2010 ancora nel segno di Valentino Rossi e della Yamaha
MotoriLa due giorni di prove sul circuito malese di Sepang ha già mostrato quali saranno le forze in campo che si contenderanno il Mondiale nella prossima stagione di MotoGp. Valentino è già velocissimo, ma Honda e Ducati non staranno di certo a guardare
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La due giorni di Sepang si è chiusa nel segno di Valentino Rossi infrangendo i sogni di molti. Team manager, piloti e case costruttrici, in molti si erano illusi di poter contrastare il mito. Sbagliavano, almeno per il momento. Ma dei segnali si vedono, se non altro di buona volontà, di non totale rassegnazione allo status quo. Lo scorso anno erano in quattro con alle spalle tre colossi industriali, Yamaha, Ducati e Honda, a dare la caccia al 46, oggi da quello che si è visto in pista, la battaglia ricomincia anche con il supporto della Suzuki.
La Honda ha cambiato metodo, persone e mentalità nei confronti della MotoGp. Fautrice di tutti i controversi regolamenti che hanno portato all'estinzione prima la classe 500 2t per la Motogp 1000 e poi suprema sostenitrice della cilindrata a 800 cc, dopo il cambio di casacca di Valentino Rossi nel 2004, è riuscita a vincere un solo titolo mondiale. Un bottino un po' magro che ora si vorrebbe più pesante. Il primo passo è stato quello di progettare una moto tutta nuova, il secondo è stato - per la prima volta in tanti anni - di dare questa creatura sia ai piloti ufficiali che ai privati, in totale 6 pezzi. A dir la verità lo spagnolo Pedrosa e Dovizioso, da "interni" dispongono di una raffinata elettronica, che per il momento gli altri non hanno. Ma piuttosto che avere 3 diversi modelli di moto in pista, come accadeva fino allo scorso anno, oggi ce n'è uno solo. Quello che ancora manca, ma è sicuramente presto, dato che questo è stato il primo test collettivo, sono i tempi.
Discorso simile per la Ducati. La casa italiana, ha capito perfettamente di non potersi permettere il fatto di avere un solo pilota - l'australiano Stoner - in grado di guidare la Desmosedici ai massimi livelli. La priorità è stata, nel lavoro invernale, cercare di smussare lo spigoloso comportamento della Rossa, cercando di renderla più accessibile, anche ai piloti che sono alla prima esperienza nella Motogp. L'impegno si vede; lo statunitense Hayden, compagno di Stoner, ha ricevuto in esclusiva una carena fatta sulle sue misure fisiche in galleria del vento. Lo spagnolo Hector Barberà, uno dei piloti che salgono di categoria dalla ormai scomparsa 250, ha fatto molto bene chiudendo in 12/a posizione oggi. Rispetto al passato, quando piloti di esperienza che sedevano per la prima volta sulla Ducati si ritrovavano ultimi, si tratta di un buon inizio di lavoro. Peccato che alla fine il migliore dei piloti Ducati rimanga sempre lui, Casey Stoner.
La Suzuki, poi sta cercando di svegliarsi da un torpore letargico che dura dal 2000. Dieci anni fa, infatti Kenny Roberts Jr conquistava l'ultimo titolo per la casa di Hamamatsu, da allora più nulla. Con solo 2 piloti contro 5 Ducati, 4 Yamaha e 6 Honda, è difficile, ma il fatto di aver portato in Malaysia moltissimo materiale da provare fa ben sperare. Il problema è che a fare il superlavoro è un pilota solo, Loris Capirossi, mentre altri possono contare anche dello sviluppo fatto, a volte inconsapevolmente anche dai piloti privati.
Ci sono poi da esaminare la Yamaha e Jorge Lorenzo. La prima potrebbe stare tranquilla con il solo Rossi, ma i dirigenti della casa dei tre diapason sanno benissimo che Valentino non è eterno e che, come è arrivato da loro, può andare benissimo da qualche altra parte e per questo sta preparandosi il futuro. Quello più lontano si chiama Ben Spies, americano e campione del mondo in carica della Superbike. Quello più vicino si chiama Jorge Lorenzo, ma per lui Valentino ha già iniziato a tessere la sua tela. La prima mossa è stata quella di non far vedere più al compagno di squadra la telemetria e i dati di messa a punto della sua moto, la seconda, per ora, è stata quella di girare subito fortissimo con la nuova M1, con naturalezza.
