sopportano proprio perché alla fine sono troppo simili, vogliono troppo la stessa cosa, ambiscono alle stesse sensazioni per restare amici. Ora è tutto più chiaro e il ragazzino che diceva di essere un tifoso di Rossi lo sta per raggiungere in mondiali vinti. L'altro invecchia, lui cresce. Però, con tutto il rispetto e l'ammirazione per Marc Marquez, quegli atteggiamenti puerili e cattivi, sembrano figli di un'educazione sportiva carente (ha fatto cose non condivisibili anche in 125 e Moto2) e da una quasi certezza di impunità. Anche Vale ai suoi tempi forse a qualcuno stava molto antipatico, ma non si è mai giunti a questi livelli di antagonismo feroce. Forse Vittoria, quella fantastica e ammaliante dea che premia chi vince, a volte ha fin troppo fascino e fa sì che per lei si possa anche diventare sportivamente cattivi.