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Valentino Rossi, 46 cose da sapere sulla sua vita e sulla sua carriera in MotoGP

MotoGp

Paolo Beltramo

Chi l'avrebbe mai detto! È la frase che più spesso ti viene in mente quando realizzi che Valentino Rossi è arrivato al termine della sua ultima stagione nel Motomondiale. Cerchiamo di reagire a questa nostalgia provando a trovare 46 aneddoti, caratteristiche e curiosità del 46

IL RITIRO DI ROSSI: LO SPECIALE

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1.    La profezia. La valutazione più sbagliata che hanno dato di lui: quell'insegnante che predisse che non avrebbe combinato niente se, anziché studiare, avesse continuato a correre in moto…

 

2.    46. Il numero che usava suo papà Graziano nel 1979, l'anno di nascita di Vale, quando correva in 250 con la pesarese Morbidelli. Insomma un'affettuosa tradizione di famiglia, diventata poi un marchio, un simbolo, uno stemma.

 

3.    Rossifumi. Il primo dei suoi soprannomi cucito sulla tuta in omaggio a Norifumi Abe che al suo esordio in 500, nel 1994 a Suzuka come wild card, con una tuta e una Honda viola, combatté con Schwantz fino al penultimo giro quando cadde. Il coraggio, lo stile aggressivo, i colori, i capelli lunghi, la simpatia di Abe lo colpirono profondamente, tanto da cominciare la carriera mondiale con "Rossifumi" scritto sulla tuta. E comunque ancora oggi il suo autografo è VRossifumi con stella finale. 

 

4.   The Doctor. Il secondo - e definitivo - soprannome. Quando qualcuno fa molto bene qualcosa si dice che sia "un Dottore". Da scherzo (magari anche perché era bravissimo a fare il “check up” della moto) a marchio, a realtà: la laurea Honoris Causa che l'Università di Urbino gli diede nel 2005 in "Comunicazione e pubblicità delle organizzazioni" ha messo tutti d'accordo. E resa felice mamma Stefania.

 

5.    Traverso. Una specie di filosofia di vita: mettere di traverso la macchina, la moto, l’Ape Piaggio. Su terra, asfalto, sabbia, neve.

 

6.    Il Grazia. Il Babbo Graziano che gli trasmise la passione per le corse e la moto e lo aiutò in tutti i modi perché potesse dimostrare il suo valore.

 

7.    Mito1. La Cagiva 125 con la quale corse in Sport Production prima di arrivare al Mondiale.

 

8.    Mito2. Nei primi anni '90 le moto in Tv si vedevano su TelePiù. Nico Cereghini era il commentatore, il sottoscritto faceva le interviste dai box. "Beltramo sei il mio mito!" mi disse una volta un adolescente Valentino Rossi. Guarda te come possono cambiare le cose nella vita!

 

9.    Estetica. Rossi è un maniaco dell'immagine, i suoi caschi sono curatissimi e particolari, così come gli adesivi, gli accessori. Molta parte del merito va ad Aldo Drudi, un geniale grafico romagnolo che iniziò disegnando i caschi di papà Graziano (davvero di rottura per i tempi).

 

10.  Giallo. È il suo colore, gli piace anche un po' fluo. Che poi fossero gli sponsor, casomai, ad adeguarsi! Ed è il colore che più si vede in giro per gli autodromi del mondo: i suoi tifosi sono sempre e ovunque i più numerosi.

11.    Tavullia. Il suo Centro dell'Universo. Il paese dove è nato, dove vive, dove ha le sue attività. Un paese col limite orario di 46 km/h, col N° 46 su ogni casa, con tutto o quasi dedicato a Vale.

 

12.    Londra. L'errore. Chi era straniero poteva risiedere in Inghilterra pagando le tasse soltanto sul reddito prodotto là. Con un obbligo: viverci davvero. Lui stava troppo a Tavullia, d'altronde come starne lontano oltre ai periodi di gare e prove? Errore rimediato, pace fatta col fisco e manager mandato via.

