MotoGP, il malcostume del rubare la scia: una strategia spudorata

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Paolo Lorenzi

Paolo Lorenzi

L'episodio tra Bagnaia e Marquez in Australia dimostra che rubare la scia agli avversari in qualifica sta diventando un malcostume ormai diffuso e consolidato anche in MotoGP. Sul piano agonistico è un'abitudine che lascia parecchio a desiderare. È diventata una strategia pianificata da alcuni team, con tanto di meccanici appostati davanti ai box dei piloti più veloci per segnalare il momento giusto per partire e agganciarsi

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Nessuno sembra scandalizzarsi troppo. Forse perché rubare la scia agli avversari in qualifica sta diventando un malcostume diffuso anche in MotoGP. Non vale per tutti e non succede sempre, e qualche episodio può sfuggire alle telecamere quando i protagonisti non sono inquadrati. Ma gli episodi sporadici stanno diventando un’abitudine consolidata. I succhia scia, si dice, sono figli del livello stellare raggiunto della top class, ma sul piano agonistico lasciano parecchio a desiderare. Mortificano lo sport e lo spettacolo. "Io preferisco avere strada libera quando devo fare il tempo", spiegava Pecco Bagnaia dopo la qualifica di Phillip Island.

La differenza tra Quartararo e Marquez

Quest’anno le Ducati hanno firmato 14 pole position, segno di una superiorità tecnica (e anche numerica) che gli avversari in fondo certificano, talvolta pedinando come ombre i piloti in sella alle Desmosedici, quando faticano a migliorare il proprio tempo sul giro. Quartararo non è tra questi, onore al merito e alla sportività del francese ("contento di aver fatto il tempo da solo", ha sottolineato al termine della qualifica australiana), ma uno come Mar Marquez lo fa e lo ammette senza imbarazzo. Celebra la polemica con Aleix Espargaró apertamente tallonato in Spagna quest’anno: "Mi ha aspettato per rubarmi la scia", ha protestato il pilota dell’Aprilia; pronta la replica del connazionale: "Aleix si lamenta di tutto, ma è la natura del motociclismo". Quando Marquez dettava legge in pista toccava a lui fare da traino. "Quando andavo forte io erano gli altri a cercare la mia scia". Ergo, adesso lo spagnolo rivendica quasi come un diritto quel favore. E non lo nasconde. “Oggi mi sono attaccato a Pecco perché la sua Ducati era la più veloce” ha ammesso senza imbarazzo al temine delle qualifiche a Phillip Island. Il pilota della Honda non era però l’unico nella scia di Bagnaia. La compagnia si è ingrossata velocemente quando Bagnaia è tornato in pista con il secondo treno di gomme. "Non potevo certo rallentare, non mi avrebbero superato - ha poi raccontato -. Piuttosto si sarebbero fermati in mezzo alla pista". Se prima si trattava di episodi occasionali, più o meno nascosti (bastava fingere di rallentare per farsi superare dall’avversario più veloce) oggi è diventata una strategia spudorata, pianificata da alcuni team. Con tanto di meccanici appostati davanti ai box dei piloti più veloci per segnalare al proprio il momento giusto per partire e accollarsi.