MotoGP, GP San Marino a Misano: vi sPecco ancora. Le pagelle di Paolo Beltramo

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Paolo Beltramo

Paolo Beltramo

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Secondo capolavoro consecutivo per Bagnaia che ha piegato un Quartararo di livello assoluto e sta costruendo un rapporto fantastico con la sua Ducati. E gli altri? 

GLI HIGHLIGHTS DEL GP DI SAN MARINO - LA CLASSIFICA AGGIORNATA

L’Isola di Marajò sta nell’estuario del Rio delle Amazzoni ed è la più grande isola fluviale del mondo coi suoi 46.000 Km quadrati (isolette comprese) e nonostante sia per metà esposta all’Atlantico l’acqua che la circonda è dolce, al massimo lievemente salata. La Romagna è invece l’estuario della Valle dei Motori, è la riviera della Moto e lo dimostra: non c’è alta marea, non c’è burrasca che tenga, lì stravince l’Italia. Quella gialla, quella rossa, quella azzurra, quella giovane e bella, appassionata, quella che ha il sapore della tradizione, del presente e del futuro, quella che costruisce moto da sogno. Stavolta Misano e la sua Riviera, la sua Romagna che per le moto arriva anche al primo pezzetto di Marche, hanno entusiasmato, emozionato, divertito, dato conferme e novità, abbracciato quel mondo girovago, reso un fantastico omaggio al suo campione che smetterà. Insomma una giornata indimenticabile.

E io vi sPecco ancora

Francesco Bagnaia si è ripetuto a 7 giorni di distanza da Aragon: pole con vecchio giro record del tracciato sbriciolato, una partenza perfetta, una gara sempre al primo posto con la capacità di gestire sia la fuga iniziale, sia la lunga gara con Quartararo che ha provato l’impossibile per non perdere troppo terreno e la gestione della rimonta finale. Alla fine una gara più difficile di quella vinta in Spagna lottando con Marquez, perché stavolta l’istinto, la reazione, la lotta corpo a corpo non ci sono state. Sono servite concentrazione, capacità di tenere a distanza il futuro campione senza vederlo, gestire il degrado delle gomme, capire i punti di forza, convinzione, voglia. Diceva uno che se ne intendeva, Enzo Ferrari, che vincere in fondo può essere facile, il difficile è riuscirci di nuovo. Ecco, Pecco è riuscito a compiere il secondo capolavoro consecutivo, ha piegato un Quartararo di livello assoluto che voleva vincere alla faccia delle gare tattiche, sta migliorando, diventando più consistente, convinto della sua forza, capace di lavorare sulla moto, e la Ducati lo segue come un’amante appassionata, disponibile, forte, sempre più a suo agio in questo rapporto fantastico che si sta creando. 10 & 10 per Bagnaia e Ducati. Le lodi, tanto, gliele dicono tutti.

Uomo Lupo

La "Bestia", quando non corre è Enea Bastianini, ma quando corre… E’ partito dodicesimo e ha finito terzo, sul podio con una Ducati che non è di ultima generazione dopo aver passato piloti più considerati di lui come Miller, Mir, Marquez, Espargaro x2, Binder… Un Enea fantastico, come quello che l’anno scorso ha vinto il titolo Moto2, una Ducati ottima e veloce anche non nell’ultimissima versione. Un pilota simpatico, veloce, talentuoso che sta crescendo con la guida degli uomini del suo team e del suo manager Carletto Pernat, uno che sa come farti crescere senza mandarti in collegio. 

El Diablo sconfitto

Fabio Quartararo stavolta aveva detto che sarebbe partito tenendo in mente il titolo più della gara. Poi in corsa il suo aspetto diabolico ha prevalso e ha cercato a tutti i costi di battere Bagnaia. Non c’è riuscito anche se è arrivato a 3 decimi da quel Rosso Ducati che tanto voleva mettere dietro, non c’è riuscito anche se aveva forse una gomma meno consumata, non c’è riuscito perché stavolta ha trovato un pilota che ha guidato meglio di lui, che ha sfruttato tutto per tenerlo dietro. La Ducati ha vinto un’altra gara e arriva a 5 (2 Miller, 2 Bagnaia, 1 Martin), avvicina molto la Yamaha che però ha da tempo un solo pilota di punta e nessuno in casa che gli porti via punti. Questa è una sconfitta che Fabietto può permettersi. Ora mancano 4 gare e lui ha 48 punti di vantaggio su Bagnaia, tanti? Sì. Sufficienti? Probabile. Ma ancora non è finita anche se portare via il titolo ad un pilota e ad una moto così sarà durissima.