 

13.    Autogestione. Dopo quell'esperienza, ha deciso di fare da solo con l'aiuto di amici e collaboratori, ma basta manager. Decide tutto lui.

 

14.    Uccio. Alessio Salucci, il suo amico del cuore, di più, un fratello fin dai tempi delle elementari. Insomma: senza Uccio non Vale. E viceversa.

 

15.    Fan Club. Il cuore, la passione, l'amicizia. Il boss è il papà di Uccio. È cominciato tutto lì: le idee, le goliardate, le scenette. All'inizio erano pochi amici che hanno seguito Vale in tutti i suoi trionfi, ora fa 7.000 posti gialli a Sepang…

 

16.    Tribù dei Chihuahua. 11 amici storici, ricordati anche sul casco.

 

17.    Tartaruga. Il talismano e uno dei pochi tatuaggi di Vale. La sua si ispira al peluche della tartaruga ninja che aveva da piccolo e che porta sempre con sé. Se sia una combinazione o meno, non so, ma anche Tazio Nuvolari, uno più grandi piloti (auto e moto) mai esistiti, aveva una tartaruga come portafortuna. La sua non era di peluche, ma d’oro e gliel’aveva regalata nel 1932 Gabriele D'Annunzio, con questa dedica: "All'uomo più veloce, l’animale più lento". Una frase che ci sta anche con Rossi.

 

18.    Biaggi. I due non si stavano simpatici, anzi. Sarebbe andata a finire così comunque, due galletti… ma tutto iniziò una sera del 1996 a Suzuka, in Giappone. Si era a cena con Valentino, quando passò Biaggi e disse indicando Rossi: "E tu ricordati che quando parli di me devi prima sciacquarti la bocca…". Ci guardammo in faccia stupiti, senza capire a cosa si riferisse. Vale non dimenticò. Ora comunque hanno buoni rapporti e nostalgia di un dualismo che non c'è più.

 

19.    Gibernau. Era il suo rivale insieme a Biaggi. Ma i due andavano d'accordo, si vedevano a Ibiza, cose così. Poi, una volta, in Qatar la squadra di Sete fece un reclamo contro quella di Rossi e Vale fu costretto a partire ultimo, rimontò, ma poi cadde. Da quel giorno Gibernau non vinse più una gara: alla gara successiva in Malesia sembrava che per lui non esistesse, che fosse trasparente.

 

20.    Auto. È così bravo anche in auto, che abbiamo rischiato che lasciasse le moto per correre in F1. Era il 2005/2006. Pensate cosa ci saremmo persi…

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Dal 1996 a oggi, come è cambiato il mondo di Vale

21.    Stefania. La mamma. Il punto di riferimento, la guida, la parte tosta. Ora una bella signora, un tempo una bellissima ragazza. "Ehi, Vale (aveva 5-6 anni) salutami la mamma". "Sì, te la saluto la Stefi, lo so che ti piace…", rispose…

 

22.    2004. Una stagione fondamentale nella storia di Rossi pilota. L'arrivo alla poco competitiva Yamaha e la vittoria alla prima gara, a Welkom in Sud Africa battendo Max Biaggi. Poi arriverà anche il Mondiale e nascerà il vero grande amore motociclistico di Vale: la Yamaha, appunto.

 

23.    Welkom 2004, l'abbraccio a fine gara con la sua M1. Cosa vi siete detti tu e la tua Yamaha? "A un giro e mezzo dalla fine, quando ero davanti e sentivo Biaggi lì vicino, le dicevo di tenere duro, di non preoccuparsi, dai, le dicevo che ce l'avremmo fatta…Poi abbiamo avuto bisogno di un momento di intimità…".

