MotoGP, Marc Marquez a Sky: "Nel 2021 vincevo, ma senza sorridere". VIDEO
esclusivaLa quarta operazione all’omero destro subita lo scorso 2 giugno ha restituito al popolo della MotoGP il vero Marc Marquez, capace di esprimersi in moto senza dolore. Lo spagnolo ha parlato di questo ritorno al passato in un’intervista realizzata da Antonio Boselli: "Nel 2021 sono tornato a correre, ma quello non ero io: vincevo, ma non riuscivo a sorridere, avevo angoscia a causa del dolore - confessa il pilota della Honda - Oggi mi sento finalmente libero e mi sto godendo di più la vita"
Prima della quarta operazione all’omero destro dello scorso 2 giugno, Marquez era già tornato in sella alla sua Honda nel Mondiale 2021, tra l’altro con buoni risultati. Era riuscito a vincere ben tre gare: GP di Germania, GP delle Americhe, GP dell'Emilia Romagna. Eppure quel dolore al braccio destro non lo aveva abbandonato. Sentiva che qualcosa non andava. L’ultimo intervento, subito alla Mayo Clinic di Rochester (in Minnesota) per mano del dottor Joaquin Sanchez Sotelo, sembra invece aver restituito al popolo della MotoGP il vero Marc: sorridente, veloce e soprattutto libero di testa. Libero di divertirsi di nuovo in moto, di osare, di correre con il suo inconfondibile coraggio. Lo spagnolo ha parlato di questo ritorno al vecchio Marquez in un’intervista esclusiva rilasciata a Sky Sport MotoGP e realizzata da Antonio Boselli in occasione del GP Thailandia. Qui di seguito il testo integrale.
Come stai? Che momento è della tua vita?
"Il dolore ti cambia anche il carattere. Oggi, dopo 4 operazioni, mi sento di aver vinto. Sono contento di come sta andando".
Pensi, in cuor tuo, di poter tornare il Marc Marquez 'perfetto' del 2019?
"Non credo. Non sono la stessa persona. A 26 anni pensi in un modo, a 30 in un altro. È proprio un cambio di mentalità in generale, non solo in pista".
Ti chiedo di fare un passo indietro, alla prima operazione, sperando che non sia troppo doloroso. Cosa ti è scattato nella testa quando dalla sala operatoria sei salito in camera? Com'è nata la decisione di tornare in pista, tre giorni dopo?
"È stato un errore. Noi piloti siamo come gli animali... Il braccio mi faceva molto male dopo la prima operazione, ma appena mi sono svegliato dall'anestesia volevo già correre. Ci ho provato a Jerez, non ho corso a causa dell'infiammazione al gomito, non per il dolore. E per fortuna non ho corso. Poi sono tornato alla carica per gareggiare a Brno: mi allenavo in palestra, ci speravo. Se il pilota non lo fermi, lui va..."
Anche nel 2021, quando sei tornato, c'è stato un passaggio cruciale per il tuo cambiamento. Hai vinto tre gare, ma quel dolore ti ha preso l'anima.
"Nel 2021 sono tornato a correre, ma si vedeva che qualcosa non andava. Ad esempio, al termine del GP del Portogallo non ho pianto solo per l’emozione: piangevo anche per il dolore che provavo. È successa la stessa cosa anche al Sachsenring. Quello non ero io: vincevo, ma non riuscivo a sorridere, avevo angoscia dentro a causa del dolore".
La sensazione è oggi siamo di fronte a un Marquez diverso. Come se volessi goderti di più la vita.
"Mi sento libero. La vita professionale e quella privata sono legate, è come una ruota: e oggi mi sento bene".
Ho un elenco di caratteristiche di te riferite al 'vecchio' e al nuovo Marc. E alcune sono le stesse... La determinazione, ad esempio, è la medesima: giusto?
"Confermo".
Il talento è lo stesso.
"Sì, il talento rimane lì" (ride, ndr).
Il senso del sacrificio è lo stesso.
"Anche di più. Ti faccio un esempio: nel 2019 è stato tutto perfetto, vincevo, uscivo con gli amici, e mi allenavo molto meno di oggi...".
La tua soglia del dolore è incredibile.
"Nel 2008 mi sono rotto il braccio a Jerez, nella preseason, avevo 15 anni. Avevo le viti nel braccio, ma mi tenevo il dolore. È una cosa che mi porto dentro da quando sono piccolo".
La fame è sempre la stessa.
"Se non hai fame, non mangi (ride).
Due cose sono diverse, secondo me: hai meno fretta e un po' di più di pazienza.
"Giustissimo. Prima pensavo: il mio corpo è fatto per la moto. Ora ho capito che se non curo il mio corpo non posso andare in moto".
Sei più riflessivo e meno 'incosciente'.
"Un po' di 'incoscienza' in pista devi averla, come l'istinto. Però è vero, la mia consapevolezza è cambiata: e devo dire che l'incidente mi ha fatto crescere più in fretta".
Ogni volta che sali moto, rischi: potresti avere un problema alla vista da un momento all'altro che potrebbe condizionarti. Perché lo fai...
"Ne sono consapevole. Mi succedeva anche ai tempi del campionato spagnolo, in Moto2, poi un anno fa. Ma è la passione. È come dire: non andare con quella ragazza che ti fa male... ti fa soffrire, ci vai lo stesso, no? Sei innamorato e vai".
So che ti sei trasferito a Madrid, da Cervera, e che frequenti anche Rafa Nadal e Carlos Sainz. Felice del cambiamento dalla 'provincia' alla metropoli?
"Sì, mi sto godendo di più la vita. Ho capito che non perdo tempo se, ad esempio, vado a vedere una partita di tennis. Prima ero convinto che fosse del tempo 'rubato' alle moto.
Sainz è simpatico?
"Sì, molto. Mi parla della Ferrari, parliamo di moto. Anche il padre è una super persona, mi ha aiutato nell'ambientamento. Sono andato a mangiare a casa sua, mi sono allenato nella sua stessa palestra, è stato veramente gentile".
Ultima domanda: chi vince il Mondiale?
"È dura. Aleix (Espargaró, ndr) è lì in lotta per il campionato, ma credo che abbiano più chance Quartararo e Bagnaia. Pecco ha la moto, Fabio ha le certezze del 2021: quando hai già vinto, sai che puoi farlo un'altra volta".
In attesa di Marc, nel 2023.
(sorride) "Ancora è troppo presto per parlare di Mondiale... c'è anche ancora tanta strada da fare".