Il grande ritorno

Franco Morbidelli e Andrea Dovizioso. Il primo ha preso il posto di Vinales nel team Yamaha ufficiale, ma erano tre mesi che non correva, ancora il fisico non ha superato l’operazione al ginocchio e non è in forma come prima dell’intervento. Poco alla volta imparerà la moto, piuttosto diversa da quella che guidava lui e che ora è nelle mani di Dovizioso, capirà come renderla sua e migliorerà fino forse ad essere competitivo a fine stagione. Il Dovi, invece, dopo 8 anni di Ducati e mesi nei quali ha guidato l’Aprilia e moto da cross, deve sfruttare questo periodo per riappropriarsi degli automatismi da pilota Yamaha ed arrivare pronto a Valencia Test dove comincerà la sua nuova avventura 2022.

Il grande addio 1

Valentino Rossi. Per quanto possibile Misano ha omaggiato il suo idolo, mito, campione, eroe al meglio. Non potevano esserci 100.000 persone, ma soltanto 25.000 che comunque si sono fatte sentire come fossero il doppio, Tavullia è stata presa d’assalto, le manifestazioni di affetto sono state infinite. Lui ha capito, apprezzato, si è anche commosso. Ma Vale da quando ha deciso di smettere sembra ritornato sereno, sorridente, allegro, spiritoso, consapevole di quello che è stato e curioso di quello che sarà, come sempre. E questa è soltanto la prima puntata, poi ci sarà l’addio vero il 24 ottobre all’ultima volta come pilota di MototGP in Italia, in Romagna, a casa. E allora questo magone che sentiamo adesso chissà, ci travolgerà. Per ora facciamo come se tutto fosse ancora normale anche se sappiamo tutti, detrattori e fan che un’era sta per finire. Quella che sta per aprirsi sarà meglio? Vedremo, i giovani ci sono, sono forti, spesso simpatici, ma…

La forza diversa

Marc Marquez adesso usa ancora il suo talento, quella “forza” magica che ha dentro, ma da sola non gli basta più. Ora non è più tutto istinto, naturalezza, controllo spropositato della moto, superego assoluto. No ora deve superare il dolore, la sofferenza, il dubbio. Deve reinventarsi come pilota, fare fatica, accontentarsi, prendersi rischi, cadere. E ancora soffrire, lavorare, allenarsi, abituare se stesso ad essere (per il momento almeno) diverso da prima. Meno imbattibile, meno forte. Ora è uno dei fenomeni, non l’inattaccabile capobranco. C’è, con lui più rispetto umano, ma meno in pista. Il quarto posto di Misano perciò è un gran risultato per lui ora.

In 2 per la vittoria

Remy Gardner difende la sua leadership finendo ancora battuto da Raul Fernandez, ora il distacco tra i due è di 34 punti, tanti, ma basta poco perché lo spagnolo si faccia molto pericoloso. I due comunque dominano in lungo e in largo la categoria che quest’anno non ha davvero alternative credibili. 10 al team Ajo.

Tutto tricolore

Il podio della Moto 3 con Foggia ancora primo davanti ad Antonelli e Migno. Sarebbe stata addirittura un poker se Fenati non si fosse steso verso la fine mentre dominava la gara con oltre 3” di vantaggio. Bravissimi e buffi con Migno coi capelli arancioni. Il mondiale è ancora lontano per Denis che ha raggiunto Garcia a meno 42 da Acosta autore di un’altra gara così così. Dovesse venire il braccino allo spagnolo forse questo Foggia qui potrebbe anche farcela.

Un po’ di sosta poi si va ad Austin, Texas, unica trasfertona di fine stagione visto che non si va né in Giappone, né in Australia, Malesia, Thailandia, Indonesia e Argentina. Subito dopo Misano2 e poi Portogallo e Valencia. Chissà se fra un paio di mesi saremo qui a commentare delle sorprese.