Nella seconda tappa i leoni escono allo scoperto. A Loeb (Peugeot) vittoria e leadership, nelle moto Price davanti a tutti. Ultimo “test “WRC” dal profumo poco “Dakariano”. Tutto sulla Dakar nel magazine serale di Eurosport canale 210 piattaforma Sky (ore 23)
Nel giro di due giorni e con due crono corte, la Dakar liquida la rievocazione WRC. Sébastien Loeb ha “messo giù” sin dal primo rettifilo della seconda Speciale, ed è passato in testa a tutti i waypoint della prova incrementando, con l’azione spettacolare e tremendamente efficace del fuoriclasse francese, il proprio vantaggio. La Speciale non era facile, non tecnicamente e nel senso della guida, ma in quello della sicurezza. Lunghi rettilinei, poche e “semplici” curve, polvere, buche, avvallamenti e sassi sulle piste in mezzo alla vegetazione sono gli elementi sparsi di una considerazione scarsa, soprattutto se si pensa che il rischio di mettere a repentaglio la corsa è spesso collegato a situazioni del genere, troppo rapide e poco tecniche.
In entrambe le categorie principali della corsa, la Dakar del secondo giorno ha spinto i suoi maggiori favoriti ad uscire allo scoperto. In modo anche un po’ esagerato rispetto alle reali necessità, forse, ma del resto la prima tappa non era stata un capolavoro di esecuzione proprio per gran parte di quei concorrenti attesi al varco del confronto. Con il secondo giorno di gara le caratteristiche della Gara si raccordano meglio allo spessore dell’impegno.
Il fatto che Loeb abbia battuto Al Attiyah è già un segno di evidente portata. Il “Principe!” del Qatar non le prendeva da tempo, quest’anno praticamente imbattibile in Coppa del Mondo, e non basta certo dire Loeb e dire Peugeot per “giustificare” il secondo posto della Toyota. Basta, invece, per confermare l’indole velocistica dell’umano e della macchina, esempio di rara efficacia sulle escursioni ad alta velocità. Dai un volante in mano a Loeb e farà faville, d’accordo, ma nessuna macchina da Rally, oggi a parte la 3008 DKR, è capace di sfondare il muro dei duecento all’ora.
Possiamo prendere per buoni gli elementi emersi con la seconda tappa? Sì ma non liquidare la pratica. Non c’è da credere al ritardo delle Mini, la prima è sesta alle spalle di due Peugeot e tre “Toy”, così come non si può dare per sconfitto Al Attiyah. Il caldo delle prime due tappe è nulla in confronto al gelido inverno boliviano e alla torrida estate del deserto argentino.
Per lo stesso motivo, aprire la pista e navigare anche per gli inseguitori, il vincitore della prima delle moto, Joan Pedrero, non aveva molte chance di conservare la leadership. E infatti il pilota ufficiale Sherco è scivolato indietro e riparte da una più comoda posizione di partenza. Sono usciti allo scoperto, invece, tutti i piloti KTM, e soprattutto Toby Price, il vincitore dello scorso anno per una svista troppo indietro alla fine della prima frazione. L’australiano ha vinto e staccato gli avversari, nell’ordine al traguardo De Soultrait, Yamaha, e Paulo Gonçalves, Honda, ma il francese si è fatto nuovamente “beccare” dai radar e, pagando cinque minuti, cede la seconda piazza. La pioggia di autovelox colpisce tra gli altri anche Botturi e Michael Metge, non cambia drammaticamente la situazione in testa, e non la definisce. Al momento Price, Gonçalves e Sunderland guidano le danze, ma aspettiamoci il rientro di Walkner, dei piloti Husqvarna Quintanilla e Renet, e soprattutto di Joan Barreda, che oggi ha rischiato grosso sfiorando una mucca.
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