Dopo l’incidente gravissimo alla Dakar 2010, il pilota sardo torna in gara. Lo fa da privato, con un obiettivo chiaro: terminare la corsa più dure di tutte arrivando a Buenos Aires
E' arrivata la conferma formale, definitiva, emozionante e quasi commovente, del ritorno di Luca Manca alla Dakar. Non è l’iscrizione o la presentazione del team e del pilota, ma un video che sintetizza l’amore di Luca per il Rally e per la sua terra. Vittima di un incidente maledetto e per due interminabili mesi in coma in Cile, Luca Manca ha pian piano ricostruito, con grande spirito di sacrificio e determinazione, i presupposti per realizzare il suo sogno della Dakar. Pronti!
Nel 2010, la seconda Dakar in Sud America - “Sentivo di potercela fare, i primi giorni della mia gara lo avevano dimostrato. Ma la mia strategia era saltata, adesso avevo fretta di riprendere la posizione, quale non sapevo, non era dato sapere… Quando parti indietro una delle condanne è la polvere di quelli che ti precedono. Tanti, quasi tutti in quel caso. Molti sono più lenti, ma ugualmente bravi ad alzare la polvere del deserto. Vedo poco, a tratti niente, continuo ad avanzare, un sorpasso dietro l’altro. Anche questo è anomalo, contrario ai presupposti. I primi giorni, insieme ai più veloci, si era in pochi. Ora sono nel mucchio…”
I momenti prima dell’incidente del 2010 - “La polvere è spessa, impenetrabile. Mi avvicino a un concorrente. Non so chi sia. Non lo saprò neanche dopo. Questi sono i ricordi. L’ambiente, l’atmosfera di chi insegue nella polvere e un concorrente davanti a me, con una moto da enduro e un grande serbatoio. Poi più nulla. Non ho più ricordi… Ho passato due mesi in coma all’ospedale. Prima a Calama, poi a Santiago del Cile. Non ho sofferto. Non ho avuto la sensazione né il ricordo della mia sofferenza. So che hanno sofferto i miei cari, i miei amici, molti appassionati. Poi mi sono risvegliato. Non conservo traumi, ma ho portato addosso le conseguenze per molto tempo…”
Le difficoltà dopo il coma – “All’inizio il problema era il senso dell’equilibrio. Chissà se potrò risalire in moto. Mi piacerebbe infinitamente. Anche indossare il casco sulla testa ferita, mi fa male, mi da fastidio e dolore ma pian piano riprendo. Il “test” con una moto leggera è andato bene, riprendo ad allenarmi, a ricostruirmi fisicamente. Problemi alla memoria, quella vicina, ma con il tempo recupero. Inizio a pensarci più seriamente…”
La voglia di ricominciare - “Ripartire per la Dakar. Non è cosa facile. C’è sempre la possibilità che i medici me lo impediscano che non mi ritengano all’altezza. Non dovessi farcela posso sempre coltivare la mia antica passione, rinunciare alle gare ma non alla passione. Finalmente ci sono, mi daranno il numero 99 alla Dakar 2017 Paraguay-Bolivia-Cile. Porto la Sardegna nel cuore, la bandiera con i quattro mori sulla mia tuta. Ho ricevuto aiuti dalla federazione, da KTM Italia. La Sardegna, quella istituzionale non mi ha aiutato, ma i sardi, i miei conterranei sì. Li porto con me tutti quanti, faccio la Dakar anche per loro, per tutti quelli che l’hanno sognata. Rassicuratevi, non state in pensiero per me. Sono cambiate molte cose. Sto bene ma il mio momento, il momento del pilota è passato quel giorno. Non vado per vincere, non vado neanche per un risultato. E non parto per “vendetta”, non ho nessun conto in sospeso. Desidero solo finire la mia Dakar… sette anni dopo!”
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