Rossi e la serenità perduta. A Sepang un nuovo Valentino?
MotoriDopo la morte di Marco Simoncelli il "Dottore" non è riuscito più a ottenere risultati di rilievo. A fare la differenza la psicologia o la qualità della moto? Qui in Malesia potrebbe arrivare il grande risultato per ritrovare la gioia dei tempi migliori
di Lucio Rizzica
In questo momento la MotoGp sta correndo in Malesia. Non importa il risultato, quel che scrivo va al di là di un successo o di un podio che l’immenso talento di Valentino Rossi potrebbe regalare agli sportivi italiani. Prendo spunto dalle riflessioni di altri, come spesso accade a chi fa il dannato ‘mestiere’ del giornalista. In tanti si sono stupìti che a Sepang Valentino non abbia mai accennato a Marco Simoncelli e alla sua morte. Un quotidiano sportivo rosa ha ospitato l’analisi del Dott. Pietro Roberto Goisis, psichiatra-psicoanalista S.P.I. e docente all’Università Cattolica di Milano. Ho letto tutto attentamente: l’elaborazione del trauma, il superamento del trauma, la rimozione: "Procedimenti necessari per riappropriarsi di una immagine di se stessi caratterizzata da forza e coraggio". Tutto vero. Ma accanto alla forza del ragionamento scientifico vorrei proporne uno emotivo, perché lo sport è emozione. Nel bene e nel male. Per questo rendo pubblico ora quel che ho pensato e penso da quel maledetto giorno in cui il Sic se n’è andato. Negli occhi l’immagine di una moto imbizzarrita che disarciona il suo cavaliere, lo accompagna sotto le ruote di chi lo segue e poi scivola via in direzione opposta a un corpo esanime, un fantoccio inanimato, senza casco, i riccioli sparsi sull’asfalto. Le immagini tv in quel momento seguono anche Valentino. E’ nel suo sguardo smarrito e velato da doloroso sbigottimento, in quello sguardo veloce gettato all’indietro che nella mia testa si è fatto strada il pensiero che di lì in avanti tutto sarebbe stato diverso.
Valentino era amico di Marco, i due si somigliavano, estrosi e anticonformisti. A Marco era stato disegnato un futuro da Vale e Vale si rivedeva in quel ragazzo che era diventato spontaneamente e naturalmente il suo fratello minore in pista. Con tutta la sua imponenza, l’esuberanza, la schiettezza da pilota maudi. In quello sguardo lungo un attimo si è fatto largo il trauma della perdita di qualcosa di più di un amico, un fratello, un rivale. In quel corpo immobile Valentino ha riconosciuto la proiezione di un se stesso più giovane, l’amico che gli era finito repentinamente tra le ruote. In quello sguardo c’era tutto il dolore di chi percepisce il dramma, ma anche lo smarrimento di chi sa che riaccelerando ne resterà inevitabilmente segnato. E dovrà camminare assieme al fantasma di qualcosa prima sconosciuto: la verginità perduta rispetto alla sofferenza autentica del pilota; la consapevolezza di avere incolpevolmente investito la proiezione del se stesso più giovane. Uccidendo per sempre il presente di entrambi che si specchiava in quel futuro del Sic così simile al suo passato.
In quello sguardo fuggente si legge chiara la domanda estrema: perché? Perché io qui integro dopo tanti anni di cazzate e tu, specchio di quel che fui e sono, a terra senza più vita? Perché io qui a correre con le lacrime che già mi rigano il viso e tu perduto per sempre? Non c’è bisogno di scomodare psicologia e psichiatria quando il tuo personalissimo bosone di Higgs, la particella da cui tutto si origina e grazie a cui tutto trova equilibrio dentro di te, improvvisamente si incrina e non basta più. Si confonde e ti confonde, portandosi via tutte le tue certezze di una vita, il tuo sorriso guascone e anche chi avrebbe ereditato il tuo disincanto. In quello sguardo smarrito lungo un istante c’è anche lo smarrimento di tutto il sistema su cui poggia quel quid che fa la differenza fra un campione e un extraterrestre.