 

24.    Milano. Una volta Rossi venne a Milano (credo fosse il 1997) per fare alcune fotografie in uno studio. Abbiamo girato insieme sul mio cinquantino, ha guidato lui, io ero dietro e non abbiamo preso la multa…

 

25.    Blues Brothers. Il suo film preferito. Credo che possa raccontarlo secondo per secondo a memoria.

 

26.   John Belushi. Il suo attore preferito (ovviamente). La comicità un po' demenziale lo ha sempre divertito molto.

 

27.    Dediche. Non ne ha mai fatte molte, ma io sono uno (nella sfiga) molto fortunato: quando nel 2009 feci un incidente con lo scooter che mi impedì di andare al Sachsenring. Vale, dopo una pole ottenuta all'ultimo secondo sul bagnato, chiuse l’intervista con Alberto Porta dedicandomi quella pole…è dicendo che ero molto meglio come giornalista che come pilota. Grazie.

 

28.    Memoria. Credo sia una delle persone con la miglior memoria che conosco. Una memoria ampia, ma anche rapida, veloce, reattiva. Gli avevo regalato un volante per videogame e in cambio ci mettemmo d’accordo che mi avrebbe dato uno dei suoi caschi. Era credo il 1997. Il casco mi arrivò nel 2005, ma ogni volta che gli passavo davanti mi passavo la mano nei capelli e lui immediatamente diceva: "Ti ho detto che te lo do. Fa basta con 'sta storia…".

 

29.    Virus. Marco Lucchinelli lo chiamava così quando Vale era piccolo e veniva alle gare con suo papà: sapeva tutto, entrava dappertutto, chiedeva, voleva sapere.

 

30.    Riti. Ne ha molti. Ama, scaranticamente, ripetere gli stessi gesti nello stesso ordine, con la stessa gente, nello stesso posto. Anche quando sale in moto ripete l’inchino attaccato alla pedana, poi mentre esce dai box si alza in piedi e si dà una toccatina...

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Rossi, la mega festa al box dopo l'ultima gara. FOTO

31.    Ordine. È una sua mania. Le cose devono essere perfettamente a posto e messe nel modo giusto.

 

32.    Inter. È una sua grande passione, la tifa da sempre anche se quando era in Aprilia da ragazzino per far arrabbiare il Manager Carlo Pernat, genoano assoluto, diceva di tenere alla Sampdoria.

 

33.    Maradona. Una volta, nel 2008, è venuto al Mugello e gli ha baciato il polso destro sulla griglia di partenza. A fine gara Vale ha ricambiato baciando il piede sinistro del Pibe. E quando ha vinto in Argentina nel 2015 è salito sul podio con la maglia della nazionale e il numero 10 cantando "Ho visto Maradona…".

 

34.    Ronaldo. Da interista il suo idolo.

 

35.    Materazzi. Quando l'Italia vinse i Mondiali del 2006 salì sul podio con la maglia di Materazzi, un suo amico.

 

36.    Difetto. È sempre in ritardo. Sempre. Non c'è verso.

 

37.    Cava. Un luogo dove andava suo padre Graziano "a fare dei traversi" e dove Rossi si allenava in moto con amici e Marco Simoncelli. L'inizio di una storia. Quanto grande, ancora non si sa.

 

38.    Ranch. Il seguito della cava, la crescita, il miglioramento, la professionalizzazione, la salvaguardia di quello spirito, di quella passione. Su un terreno che era di Graziano, nei pressi di Tavullia, Valentino ha ristrutturato un vecchio casolare, ha creato delle piste sulla quali allenarsi con mezzi da fuoristrada e ha iniziato a pensare agli altri e al futuro. Al Ranch vengono organizzati eventi come la "100 Km dei Campioni", vengono invitati altri piloti del mondiale o di altre specialità e personaggi.

 

39.    VR46. Una società di merchandising che ha collaborato anche con la Juventus e altri piloti (fino ai fattacci del 2015 c'era anche Marquez), che vende i propri prodotti in 50 paesi e su tutte le piste del mondo. Molto attiva e che dà lavoro a decine di persone, tutte della zona.

