Caso Marquez, dov'è l’errore? L'analisi di Guido Meda

MotoGp
Guido Meda

Guido Meda

©Getty

Dal dottor Costa al dottor Mir, storia di tentativi riusciti e di uno, questo di Marquez, certamente fallito. Tra Marc, la Honda, la Commissione medica e il chirurgo chi ha le responsabilità più serie?

MARQUEZ SALTA ANCHE MISANO: LE NEWS

La storia della placca di Marquez che si danneggia aprendo una finestra ha inaugurato una serie enorme di generalizzazioni e imprecisioni. Alberto Puig ha spiegato a Sky che quella placca evidentemente "era già stressata" e non si tratta di una precisazione trascurabile! La sostanza non cambia, nel senso che Marquez è stato rioperato e starà fermo facilmente per le prossime tre gare, ma in questo caso sarebbe bene evitare di far passare Puig per quello che cerca di prenderci tutti in giro con una storiella grottesca, perché non è così; non è corretto nei suoi confronti e non rende onore alla verità che lui ha voluto spiegare.

 

Parlare di casi personali non è quasi mai opportuno, ma in questa occasione può essere minimamente d'aiuto. Nel 2003 mi ritrovai con una clavicola fratturata (e non solo quella) dopo un incidente stradale. La mia clavicola venne riparata con una placca in titanio. Presi la faccenda della convalescenza decisamente sottogamba e nel mese successivo feci fare a quella spalla in via di riparazione ogni genere di sforzo, proprio il contrario di quello che i medici mi avevano caldamente consigliato. Ecco,  la mia placca si ruppe così una mattina mentre mi lavavo i denti usando il braccio sbagliato. Ma è ovvio che il banale movimento del braccio che teneva lo spazzolino fu solo il colpo di grazia! Così come immagino lo sia stato per Marquez il gesto di aprire un finestrone sì, ma dopo aver guidato la Motogp per due turni di prove e dopo una settimana di sforzi muscolari intensi e documentatissimi per tornare in forma.

 

Quella di Marquez è una storia che è partita male con la caduta, è diventata poi narrativamente fascinosissima  ed è finita malissimo. Se si deve dare la caccia ad un responsabile – che forse nemmeno esiste -  servono delle considerazioni.

C'è un lunghissimo elenco di piloti che nella storia sono tornati a correre pur essendo malandati. Il dottor Costa era uno specialista nel seguirli, motivarli e curarli nei loro recuperi lampo. Parlava di dei, di eroi e di mitologia, ma affrontava quelle follie in maniera lucidissima, con grande rispetto per la biologia e con il supporto di una rete di specialisti straordinari a cui si appoggiava che era la sua ulteriore forza dopo il carisma, la passione e la sensibilità. In una carriera ricchissima ed eterna qualche errore l'ha fatto anche lui, certo, ma erano solo casi sporadici in mezzo a centinaia di missioni compiute alla grande! Qui sembra che al primo vero azzardo medico dell’era "dopo Costa" ci sia stato anche il primo intoppo.

 

Non deve essere sicuramente facile per un medico misurarsi con la testa di un pilota che per prima cosa vuole tornare a correre alla svelta. La maggior parte dei piloti ha sempre fatto così. Lorenzo tornò in sella all’indomani di un intervento ad una clavicola, Capirossi corse con una mano fratturata la mattina durante il warmup, Bayliss fece accelerare l'amputazione di una falange per essere in moto al più presto. Rossi per esempio fa un po' eccezione: è un pilota che si è fatto male poco, ma si è sempre preso dei tempi di recupero rapidi sì, ma con pazienza e certezze.

Personalmente assolverei Marquez, che confortato (o stimolato?)  dal parere del proprio chirurgo ha deciso di provarci come è normale che faccia un pilota. E assolverei anche la Honda che, a fronte di un pilota superforte anche fisicamente che vuole provarci, agisce per assecondare il tentativo fidandosi delle garanzie scientifiche.

 

Arriverei persino ad assolvere la Commissione Medica che ha valutato Marquez a Jerez concedendogli il permesso di correre a fronte di un esame oggettivo che contemplava anche quaranta piegamenti sulle braccia (eseguiti senza problemi) e - immaginiamo - anche a fronte del parere favorevole del chirurgo.

 

Il chirurgo infine; ecco, il professor Mir sembrerebbe essere proprio lui il soggetto nella posizione più scomoda e difficile. Mir, che di piloti ne ha operati moltissimi e molto bene, ha eseguito l'intervento che riteneva più opportuno definendolo da subito "di successo", anche se poi di grande successo non è stato. Ma ha avvisato Marquez e i suoi dei rischi? Lo ha invitato ad un riposo adeguato ? Ha spiegato che quel tentativo tanto affascinante da vedere (e da raccontare) in tv poteva essere deleterio per il recupero della frattura o per la tenuta de i mezzi di sintesi? Non sembrerebbe a giudicare dalle parole di Puig in conferenza quando dice: "I medici non si aspettavano niente del genere. E’ per questo che Marc ci ha provato. Altrimenti sarebbe stato fermo".

Raramente nel motociclismo le follie falliscono, stavolta invece è successo e a Marquez costa carissima.