Nel momento dell’impatto Valentino è tornato sulla terra ed ha lasciato l’alieno a piangere lì accanto al suo specchio. Nel suo ultimo capolavoro, ‘Livelli di vita’, Julian Barnes dedica un capitolo intero ai sentimenti e scrive a proposito di una vedovanza che: “A un certo punto una delle due persone viene meno. E ciò che viene meno è più della somma di ciò che c’era”. Vale anche per un’amicizia vera, e vale per Vale. In quello sguardo sulla tragedia c’è la confessione a se stessi che da quel momento in avanti l’assenza dell’amico finito sotto le ruote produrrà una perdita ancora maggiore del lutto. Il dolore in Valentino di aver perduto un po’ anche se stesso. Per questo credo che, comunque sarà andata a Sepang quando avrò messo il punto finale a questo articolo, il giudizio su Rossi non potrà in ogni caso cambiare. E’ stato un extraterrestre, è diventato poi un uomo in cerca della serenità perduta. Proprio per questo se mai dovesse tornare ad essere quel che è stato, tutto avrà ancor più valore. Molto di più. E sarà anche il giorno della giusta rivincita del Sic…
In questo momento la MotoGp sta correndo in Malesia. Non importa il risultato, quel che scrivo va al di là di un successo o di un podio che l’immenso talento di Valentino Rossi potrebbe regalare agli sportivi italiani. Prendo spunto dalle riflessioni di altri, come spesso accade a chi fa il dannato ‘mestiere’ del giornalista. In tanti si sono stupìti che a Sepang Valentino non abbia mai accennato a Marco Simoncelli e alla sua morte. Un quotidiano sportivo rosa ha ospitato l’analisi del Dott. Pietro Roberto Goisis, psichiatra-psicoanalista S.P.I. e docente all’Università Cattolica di Milano. Ho letto tutto attentamente: l’elaborazione del trauma, il superamento del trauma, la rimozione: "Procedimenti necessari per riappropriarsi di una immagine di se stessi caratterizzata da forza e coraggio". Tutto vero. Ma accanto alla forza del ragionamento scientifico vorrei proporne uno emotivo, perché lo sport è emozione. Nel bene e nel male. Per questo rendo pubblico ora quel che ho pensato e penso da quel maledetto giorno in cui il Sic se n’è andato. Negli occhi l’immagine di una moto imbizzarrita che disarciona il suo cavaliere, lo accompagna sotto le ruote di chi lo segue e poi scivola via in direzione opposta a un corpo esanime, un fantoccio inanimato, senza casco, i riccioli sparsi sull’asfalto. Le immagini tv in quel momento seguono anche Valentino. E’ nel suo sguardo smarrito e velato da doloroso sbigottimento, in quello sguardo veloce gettato all’indietro che nella mia testa si è fatto strada il pensiero che di lì in avanti tutto sarebbe stato diverso.
Valentino era amico di Marco, i due si somigliavano, estrosi e anticonformisti. A Marco era stato disegnato un futuro da Vale e Vale si rivedeva in quel ragazzo che era diventato spontaneamente e naturalmente il suo fratello minore in pista. Con tutta la sua imponenza, l’esuberanza, la schiettezza da pilota maudi. In quello sguardo lungo un attimo si è fatto largo il trauma della perdita di qualcosa di più di un amico, un fratello, un rivale. In quel corpo immobile Valentino ha riconosciuto la proiezione di un se stesso più giovane, l’amico che gli era finito repentinamente tra le ruote. In quello sguardo c’era tutto il dolore di chi percepisce il dramma, ma anche lo smarrimento di chi sa che riaccelerando ne resterà inevitabilmente segnato. E dovrà camminare assieme al fantasma di qualcosa prima sconosciuto: la verginità perduta rispetto alla sofferenza autentica del pilota; la consapevolezza di avere incolpevolmente investito la proiezione del se stesso più giovane. Uccidendo per sempre il presente di entrambi che si specchiava in quel futuro del Sic così simile al suo passato.
In quello sguardo fuggente si legge chiara la domanda estrema: perché? Perché io qui integro dopo tanti anni di cazzate e tu, specchio di quel che fui e sono, a terra senza più vita? Perché io qui a correre con le lacrime che già mi rigano il viso e tu perduto per sempre? Non c’è bisogno di scomodare psicologia e psichiatria quando il tuo personalissimo bosone di Higgs, la particella da cui tutto si origina e grazie a cui tutto trova equilibrio dentro di te, improvvisamente si incrina e non basta più. Si confonde e ti confonde, portandosi via tutte le tue certezze di una vita, il tuo sorriso guascone e anche chi avrebbe ereditato il tuo disincanto. In quello sguardo smarrito lungo un istante c’è anche lo smarrimento di tutto il sistema su cui poggia quel quid che fa la differenza fra un campione e un extraterrestre.
Nel momento dell’impatto Valentino è tornato sulla terra ed ha lasciato l’alieno a piangere lì accanto al suo specchio. Nel suo ultimo capolavoro, ‘Livelli di vita’, Julian Barnes dedica un capitolo intero ai sentimenti e scrive a proposito di una vedovanza che: “A un certo punto una delle due persone viene meno. E ciò che viene meno è più della somma di ciò che c’era”. Vale anche per un’amicizia vera, e vale per Vale. In quello sguardo sulla tragedia c’è la confessione a se stessi che da quel momento in avanti l’assenza dell’amico finito sotto le ruote produrrà una perdita ancora maggiore del lutto. Il dolore in Valentino di aver perduto un po’ anche se stesso. Per questo credo che, comunque sarà andata a Sepang quando avrò messo il punto finale a questo articolo, il giudizio su Rossi non potrà in ogni caso cambiare. E’ stato un extraterrestre, è diventato poi un uomo in cerca della serenità perduta. Proprio per questo se mai dovesse tornare ad essere quel che è stato, tutto avrà ancor più valore. Molto di più. E sarà anche il giorno della giusta rivincita del Sic…