 

40.    VR46 Accademy. L'uso del Ranch, della sua esperienza, della sua passione per far crescere giovani piloti. A disposizione di una decina di fortunati ragazzi c'è tutto: palestra con trainer (Carlo Cambiaghi), nutrizionista, psicologo, corsi di inglese, medico (analisi ogni 15 giorni di sangue e saliva). Il tutto sotto la responsabilità di Uccio e Alby. Come sempre amici, passione, fiducia. Per ora da lì sono usciti due Campioni del Mondo della Moto2 come Franco Morbidelli e Pecco Bagnaia, da lì è iniziata e si è rafforzata la collaborazione che ha portato alla formazione dello SKY Racing Team VR46.

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Da Jovanotti a Ronaldo, tutti i saluti per Vale

41.    Marquez. Passano gli anni, le gare, i Mondiali, succedono cose, il mondo cambia, ma la convinzione che Marc Marquez gli abbia fatto perdere apposta con manovre volontarie e scorrette il Mondiale 2015 resta solida e immutabile nella mente e nel cuore di Vale. Ha ragione, probabilmente, ma un altro avrebbe un po’ lasciato perdere dopo tanto tempo, lui no. Ed è anche questo, la rabbia, la convinzione di aver subito un’ingiustizia che nutre il suo essere pilota insieme alla passione sfrenata, all’amore per la moto, alle sensazioni uniche che guidare quelle bestie lì ti dà.

 

42.    Clienti. Si dice così delle moto affidate alle squadre esterne e non direttamente gestite dalle case. Per la prima volta dopo tantissimi anni Valentino è tornato a essere un “cliente”, un pilota non ufficiale. Vederlo con colori diversi da quelli ufficiali Yamaha è strano.

 

43.    Diventare papà. Un passo importantissimo nella vita, fatto nel momento perfetto, cioè a fine carriera, con una compagna bellissima e da coppia serena, matura, affiatata. Perfetto direi, anzi di più: ricordo che Vale qualche tempo fa disse che avrebbe amato diventare papà di una bambina. Niente eredi per il momento, quindi, e va bene così.

 

44.    Il cerchio si chiude. Da quando aveva firmato per la Honda nel 2000 Rossi è sempre stato pilota ufficialissimo per la marca con la quale aveva scelto di correre, anche se nei primi due anni di 500 aveva colori diversi. Poi arriva il 2021 e Yamaha decide di passare Fabio Quartararo nel team interno e spostare Rossi in quello esterno, il team Petronas a fianco di Morbidelli. Quel che sta capitando lo vediamo tutti, di positivo non c’è nulla nei risultati alla fine, ed è un peccato perché la situazione chiude il cerchio da dove era cominciato, con una moto buona, ma non ufficiale: l’Aprilia 125 del team Sacchi.

 

45.    Il team VR46 in MotoGP. Un passo essenziale per il Mondiale, perché dopo 26 anni di crescita gialla, di veloce e continuo salire rossiano, di situazioni oramai diventate comuni in tutto il mondo, di un pilota che - vincendo, ma anche non facendolo - ha marchiato, determinato, fatto evolvere un’intera era del motociclismo.

 

46.    La fine senza fine. Eccoci alla fine che però non finirà qui, quest’anno, in questo 2021. No, quello che Rossi ha rappresentato, fatto, inventato, creato, detto, portato nel circo delle moto non ha precedenti. E credo che non avrà neppure successori. Troppo grande il suo modo di essere campione, troppo diverso, divertente, magico, tosto. Quindi il suo 46, per quanto ritirato come pochi altri numeri, continuerà a sventolare in tutto il mondo per anni. E a noi che lo abbiamo vissuto (io praticamente da quando è nato) possiamo dirgli una sola parola: Grazie per tutto quello che hai fatto e per come l’hai fatto. Per chi da anni o addirittura da sempre non lo ha mai apprezzato o addirittura l'ha odiato, a chi ammirava le sue capacità del lecca..lo, bè vedrete cari odiatori che mancherà più a voi che a noi. Il che dice tutto.

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