Rossi: "La moto ha un'anima e non bisogna farla arrabbiare"
MotoriIntervista esclusiva di Prisca Taruffi all'otto volte campione del mondo (in onda giovedì alle 22.30 su ESPN, canale 216 di SKY): "Il compagno di squadra è sempre il primo nemico da battere, ma niente in confronto alla rivalità con Max Biaggi"
Ecco l'intervista esclusiva che andrà in onda all'interno di "The Doctor", speciale in onda in esclusiva assoluta su ESPN Classic (canale 216 di Sky) giovedì alle ore 22.30 (in replica venerdì 4 settembre alle ore 14.30).
Valentino, come descriveresti il rapporto che hai con la tua moto?
«Non penso che la moto sia solo un pezzo di ferro, anzi penso che abbia un’anima perché una cosa così bella non può non avere un’anima. Una moto è come una bella donna, delle volte è arrabbiata, delle volte ti dà delle grandi soddisfazioni, ma devi sempre cercare di non farla arrabbiare perché altrimenti ci potrebbero essere dei problemi».
Che cosa ti ha dato tuo papà sia come pilota che a livello umano?
«Graziano è un buon padre ed è stato fondamentale per la mia carriera. E’ stato un pilota di grande talento che però per sfortuna (infortuni, cadute e incidenti) non ha vinto quel che doveva vincere. Secondo me io sono arrivato per finire il lavoro che lui aveva cominciato. Umanamente mi ha insegnato che bisogna fare le cose divertendosi, essere seri, lavorare, però allo stesso tempo senza prendersi troppo sul serio. Ho fatto mio il suo modo di pensare».
Qual è il circuito del Mondiale cui sei più legato?
«Brno è un circuito magico per me. Nel 1996 lì ho ottenuto la mia prima pole position e ho vinto il primo Gran Premio in 125cc. Proprio su quella pista l’anno successivo mi sono laureato campione del Mondo. E’ stata una gara difficilissima perché ero molto teso, non ero rilassato come nelle altre gare di quell’anno. Dopo una gran battaglia sono riuscito ad arrivare terzo, risultato che mi era però sufficiente per conquistare matematicamente il titolo iridato. Vincere il mondiale salendo sul podio penso sia un gran bel modo di festeggiare».
Perché hai scelto il numero 46?
«Perecchi anni fa ricordo di aver visto una foto di mio padre, relativa alla sua prima vittoria in 250cc. Era in sella a una Morbidelli con il numero 46. Quel giorno ho deciso che il 46 sarebbe stato anche il mio numero».
Ricordi ancora il tuo primo successo nella classe regina?
«La prima vittoria in 500cc non si scorda mai. In quegli anni (Valentino Rossi ha vinto la sua prima gara in 500cc nel GP di Gran Bretagna del 2000, ndr) si correva con le 500cc a due tempi che erano delle moto incredibili. E’ stata una gara difficile, perché pioveva molto. E il circuito di Donington, quando piove, non ha molto grip. Quindi era difficilissimo rimanere in piedi. Ricordo una grande battaglia con Kenny Roberts Junior e Jeremy McWilliams. Vincere la prima gara in 500cc è stato un altro sogno che si è avverato».
Per ottenere grandi vittorie bisogna tener testa a grandi avversari. Qual è stato il tuo rapporto con Max Biaggi?
«Quando io ero un tifoso di motociclismo non ero un tifoso di Biaggi. Il nostro dualismo si è inasprito nel tempo perché ovviamente i giornalisti hanno avuto terreno fertile ad alimentare la nostra rivalità. Biaggi è un grande pilota, come me ha sempre puntato a vincere il Mondiale. E per raggiungere il mio obiettivo mi sono dovuto scontrare anche con lui. Io comunque conservo un bel ricordo della mia rivalità con Biaggi. In pista abbiamo dato vita a delle grandi sfide e penso che la gente si sia anche divertita».
A proposito di grandi sfide: perché nel 2004 hai deciso di passare dalla Honda alla Yamaha?
«La Honda era la moto imbattibile fino al 2003. Aver scelto di cambiare e di correre nel 2004 con la Yamaha è stata una scelta molta coraggiosa. Ho ponderato a lungo la mia decisione di cambiare team. Sono molto contento della mia scelta, perché penso che le scelte coraggiose siano sempre supportate dalla fortuna».
In gara chi consideri il tuo principale rivale?
