Intervistato da Antonio Boselli, l'otto volte campione del mondo ha raccontato tutte le tappe del suo lungo infortunio: "Il momento più difficile a ottobre e novembre. In Austria tornerò a girare come voglio io". Sulla bagarre per il Mondiale: "Bagnaia e Quartararo i favoriti. Mir? Vincere è difficile, confermarsi lo è ancora di più". Questo weekend il GP d'Italia: la gara domenica alle 14 live su Sky Sport MotoGP e Sky Sport Uno
Come stai?
"Vorrei stare meglio, ma non male".
A che punto siamo?
"Prima di Jerez, non sollevavo grandi pesi e mi sembrava di stare bene. Dopo mi hanno autorizzato ad aumentare i pesi e mi sono accorto è che c’è tanta differenza tra le due braccia. Come succede in gara, inizio il fine settimana bene e poi va sempre peggio, ma non per il set up della moto, perché perdo forza".
Facciamo un passo indietro, ci racconti le lacrime a fine gara a Portimao?
"Non piangevo di dolore o di emozione, ma più come senso di liberazione per essere tornato a correre. Era il passo più importante, manca ancora tanto, ma ci siamo".
Hai sempre usato il tuo corpo per guidare la moto, soprattutto per il tuo stile di guida. Temi che l’equilibrio si sia rotto?
"No, ma vorrei solo migliorare più velocemente. L'ho chiesto ai dottori, mi dicono che se rimanessi fermo due mesi, poi sarei a posto. Ma questo non vuol dire che sbaglio a correre, semplicemente ci vuole tempo. È dura da accettare, ma se lo fai diventa tutto più facile".
Tu hai sempre corso all’attacco, è difficile correre sapendo che non lotterai per la vittoria?
"È complicato ma non lo è allo stesso tempo, non è facile, sono realista. So dove ho cominciato, dove sono e dove voglio arrivare e che sono sulla strada giusta. Non posso perdere la testa dopo poche gare".
Tornerai ad essere il Marc Marquez che conoscevamo?
"Penso di sì, se non lo pensassi non correrei. Correre in MotoGP è bellissimo, ma se voglio guidare una moto lo posso fare a casa. Io sono qui perché mi piace lottare per vincere, poi si può vincere o anche no ma il senso di correre è quello. Sono qui perché penso di tornare quello di prima non per fare nono".
Pensi che gli avversari ti vedano diversamente, come un leone ferito?
"Molti dicevano che sarei tornato per vincere subito, ma io sapevo che non era così. Non ho mai nascosto la mia difficoltà e gli altri piloti vedono che non guido come prima. A sinistra entro di traverso, a destra no, il gomito è molto alto. Mi manca forza, ma sono che andrà meglio".
Qual è stato il momento più brutto?
"Ottobre e novembre. Sentivo che qualcosa non andava, la frattura si muoveva. Mangiavo a casa, prendevo la forchetta e il braccio si muoveva. Mi dicevo che qualcosa non andava, ho fatto tanti consulti ed esami ma apparentemente era tutto a posto. Così ho deciso di aspettare, sapendo che avrei perso l’inizio del mondiale ma è stata la scelta migliore".
Quando tornerai a guidare come vuoi tu?
"Io penso ottimisticamente che dopo la pausa estiva, in Austria, girerò come voglio io. Ora mi mancano forza e resistenza ma quando tutto si metterà a posto il mio stile di guida migliorerà e i tempi si abbasseranno".
Impossibile cambiare lo stile di guida?
"Impossibile, ci ho provato ma la Honda si deve guidare così".
Come l’hai trovata la Honda?
"Non è peggiorata, è simile al passato. È critica, difficile ma quando la sfrutti al 100% va forte. Ha un anteriore instabile e se forzi, rischi di cadere. Non è un caso che sono sempre caduto tanto e che i piloti della Honda siano sempre caduti tanto".
