Bartolini (Yamaha) a Sky: "Gap di 7-8 decimi con Ducati, serve tempo per colmarlo"

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In un'intervista a Sky Sport, la prima nel suo nuovo ruolo di direttore tecnico di Yamaha dopo la lunga permanenza in Ducati, Massimo Bartolini ha fatto il punto sul lavoro della casa di Iwata per ricucire il gap con Borgo Panigale e le altre moto europee. Eccola qui di seguito

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Dopo quasi 20 anni di Ducati sei in Yamaha: cosa hai trovato? In quali aree stai iniziando a intervenire? A che punto siete?
"Intanto sono molto contento di essere qui in Yamaha. Ovviamente dopo 20 anni di Ducati serve un po' di tempo per abituarsi, ma tutti mi hanno accolto molto bene. E' un ambiente diverso, le culture sono differenti: io ho sempre lavorato in aziende italiane nella mia vita, è la prima volta che lavoro in un'azienda giapponese. Però ad oggi mi sono trovato molto bene, anche se tre mesi è un tempo molto breve. Siamo tutti abbastanza consapevoli che abbiamo molte cose da fare. Però la cosa positiva è che abbiamo in testa quello che c'è da fare: è chiaro che, fra averlo in testa e metterlo in pratica, c'è un po' di differenza. Ma in generale abbiamo identificato le aree dove possiamo migliorare. Un gap di 7-8 decimi richiede tempo per essere recuperato ed è distribuito un po' su tutte le aree. Ci stiamo lavorando, stiamo producendo del materiale e stiamo cercando di mettere insieme la mia esperienza, che è prettamente europea, e quella di Yamaha. L'idea è mettere insieme il buono di entrambi i metodi di lavoro, per cercare di chiudere il gap in tempi ragionevoli".

Si può dire che la Yamaha sia rimasta indietro?
"Più che rimasta indietro, su alcuni campi potrebbero avere un po' sottovalutato l'impatto dei nuovi aspetti che hanno sviluppato gli europei, in particolare Ducati ma anche KTM e Aprilia. Però adesso questa cosa è stata recepita e si sta cercando di investire per coprire il gap. E' chiaro che, se parti un anno o un anno e mezzo dopo a investire pesantemente su alcune aree, ti serve un po' di tempo per chiudere il gap. E' abbastanza normale".

In percentuale l'aerodinamica è diventata preponderante una volta che hai un buon motore?
"L'aerodinamica aggiunge delle forze sulla moto, si tratta quindi di alzare il limite della moto. Per i piloti guidare una moto con aerodinamica può essere uguale o addirittura anche peggiore in termini di feeling. Secondo me le MotoGP attuali e i piloti di oggi sono talmente al limite che, la differenza che una aerodinamica efficiente può aggiungerti è tale da giustificare diversi decimi. Quantificarli esattamente non è facile, però se non riesci ad avere carichi simili o effetti aerodinamici simili è difficile coprire con altre aree quel gap generato dall'aerodinamica. Ad oggi l'aerodinamica è necessaria".

Come gestisce una casa come Yamaha quello che state facendo avendo tra le mani un'idea di regolamento nuovo? Dovete investire soldi per recuperare il gap come hai detto, ma allo stesso tempo pensare che tra tre anni ci sarà una moto diversa da fare...
"Di questo ovviamente se ne tiene conto. Si cerca di portare lo sviluppo nella direzione del nuovo regolamento 2027, che comunque è abbastanza allineato a quello attuale: si cerca di investire il giusto sulle cose che scompariranno come gli abbassatori, però capire il concetto vero dell'aerodinamica e cercare di ottimizzarla, capire il concetto sul motore, capire il concetto sul telaio sono cose che puoi trasportare al 2027. L'investimento viene fatto su tecnologie che comunque verranno utilizzate tra tre anni".

Quanto è fondamentale per il tuo lavoro avere un altro team che porti altre due Yamaha in pista?
"Con un campionato così impegnativo, anche se hai le concessioni e puoi far girare i piloti ufficiali, la verità è che riesci a farli girare molto poco: intanto sono degli uomini e devono recuperare, è impossibile farli guidare di continuo. E poi è comunque difficile con i tempi così ristretti. Sarebbe fondamentale avere un team satellite, per cercare di portare avanti più cose su più piloti. E anche per i piloti stessi, per avere dei confronti e regolarsi meglio nelle scelte e nelle parti dove migliorare".

Venendo da tantissimi anni in Ducati, con un concetto di moto diverso e punti di forza differenti, stai cercando di capire la Yamaha per tirare fuori il meglio dalla M1 oppure pensi che necessiti di una rivoluzione?
"Io sto cercando di capire come funziona la Yamaha, per sfruttare i punti forti che comunque ci sono, anche se dai tempi non sembra (ride, ndr). Stiamo cercando poi di capire cosa si possa fare: è chiaro che, finché l'architettura motore resta diversa, la moto è radicalmente diversa. E quindi tanti concetti che si usavano in Ducati, soprattutto di veicolo, sono molto difficili da applicare qui. Però tanti altri sono comuni e si possono trasportare: penso ai bilanci aerodinamici o al modo di lavorare sull'elettronica, che si può aggiornare e migliorare rispetto a come siamo ora".

Qual è il livello di difficoltà da 1 a 10 tra l'obiettivo prefissato e il suo conseguimento?
"Credo sia una difficoltà nove (ride, ndr). Però le corse sono così: non ci facciamo spaventare, altrimenti facevamo altro".

Dicono che dormi tre ore a notte e che sei il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via, che sei sempre impegnato in meeting. E' vero?
"Non dormo tre ore a notte, ma è vero che in generale dormo poco. Ed è anche vero che passo da un meeting all'altro come una pallina da flipper, è una caratteristica che avevo anche fra gli italiani. Alla fine i giapponesi si stanno abituando...".