«Il tuo primo avversario è il tuo compagno di team. Perché ha la tua stessa moto e le tue stesse gomme. Io guardo sempre molto al mio compagno di squadra. Ho un buon rapporto con Lorenzo, andiamo d’accordo anche se vogliamo entrambi vincere».
COMMENTA NEL FORUM DEL MOTOMONDIALE
Valentino, come descriveresti il rapporto che hai con la tua moto?
«Non penso che la moto sia solo un pezzo di ferro, anzi penso che abbia un’anima perché una cosa così bella non può non avere un’anima. Una moto è come una bella donna, delle volte è arrabbiata, delle volte ti dà delle grandi soddisfazioni, ma devi sempre cercare di non farla arrabbiare perché altrimenti ci potrebbero essere dei problemi».
Che cosa ti ha dato tuo papà sia come pilota che a livello umano?
«Graziano è un buon padre ed è stato fondamentale per la mia carriera. E’ stato un pilota di grande talento che però per sfortuna (infortuni, cadute e incidenti) non ha vinto quel che doveva vincere. Secondo me io sono arrivato per finire il lavoro che lui aveva cominciato. Umanamente mi ha insegnato che bisogna fare le cose divertendosi, essere seri, lavorare, però allo stesso tempo senza prendersi troppo sul serio. Ho fatto mio il suo modo di pensare».
Qual è il circuito del Mondiale cui sei più legato?
«Brno è un circuito magico per me. Nel 1996 lì ho ottenuto la mia prima pole position e ho vinto il primo Gran Premio in 125cc. Proprio su quella pista l’anno successivo mi sono laureato campione del Mondo. E’ stata una gara difficilissima perché ero molto teso, non ero rilassato come nelle altre gare di quell’anno. Dopo una gran battaglia sono riuscito ad arrivare terzo, risultato che mi era però sufficiente per conquistare matematicamente il titolo iridato. Vincere il mondiale salendo sul podio penso sia un gran bel modo di festeggiare».
Perché hai scelto il numero 46?
«Perecchi anni fa ricordo di aver visto una foto di mio padre, relativa alla sua prima vittoria in 250cc. Era in sella a una Morbidelli con il numero 46. Quel giorno ho deciso che il 46 sarebbe stato anche il mio numero».
Ricordi ancora il tuo primo successo nella classe regina?
«La prima vittoria in 500cc non si scorda mai. In quegli anni (Valentino Rossi ha vinto la sua prima gara in 500cc nel GP di Gran Bretagna del 2000, ndr) si correva con le 500cc a due tempi che erano delle moto incredibili. E’ stata una gara difficile, perché pioveva molto. E il circuito di Donington, quando piove, non ha molto grip. Quindi era difficilissimo rimanere in piedi. Ricordo una grande battaglia con Kenny Roberts Junior e Jeremy McWilliams. Vincere la prima gara in 500cc è stato un altro sogno che si è avverato».
Per ottenere grandi vittorie bisogna tener testa a grandi avversari. Qual è stato il tuo rapporto con Max Biaggi?
«Quando io ero un tifoso di motociclismo non ero un tifoso di Biaggi. Il nostro dualismo si è inasprito nel tempo perché ovviamente i giornalisti hanno avuto terreno fertile ad alimentare la nostra rivalità. Biaggi è un grande pilota, come me ha sempre puntato a vincere il Mondiale. E per raggiungere il mio obiettivo mi sono dovuto scontrare anche con lui. Io comunque conservo un bel ricordo della mia rivalità con Biaggi. In pista abbiamo dato vita a delle grandi sfide e penso che la gente si sia anche divertita».
A proposito di grandi sfide: perché nel 2004 hai deciso di passare dalla Honda alla Yamaha?
«La Honda era la moto imbattibile fino al 2003. Aver scelto di cambiare e di correre nel 2004 con la Yamaha è stata una scelta molta coraggiosa. Ho ponderato a lungo la mia decisione di cambiare team. Sono molto contento della mia scelta, perché penso che le scelte coraggiose siano sempre supportate dalla fortuna».
In gara chi consideri il tuo principale rivale?
«Il tuo primo avversario è il tuo compagno di team. Perché ha la tua stessa moto e le tue stesse gomme. Io guardo sempre molto al mio compagno di squadra. Ho un buon rapporto con Lorenzo, andiamo d’accordo anche se vogliamo entrambi vincere».
COMMENTA NEL FORUM DEL MOTOMONDIALE