Dentro la Clinica Mobile, gli angeli del Motomondiale

Motori
Il dottor Claudio Costa è a capo della Clinica Mobile dal 1976

IL REPORTAGE. Intervista esclusiva a Claudio Costa, il dottore dei piloti. Viaggio all'interno della struttura che interviene nei momenti critici (e non solo) di un gran premio. Lo staff, i volti e le esperienze di una storia cominciata 36 anni fa

di Alfredo Alberico
da Misano Adriatico (RN)

E' l'alba dell'11 novembre 2011. Sembra stia per chiudersi un'epoca quando il dottor Claudio Costa, dal 1976 medico del Motomondiale, annuncia un possibile e imminente addio alla sua creatura: la Clinica Mobile. Il dolore per la morte di Marco Simoncelli in Malesia è talmente forte da spiazzarlo: "Dopo di lui non ci sono più eroi - comunica all'Ansa - il circuito non ha più bisogno di me".

A distanza di un anno le cose sono apparentemente cambiate. Il dottore dei piloti è ancora lì, con il suo staff di fisioterapisti e infermieri, pronto a curare ferite e ammaccature. Anche dell'anima, dicono. Costa ci ha aperto le porte di questo ospedale viaggiante, dove abbiamo incrociato volti e ascoltato racconti di una storia cominciata 36 anni fa.

Chi è Claudio Costa? - Nato a Imola nel febbraio del 1941, si è laureato in medicina nel 1967. Tre le specializzazioni: clinica ortopedica e traumatologica, fisio-chinesiterapia ortopedica, medicina dello sport. Il padre, Francesco detto "Checco", è stato tra i più importanti organizzatori di gare motociclistiche a livello internazionale. "Io sono il suo sogno -dice-. Ha voluto fortemente che facessi parte di questo mondo".

Cos'è la Clinica Mobile? - E' un'invenzione di Costa: "Negli anni in cui portammo il rianimatore a bordo pista, ci rendemmo conto della necessità di creare una struttura del genere". Ospedale itinerante ma anche casa. Chi entra qui lo fa non solo per rimettersi in sesto da una caduta, ma anche per cercare un angolo di tranquillità. "E così da ospedale la clinica diventa altare - spiega Costa - su cui il pilota celebra il rito magico di risorgere dalle ferite, dalle fratture e dalle malattie per continuare a inseguire i propri sogni". Esagerato? Retorico? Eppure chi conosce Costa e il suo lavoro sottoscrive queste parole.

Lo staff - Conta 77 persone, suddivise nelle varie specialità mediche (anstesisti rianimatori, ortopedici, gessisti, fisioterapisti, radiologi), senza dimenticare gli autisti che guidano le due Cliniche Mobili e gli addetti alle hospitality,  manutenzioni approvvigionamenti, segreteria. Le equipe mediche che seguono i campionati del mondo di MotoGp e Superbike sono composte da un numero di operatori di circa 12-14 per ogni gara.

Un pezzo di storia - I nomi storici dei medici e paramedici che partecipano più frequentemente agli eventi sono quelli di Massimo Corbascio, Ruggero Mattioli, Marco Bandini, Michele Zasa; tra i fisioterapisti, invece, Bernard Achou, Maurizio Solaroli, Cristian Esposito, Giuseppe Triossi e i radiologi Giorgio Rinaldi ed Enzo Braghini.

Gli interventi
- Un gruppo che lavora in perfetta sintonia, roba da fare invidia alle migliori famiglie. Una menzione a parte per Francesca Spagnoli, gessista, da anni accanto al dottor Costa. Una figura materna della quale "non si può non parlare - dice Paolo Castelli, uno dei fisioterapisti -, perché il suo è un ruolo chiave".
La Clinica Mobile lavora a stretto contatto con la Medical Division guidata dal dottor Michele Macchiagodena, un altro italiano tra gli angeli del Motomondiale.