MotoGP, gentil Pecco Bagnaia: è stato il Mondiale dei bravi ragazzi

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Paolo Beltramo

Paolo Beltramo

Bagnaia ha conquistato il suo primo titolo in MotoGP, il campionato che qualsiasi ragazzino sogna di vincere. Lui e i suoi rivali di questa stagione hanno dimostrato grande fair play: mai sopra le righe, sempre un passo indietro, lontani dalle polemiche e dalle liti. Eppure nella testa e nel cuore di un campione c’è molto di più, come dimostrano le leggende del passato: un pilota che trionfa come ha fatto Pecco, guidando così bene, ha dentro di sé una perfezione quasi mistica e una voglia assoluta

Alla fine, o quasi, vista la gara di anticipo sul termine del campionato, Francesco "Pecco" Bagnaia ce l'ha fatta. Ha vinto il campionato Mondiale della MotoGP, il che equivale a diventare il miglior motociclista sulla faccia della terra, sicuramente il più veloce. Quello della MotoGP - una volta era quello della 500 - è il titolo più ambito, più difficile, il campionato che qualsiasi ragazzino sogna di vincere quando comincia a mettere il sedere su una sella e a sciogliere, allenare il polso destro dando gas. I piloti, come tutto, cambiano, si evolvono, ma dentro, sotto l'aspetto esteriore, sono sempre gli stessi: uomini che vogliono assolutamente, fortissimamente, decisamente vincere, stare davanti, battere tutti.

A 7 anni Bagnaia muove i suoi primi passi in sella ad una moto nel minicross

Il confronto con i campioni del passato

Serve talento, certo, ma anche voglia, determinazione, bastardaggine, cattiveria e un ego smisurato. Una volta queste caratteristiche si intuivano di più, erano palesi, evidenti, spesso abbinate a comportamenti guasconi, look trasgressivi, dichiarazioni forti, scene toste, antipatie mai dissimulate, amicizie difficili e rare. Oggi, invece, i piloti di punta della MotoGP mostrano un atteggiamento molto più educato, nei limiti, poco polemico, addirittura amichevole, soft. E di conseguenza i campioni come Pecco sembrano essere assolutamente dei bravi ragazzi, mai sopra le righe, sempre un passo indietro, lontani dalle polemiche e dalle liti. Ma saranno davvero così? Cioè tutti casa e famiglia, fidanzatina, mamma, papà, sorellina e cagnolino? Beh, sì, certamente. E agli affetti non ha mai rinunciato nessuno, neppure il più guascone del passato.

Papà Pietro porge un casco a tema "Uomo Ragno" al piccolo Pecco Bagnaia

Una perfezione quasi mistica

Però c'è un altro aspetto che influenza l'apparire dei campioni di oggi: nel mondo del "politically correct" ci sono più pagine nelle appendici dei contratti su cosa non si può fare, dire, sembrare, che sulla parte economica e sportiva. Perciò delle persone educate e gentili come Pecco vengono ancor più "normalizzate" nel loro sembrare pubblico. Dentro, fino là in fondo, comunque, non arrivano leggi, divieti e regolamenti. Un pilota che vince come ha fatto Pecco guidando così bene da evidenziare una perfezione quasi mistica e una voglia assoluta di ottenere per sé (poi, naturalmente, anche per la squadra, gli sponsor, quelli che lo hanno aiutato...) il massimo, di battere gli altri, metterli dietro, dimostrare la propria superiorità, il proprio talento, la preparazione fisica, la freddezza, l'essere Campione è ancor più vero e tosto.

Fabio Quartararo, Pecco Bagnaia e Aleix Espargaró - ©Motorsport.com

La differenza tra vita privata e pista

Insomma Pecco Bagnaia, come i suoi avversari di oggi, impersona il bravo ragazzo, gentile e umile, disponibile ed educato, amichevole e dolce. Nella vita. In pista, però - credete a me - è bastardo, cattivo, egoista, impietoso, aggressivo, superbo, presuntuoso, ingordo, egocentrico come tutti i campioni, come quelli che una volta nel dopo gara fumavano, bevevano una birra, dicevano parolacce. Perché i grandi piloti - ripeto: in pista - sono tutti fatti di quella pasta lì: grano durissimo, tanto sale da essere indigesti e un casino di lievito per crescere sempre più. E che poi, a cuocere, bruciacchiarsi, venir gettati siano gli altri. Grande Gentil Pecco, campione vero, nella storia di questo sport.