Il mio giro del mondo in 58 circuiti: Rijeka-Fiume

MotoGp
Paolo Beltramo

Paolo Beltramo

Il "viaggio" di Paolo Beltramo nei tracciati del motomondiale fa tappa a Rijeka-Fiume, oggi Croazia, ai tempi delle gare ancora Jugoslavia. "Un circuito passato dall'attualità all'oblio in pochissimo tempo. Fino al 1990 ci correva il Mondiale. Dal '91 più nulla. Peccato, perché proprio grazie alla sua struttura un po' all'antica, questo è uno dei GP che più mi mancano"

IL MIO GIRO DEL MONDO IN 58 CIRCUITI: HOCKENHEIM

 

Dopo Hockenheim ci sono stati il Gran Premio delle Nazioni a Imola, circuito che vi ho già raccontato, e il GP di Spagna a Jarama dove in quel 1979 non sono potuto andare. Perciò ripartiamo da quello che allora si chiamava Gran Premio di Jugoslavia e si correva nei pressi di Rijeka-Fiume, un tracciato praticamente nuovo fatto in tutta fretta nel 1978 per riportare i piloti della 500 in quel GP dopo che dal 1973 avevano deciso di boicottare lo straordinario, ma pericolosissimo tracciato stradale di Abbazia-Opatija. Quella volta è stato un Gran premio molto bello per i piloti italiani e interessante. Allora non c'erano ancora i paesi che si sono formati dalla disgregazione dell'ex Jugoslavia a partire dal 1991, perciò quello che si chiamava Gran Premio dell'Adriatico e poi di Jugoslavia, non divenne mai il GP di Croazia come sarebbe adesso se si tornasse lì a correre.

Non aprite quella porta

Non ricordo con che tipo di scrocco (passaggio) sono andato al Gp di Jugoslavia del 1979, il mio primo in quel posto. La pista era bella, girava in senso antiorario, era stata costruita in un paio di mesi l'anno precedente, era lunga 4.168 metri. L'avevano ricavata nei pressi dell'autostrada che da Fiume portava a Zagabria, in un posto deserto chiamato Grobnik che distava 12 km dal centro della città. Il paddock era il solito ammasso di pochi motor-home, tanti camper, tantissime tende e tendoni, molti camioncini e camion con una struttura ridotta al minimo: box ad uso comune (e c'erano 5 categorie per 2 turni al giorno), palazzina con sala stampa, uffici e il camioncino della Clinica mobile. Vi si accedeva da dietro, fuori dai box e pure dalla corsia di decelerazione attraverso una porta messa ad interrompere un lungo reticolato. Un anno, non quel '79, ho dovuto buttare giù la porta che era stata chiusa dopo un incidente in partenza (una balla spostata da un ginocchio che entra in pista) che ha coinvolto oltre 20 piloti alla prima curva della gara delle 125. Visto che una settimana o quindici giorni prima era successa la stessa cosa nell'Europeo, ma molto più grave con (se non ricordo male) due morti, ho deciso di non andare fino in fondo ai box, uscire e tornare di nuovo verso il luogo dove era la clinica mobile per avere notizie. Ero già diventato la voce dai box con Nico Cereghini al commento e eravamo molto ansiosi di avere qualche notizia. Così mentre gridavo per farci aprire (c'erano anche altri colleghi e meccanici) e nessuno lo faceva, ho cominciato a prendere la porticina a spallate, calci finché siamo riusciti a passare. Per fortuna era andato tutto bene considerando la situazione e per me era stato normale entrare in quel modo, ma quante risate ci siamo fatti dopo...

 Barry Sheene e Kenny Roberts nel 1979
©Getty

 

Il deserto di Grobnik

Il tracciato era una specie di serpentone largo 10 metri che seguiva la planimetria a saliscendi della zona, interessante, selettivo, moderno anche se non del tutto sicuro. Ma insomma, rispetto alla strada costiera tra le ville e i ristoranti di Abbazia era un enorme passo avanti: se eri fortunato potevi anche cadere senza farti male. Lì, comunque, c'erano il circuito, il deserto e un paesino. Molto meglio dormire a Fiume, visto che anche i prezzi per noi erano piuttosto abbordabili. Allora c'era un hotel dove quasi tutti andavano (credo si chiamasse Internazionale). Era dignitosissimo, vicino a molti ristoranti e luoghi gradevoli. Io non amo, anzi proprio non mangio il pesce, perciò mi divertivo meno degli altri, ma erano l'atmosfera, la compagnia, le risate il cibo di cui mi nutrivo davvero. E così è stato per sempre grazie al cielo fino a quando preferivo magari saltare la cena in cambio di un buon aperitivo nel paddock e una dormita molto più lunga. Ricordo Grobnik come qualcosa che non esisteva finché non ci arrivavi vicino, nascosto com'era nella sua valle raccolta e dalla polvere marroncina che si alzava in quel piccolo deserto. Lì ho vissuto momenti divertentissimi e tragici (come l'incidente di Reinhold Roth), ci sono stato anche in moto ed era una meta gradevolissima da raggiungere su 2 ruote per le code che evitavi e per il divertimento di guidare su quelle strade tortuose una volta finita l'autostrada. 

Il circuito di Grobnik (foto dal sito ufficiale Grobnik.hr)

I vincitori del '79

Quella volta hanno vinto Eugenio Lazzarini (Kreidler 50), Angel Nieto (Minarelli 125), Graziano Rossi (Morbidelli 250), Kork Ballington (Kawasaki 350) e Kenny Roberts (Yamaha 500) davanti a Virginio Ferrari e Franco Uncini che si stava già imponendo come il "privato" più veloce del mondo. In quella gara è caduto Barry Sheene per aver centrato col ginocchio una pietra che era rotolata in pista (!) e si era ritirato il primo pilota australiano che ho conosciuto, uno che mi stava molto simpatico, Gregg Hansford, sempre fedele alla Kawasaki in 250, in 350 e pure in 500. Ha corso dal '78 all'81 disputando 33 gare, vincendone 10 ed ottenendo 25 podi. È lui l'uomo che ha aperto la strada ai piloti australiani che di lì a poco hanno cominciato a venire in Europa.

Gregg Hansford
©Getty

 

Un circuito dimenticato

Fiume è anche stato a lungo e forse lo è ancora, un luogo dove moltissimi appassionati hanno potuto provare l'emozione di guidare su una pista del Mondiale senza doversi svenare come in Italia. Certo, Grobnik non è mai riuscita a entrare di forza nella "storia" del Motomondiale e sinceramente non saprei perché. Non aveva niente di meno, dal punto di vista tecnico, di altre piste che invece tutti conoscono. Questa nei pressi di Fiume-Rijeka è passata dall'attualità all'oblio in pochissimo tempo. Fino al 1990 ci correva il Mondiale. Dal '91 più nulla. Certo la Jugoslavia si è disgregata, la Croazia e gli altri stati della regione hanno combattuto guerre sanguinose, il riprendersi dallo scioglimento del Paese, dal conflitto e da profonde crisi economiche hanno giustamente spostato agli ultimi posti della graduatoria delle cose importanti da fare il Mondiale di moto. Inoltre adesso che Dorna gestisce il campionato ha obiettivi più alti, vuole piste più complete, dotate di strutture moderne e costose con più infrastrutture nei pressi della pista. La Croazia giustamente investe sul suo splendido litorale. Purtroppo non avrebbe senso farlo là, vicino a Grobnik. Purtroppo, perché proprio grazie alla sua struttura un po' all'antica, questo è uno dei GP che più mi mancano.