MotoGP, cosa c'è dietro l'addio di Marc Marquez alla Honda

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Guido Meda

Guido Meda

Con la risoluzione consensuale tra Marquez e la Honda si chiude una delle pagine più importanti nella storia del motociclismo. Una separazione arrivata con un anno di anticipo, perché il tempo stringe e con questa Honda non si può più vincere per adesso. Marc ha rinunciato a un ingaggio faraonico, ma sa che in Gresini avrà la libertà di divertirsi in moto insieme al fratello, provando a tornare il miglior pilota al mondo con la moto più performante (la Ducati). E nel 2025 potrebbe nuovamente cambiare squadra

È una pagina che gira. Una pagina fondamentale, tra le più importanti della storia del motociclismo. È quella che descrive la vittoria come forma di libertà, come modo di stare al mondo. Un campione così, uno come Marquez, finché sente che ce n’è ha bisogno di quello e di nient’altro. Se Marquez è arrivato a una separazione dalla Honda con un anno di anticipo sulla scadenza è perché il tempo stringe. Banale, ma sacrosanto. Il tempo stringe troppo ormai per il più fondamentale dei suoi desideri. Con questa Honda vincere non si può più, non ora, non da qualche tempo in qua. E non importa che ci siano dieci anni di gloria e dolori alle spalle, che sembri impossibile pensarli l’uno senza l’altra. Basta. Marquez e la Honda insieme erano un simbolo, eppure, fine della storia. La fine è consensuale, senza pretese reciproche a quanto sembra e non deve essere stato per nulla facile rompere prima del tempo un quadriennale della portata di questo, tra due entità enormi. È possibile che la Honda abbia ammesso con dolore di aver perso la strada nel tragico e infinito periodo dell’infortunio di Marquez, è possibile. Vinceva a mani basse, tutto. Lui. Gli azzardi del rientro anticipato, lo stop prolungato che ne è seguito, la corsa agli armamenti tecnici degli avversari, hanno generato la madre di tutti gli stalli. Nessuno più digerisce la Honda attuale. La stessa Honda che aveva perso Pedrosa, poi Lorenzo e adesso Marquez.

Ha bisogno di risposte

Ora che sa di essere a posto fisicamente Marquez vuole risposte, anche da sé stesso. In questo periodo di vuoto tecnico della Honda anche il modo di guidare è cambiato del tutto. Le MotoGP hanno meno bisogno di strapazzi e di acrobazie, più bisogno invece di staccate profonde, velocità di percorrenza, uscite a tutto abbassatore, stabilità e grip, grip e ancora grip. Non c’è dubbio che Marquez sia un talento fuori dal comune, ma proprio per questo ha bisogno di misurarsi con quelli che al momento sono i riferimenti. Gli altri. Quelli che stanno vincendo al suo posto. Il plotone di Ducati, le Aprilia, le Ktm, non purtroppo la Yamaha.

Ridimensionare per ripartire

Ne ha così bisogno che è disposto a rinunciare a un ingaggio principesco, se non a rinunciare temporaneamente proprio del tutto all’idea di un ingaggio. È disposto a rinunciare a una moto ufficiale, beccandosi quella dell’anno prima, con tutto ciò che comporta il non avere schiere di ingegneri factory ad assecondare ogni suo desiderio. D'altro canto c'è lì un team semplice e attrezzato come il Gresini. C’è suo fratello con cui condividere il box, immerso in una nuova dinamica che fa a meno del compagno di squadra come primo rivale. Anzi. C’è infine la libertà di non dover rispondere in niente ai voleri e alle logiche della Ducati, che ad una squadra clienti non potrà porre condizioni. Ha scelto un anno solo anche per questo, per avere libertà; altrimenti avrebbe firmato con il team Prima Pramac con le sue due moto ufficiali.

Prepararsi all'impatto

In Ducati nel frattempo, si accende una spia e lampeggia un messaggio: prepararsi all'impatto. L’arrivo di Marquez non è di quelli a rilievo zero, per chi la Ducati la sta guidando ora. La sua è una mossa che può destabilizzare i colleghi con potenziali ricadute sul mercato piloti di un futuro nemmeno troppo lontano. Il paradosso è che aggiungendo un altro fortissimo ad un gruppetto di fortissimi, sale il livello della competizione, ma potrebbe pure scendere quello dell’umore. Come ha detto Dall'Igna, in Ducati sono chiamati a un nuovo delicato compito che è quello di preservare l’attuale serenità ambientale.

Gli scenari futuri

Poi ci sono i presupposti per il futuro. Potrebbero delinearsi scenari difficili da prevedere adesso, se non come rapide ipotesi. Marquez, anche ad ingaggio zero, può essere una potenza economica. Può portare con sé sponsor in dote e soldi quanto basta per rilevare il team e farne la sua cuccia da corsa, con l’accordo di Ducati, un po’ sulla scia di ciò che avvenne con Rossi e il team Nastro Azzurro nel 2000 e nel 2001 (non era però proprietario del team). Oppure potrebbe intraprendere più semplicemente un cammino che lo porti a guidare una Ducati factory, quella rossa, con l’eventuale necessità di sacrificare qualcuno tra Bastianini, Martin o Bagnaia. L’ingegner Dall’Igna si è detto giustamente orgoglioso della scelta di Marquez di lasciare la Honda per la Ducati. Appassionato com‘è del proprio lavoro, delle corse e della propria moto, a Dall’Igna potrebbe non dispiacere  per niente avere Marquez in sella alla moto rossa e in condizione di vincere. Ma Marquez potrebbe anche fare una grande retro e tornare in Honda; se nel frattempo i giapponesi avranno cambiato tutto, se ci saranno le condizioni tecniche e le persone nuove che evidentemente al momento non ci sono. Sarebbe un’ipotesi strana e bislacca, ma una Honda vincente farebbe gran comodo a Marquez (anche se non l’avesse sviluppata lui) e un Marquez vincente farebbe gran comodo alla Honda anche se nel frattempo avesse vinto con un’altra casa. E non è del tutto da escludere che l’interruzione sia consensuale, anche perché la porta è rimasta aperta da entrambe le parti. L’ipotesi Ktm, che in molti danno per plausibilissima è invece meno plausibile. Il dream team con Acosta era il sogno degli austriaci, sfumato nel momento in cui a Ktm non sono state concesse le due moto in più che richiedevano. E l’impeto della dirigenza, mortificata dal gran rifiuto, si è affievolito.

Aspettando Gresini

Ora, sul versante dell’ufficialità, manca l’annuncio del team Gresini. Che diamo per scontato. Ma, per come stanno le cose oggi, immaginiamo che serva dell’altro tempo per perfezionare i contorni di un arrivo così sconvolgente per il team italiano. La rottura con Honda ha avuto in questi ultimi giorni un’accelerazione che si aspettavano in pochi. Un contropiede, una derapata alla Marquez che ora si tratta di trasformare con i dettagli in un'accelerata vincente.