Ti dà fastidio quando dicono che è una moto solo per Marquez?
"Io voglio una moto facile, che va forte e che non cada! La vogliono tutti così, anche i piloti Honda dicono tutti la stessa cosa. Il problema è che la Honda non ha avuto un pilota che è andato forte l’anno scorso".
Per questi motivi, Lorenzo ha fallito con la Honda?
"Per andare forte con la Honda non devi provare altre MotoGp, dalla Moto2 devi arrivare subito sulla Honda. Se arrivi da altre moto, cerchi di replicare le stesse cose ma non funziona. Poi lui è caduto, si è fatto male, ha perso fiducia e in un attimo perdi mezzo secondo e sei dietro".
Chi è il favorito per il mondiale?
"Io penso che il campionato sarà tra Quartararo e Bagnaia. Bagnaia va forte, è costante e non ha la pressione di dover vincere il mondiale per forza, come Mir nel 2020".
Quartararo è il più talentuoso?
"Quartararo va forte, ha velocità ma il calo che ha patito l’anno scorso è strano. Se manterrà la testa costante può vincere".
Mir avrà problemi a confermarsi?
"Vincere è difficile ma confermarsi è di più. Quest’anno Quartararo, Bagnaia e Rins stanno andando più forte di lui. Mir sta facendo la strategia dell’anno scorso, provare a finire tute le gare, ma finendo tutte le gare, vinci il mondiale una volta, non tante volte".
È un peccato che Morbidelli non abbia una moto ufficiale?
"L’anno scorso è stata la prima Yamaha, se fossi la Yamaha gli darei tutto ufficiale. Morbidelli è un pilota factory, se non lo prenderà la Yamaha, lo prenderà la Suzuki, la Honda o la Ducati ma è un pilota factory".
In una recente conferenza stampa hai detto che dal 2015 non leggi più i social, ha sofferto per delle cose che ti hanno scritto?
"Ho imparato con il tempo che spesso i commenti che leggi sui social, sembrano più importanti delle persone che ti stanno intorno. Alla fine, spesso scrivono da account anonimi, ci sono gli haters poi certo ci sono anche i commenti positivi che fanno piacere, ma non mi faccio condizionare. Se uno mi dice in faccia “fai schifo” allora posso patirlo. I social ti fanno stare più vicini ai fan, ma ti possono anche distruggere. Vinales ha chiuso twitter".
Cosa ne pensi del fatto che Rossi continui a correre?
"Il suo approccio è ammirevole, dopo tutto quello che ha fatto, ha ancora voglia di correre ma abbiamo mentalità diverse. Quando non potrò più vincere e lottare per le vittorie, mi fermerò. Non sono fatto per correre per la 15^ posizione".
Ti manca Dovizioso?
"La decisione di Dovizioso mi ha sorpreso perché non è un ritiro ma un anno sabbatico. Mi piacerebbe vederlo qui ma bisogna rendersi conto che c’è un cambio generazionale, è normale".
È rischioso tornare per lui?
"Conta la motivazione ma non ti fa necessariamente andare veloce, Valentino Rossi, Messi e Ronaldo ancora sono competitivi, ma i giovani arrivano prima o poi".
A proposito, c’è un giovane pilota che può seguire le tue orme?
"Quartararo è forte, come Vinales, ma poi conta la testa. Per il resto poi direi che c’è Acosta che ha qualcosa di magico".
Cosa hai imparato in questi mesi?
"Il corpo è uno, le gare sono tante. Ho sbagliato a fidarmi di un solo dottore, è stato un errore tornare subito in pista a Jerez dopo l’operazione. Sarei dovuto rimanere fermo due mesi e invece mi sono fidato perché se uno mi dice che posso correre, allora vado. Rischiare non è stato un errore, tornare a Jerez subito lo è stato. Non auguro a nessuno quello che ho passato, ma sono cose che succedono nella vita".