MotoGP, GP Spagna (Jerez), le pagelle: Bagnaia perfetto, è sempre Marquez show
Pole con giro più veloce mai realizzato, tutta la gara in testa, record della pista e vittoria: insomma una prestazione perfetta per Pecco Bagnaia, dominatore del 6° Gp stagionale. Merita un voto alto tutta la Ducati, mentre la Yamaha si aggrappa al solo Quartararo che resta il leader del Mondiale: le pagelle del Gp di Jerez
di Paolo Beltramo
Quel posteggio ripreso dall’elicottero con così tante moto che neppure col grandangolo da lassù ci stavano tutte, molte tribune piene, un paddock vivo, le ovazioni della gente. Evviva, siamo tornati a quell’eccezionale normalità dei circuiti pre-pandemia, sperando che duri perché le gare così sono un’altra cosa anche in televisione. Le gare non sono state molto combattute (eccetto la Moto3, come normale), ma tese e sempre sul filo del rasoio, quando basta una sbavatura per cambiare tutto. Insomma, bene.
Il ritorno in Europa continua sempre meglio e con gli italiani sempre in luce, soprattutto considerando la MotoGP dove, su 6 gare fin qui disputate, 3 le hanno vinte piloti italiani su Ducati (2 Bastianini e 1 Bagnaia), 1 l’Aprilia con Aleix Espargaro. Insomma dai che siamo forti, molto forti. Sia come piloti, sia con le moto, la tecnica, l’inventiva. Bene, adesso aspettiamo una domenica per tornare in pista a Le Mans il 15, poi il Mugello il 29…
Strabagnaia docet – Pecco e la rossa Ducati sono tornati al livello massimo, a quella perfezione che aveva dipinto di tante speranze e molte certezze la fine della scorsa stagione. Il pilota torinese dell’Accademy VR46 ha compiuto un capolavoro: pole con giro più veloce mai realizzato, tutta la gara in testa, record della pista e vittoria. Un grande slam che la dice lunga sulle possibilità del binomio italiano. Ci sono volute un po’ di gare per mettere a punto la nuova Ducatona, ma lavora e lavora ecco la moto migliore. Almeno nelle mani di Pecco.
Lui ha guidato in un modo divino, senza sbavature, senza errori, senza il benché minimo cedimento e dietro aveva come un lupo affamato il campione Quartararo reduce dalla vittoria portoghese e di nuovo in formissima. Insomma una dimostrazione di forza assoluta, di consistenza e bravura top.
Ora Pecco segue Quartararo a 33 punti di distacco, ma l’aver trovato l’affiatamento totale con una Ducati che può ancora migliorare (come la sua spalla) fa pensare ad un lungo, appassionante, snervante duello tra i due. Magari con un terzo incomodo o anche un quarto perché Bastianini e Aleix sono forti e pure i piloti Suzuki, a 15 gare dal termine non possono essere cancellati. In attesa di capire come andrà la Honda… Comunque 10 + 10. Bravissimi.
Squadrone – Ducati. 4 nei primi 9 con quella rossa là che ha vinto nel modo che abbiamo detto. Poi Miller (7), quinto, ma a lungo terzo, comunque sempre in lotta per il podio, quindi bene anche se alla fine sia Espargaro, sia Marquez lo hanno battuto di un soffio nella volata finale e comunque sono tutti arrivati a ben 10” di distacco dal primo: tanti, troppi.
Poi Bastianini ottavo, non un granché per lui, ma un gruzzoletto dopo una gara difficile (6), mentre il nono di Bezzecchi è un ottimo risultato soprattutto per lui che è un deb e che finora aveva fatto molto bene in prova, ma meno in gara, Stavolta, invece, eccolo dentro i 10 con una corsa bella ed efficace (8).
Un uomo solo sempre – Aprilia deve per forza puntare soltanto su Aleix Espargaro, bravissimo e finire terzo battendo Miller e Marquez in volata dopo una gara maestosa. Insomma, Espargaro, sempre Espargaro (9) visto che alla fine, quando è ora di quagliare, di dimostrare una crescita effettiva, reale, Maverick Vinales finora non c’è mai stato.