La due giorni di Sepang si è chiusa nel segno di Valentino Rossi infrangendo i sogni di molti. Team manager, piloti e case costruttrici, in molti si erano illusi di poter contrastare il mito. Sbagliavano, almeno per il momento. Ma dei segnali si vedono, se non altro di buona volontà, di non totale rassegnazione allo status quo. Lo scorso anno erano in quattro con alle spalle tre colossi industriali, Yamaha, Ducati e Honda, a dare la caccia al 46, oggi da quello che si è visto in pista, la battaglia ricomincia anche con il supporto della Suzuki.
La Honda ha cambiato metodo, persone e mentalità nei confronti della MotoGp. Fautrice di tutti i controversi regolamenti che hanno portato all'estinzione prima la classe 500 2t per la Motogp 1000 e poi suprema sostenitrice della cilindrata a 800 cc, dopo il cambio di casacca di Valentino Rossi nel 2004, è riuscita a vincere un solo titolo mondiale. Un bottino un po' magro che ora si vorrebbe più pesante. Il primo passo è stato quello di progettare una moto tutta nuova, il secondo è stato - per la prima volta in tanti anni - di dare questa creatura sia ai piloti ufficiali che ai privati, in totale 6 pezzi. A dir la verità lo spagnolo Pedrosa e Dovizioso, da "interni" dispongono di una raffinata elettronica, che per il momento gli altri non hanno. Ma piuttosto che avere 3 diversi modelli di moto in pista, come accadeva fino allo scorso anno, oggi ce n'è uno solo. Quello che ancora manca, ma è sicuramente presto, dato che questo è stato il primo test collettivo, sono i tempi.
Discorso simile per la Ducati. La casa italiana, ha capito perfettamente di non potersi permettere il fatto di avere un solo pilota - l'australiano Stoner - in grado di guidare la Desmosedici ai massimi livelli. La priorità è stata, nel lavoro invernale, cercare di smussare lo spigoloso comportamento della Rossa, cercando di renderla più accessibile, anche ai piloti che sono alla prima esperienza nella Motogp. L'impegno si vede; lo statunitense Hayden, compagno di Stoner, ha ricevuto in esclusiva una carena fatta sulle sue misure fisiche in galleria del vento. Lo spagnolo Hector Barberà, uno dei piloti che salgono di categoria dalla ormai scomparsa 250, ha fatto molto bene chiudendo in 12/a posizione oggi. Rispetto al passato, quando piloti di esperienza che sedevano per la prima volta sulla Ducati si ritrovavano ultimi, si tratta di un buon inizio di lavoro. Peccato che alla fine il migliore dei piloti Ducati rimanga sempre lui, Casey Stoner.
La Suzuki, poi sta cercando di svegliarsi da un torpore letargico che dura dal 2000. Dieci anni fa, infatti Kenny Roberts Jr conquistava l'ultimo titolo per la casa di Hamamatsu, da allora più nulla. Con solo 2 piloti contro 5 Ducati, 4 Yamaha e 6 Honda, è difficile, ma il fatto di aver portato in Malaysia moltissimo materiale da provare fa ben sperare. Il problema è che a fare il superlavoro è un pilota solo, Loris Capirossi, mentre altri possono contare anche dello sviluppo fatto, a volte inconsapevolmente anche dai piloti privati.
Ci sono poi da esaminare la Yamaha e Jorge Lorenzo. La prima potrebbe stare tranquilla con il solo Rossi, ma i dirigenti della casa dei tre diapason sanno benissimo che Valentino non è eterno e che, come è arrivato da loro, può andare benissimo da qualche altra parte e per questo sta preparandosi il futuro. Quello più lontano si chiama Ben Spies, americano e campione del mondo in carica della Superbike. Quello più vicino si chiama Jorge Lorenzo, ma per lui Valentino ha già iniziato a tessere la sua tela. La prima mossa è stata quella di non far vedere più al compagno di squadra la telemetria e i dati di messa a punto della sua moto, la seconda, per ora, è stata quella di girare subito fortissimo con la nuova M1, con naturalezza.