È un peccato perché spesso sembra aver trovato il filo, scoperto il segreto per dimostrare la sua indubbia classe, ma poi invece finisce sempre per non mantenere quelle che sembrano promesse solenni e invece, evidentemente, non lo possono ancora essere, purtroppo. Ed è un peccato perché lo spagnolo avrebbe tutto per portare l’Aprilia in alto. Ce la farà, quando, a questo punto, non si può prevedere. Comunque quattordicesimo secondo me è una prestazione da 4.
Marquez show. Honda è sempre e soltanto Marc Marquez, qualunque sia la situazione tecnica. Non è la sua moto, non è ancora al 100% fisicamente, ma un Marquez che ti fa vedere un salvataggio come quello che ha fatto all’ultima curva, quella delle lotte al coltello, entra di nuovo, dopo 2 anni (proprio qui cominciò il lungo e difficile viaggio per tornare sé stesso) nelle immagini più spettacolari e incredibili della MotoGP.
Certo il salvataggio era sulla sinistra, avrebbe preferito farlo a destra, così da dimostrare a sé stesso di esserci davvero, ma arriverà -speriamo- anche quel giorno. In fondo quando c’è MM93 in lotta, lo spettacolo si accende come un petardo e brilla di una luce diversa. Bene, 8.
Un uomo solo anche qui - Yamaha è soltanto, per ora, Quartararo. Sembra che basti viste le prestazioni del francese che col secondo posto allunga in classifica. Speriamo per Yamaha che Il Diablo si senta soddisfatto della moto, perché sembra proprio che la casa giapponese non possa fare a meno del campione del mondo. Costante, veloce, bello, efficace. Per ora un altro come lui in giro non si vede.
Purtroppo neanche Morbidelli e Dovizioso sembrano aver trovato perlomeno un po’ di competitività: 15 il Morbido, 17 il Dovi. Al primo, secondo me, aiuterebbe ritornare a lavorare con Ramon Forcada, il tecnico col quale si trovava benissimo fino all’operazione al ginocchio e il passaggio alla squadra ufficiale per sostituire il transfuga Vinales. Al secondo servirebbe cambiare stile di guida, ma alla sua età e dopo così tanti anni su una V4 è qualcosa di molto difficile. Comunque, 4.
Una punta alla volta - questa volta Suzuki ha disputato una gara dignitosa con Mir, sesto, dopo aver provato a stare nel gruppo che si giocava il podio, ma in evidente difficoltà con l’anteriore e l’abbassatore che non è ancora sofisticato ed efficace come quelli della concorrenza. Comunque 7, considerando che il suo compagno finora molto veloce, Rins, è finito 19° a 38” dal primo. Un disastro. 3.
Piccoli segni. Di ripresa in KTM che con un decimo e un dodicesimo posto (Binder e Oliveira) fa meno peggio che in altre gare recenti, senza ritrovare però minimamente la verve dell’inizio di stagione. Occorre lavorare. 5.
Pericolo giallo – Una frase fatta, ma azzeccata se consideriamo la crescita di Ai Ogura, giapponese sul quale la Honda ha investito molto con l’obiettivo di riportare un pilota davvero competitivo in MotoGP, cosa fin qui non perfettamente riuscita con Nakagami. A Jerez il nipponico ha conquistato pole e prima vittoria nel mondiale e si è avvicinato abbastanza a Celestino Vietti, sesto, meno efficace che su altri tracciati, ma in buona difesa (7).
Ogura (10) ora segue a 19 punti, mentre ancora una volta sul podio è riuscito a salire Tony Arbolino, terzo in gara e in classifica mondiale. (9). Straordinario il secondo posto di Canet con una mano ancora infortunata. Pure a lui 10.
KTM uber alles – con il marchio ufficiale, oppure con GasGas, Husqvarna e CFMOTO, i primi 11 posti di questa gara spagnola sono tutti austriaci. Per rimarcare 14 su 16 guidavano quella moto lì. Ovvio che stavolta fosse difficile per Migno (14°) e Foggia (18°) disputare una gara di punta. Benissimo invece la coppia di Aspar Martinez che ha fatto doppietta con Guevara davanti a Garcia (che allunga a 21 punti il vantaggio in classifica su Foggia) e poi il solito Masia. Il meno peggio degli italiani è stato Bertelle 11°, che però non ha esperienza e quindi va lodato.
Le prime due gare di MotoE sono state vinte da Granado: una cosa gradevole per me, è nota la mia passione per il Brasile, mi ricorda anche i bei tempi quando correva Alex Barros. Bravo Granadinho.
Ciao, a Le Mans