DTM, quando l'Alfa Romeo dettava legge

Motori

25 anni fa Alfa Corse, l'emanazione sportiva della casa milanese, dominava la più prestigiosa serie a ruote coperte del mondo, andando a vincere il DTM in Germania. Ecco la storia di un successo tutto italiano entrato nella storia delle corse

Il DTM torna in Italia, a Misano con due gare per la prima volta in notturna. Torna in pista anche Alex Zanardi, wild card con BMW. Live inclusiva su Sky Sport Arena, sabato 25 e domenica 26 agosto dalle 22.30

LA GUIDA AL CAMPIONATO - LE MODIFICHE SULLA BMW DI ZANARDI

Dai rally alla pista, Abarth resta la n°1

Siamo nei primi anni '90 e l'Abarth è senza ombra di dubbio il reparto corse rally più famoso e vincente del mondo. C'è veramente di che essere orgogliosi. I successi sportivi del gruppo Fiat-Lancia nascono in Corso Marche a Torino e i sei mondiali costruttori rally conquistati consecutivamente grazie alla Delta sono storia, anzi leggenda.
Nel 1992, a questi uomini che hanno vinto tutto con la divisa Martini Racing viene chiesto di lasciare gli sterrati per concentrarsi sull'asfalto con l'obiettivo di riportare l'Alfa Romeo, parte del gruppo Fiat dal 1987, a vincere. Per l'Alfa l'habitat naturale è la pista, dove i podi conquistati la domenica devono servire a spingere le vendite il lunedi, come avevano dimostrato le Giulia GTA, dominatrici in Europa nelle competizioni turismo tra gli anni '60 e '70 e best seller sul mercato (seguite almeno in parte anche dalle Alfetta GTV6 nei primi 80).
Il team Abarth, ora Alfa Corse, non ci mette molto a fare la differenza. Dopo aver fatto brillare la 155 nel campionato italiano superturismo, impiantando la meccanica vincente della Delta nella scocca della tre volumi Alfa, ecco arrivare il palcoscenico prestigioso, la grande sfida: andare in Germania per battersi con Mercedes, BMW, Opel a casa loro, nel DTM.

Il meglio del meglio

L'arma sportiva dell'Alfa ha un codice: SE052. È un progetto con numerazione Abarth perché uomini e strutture sono quelli vincenti che hanno lasciato Torino alla volta di Chivasso (ex stabilimento Lancia) e Settimo Milanese (nome famigliare agli Alfisti).
Si parte da un foglio bianco beneficiando delle libertà regolamentari della classe D1. Telaio in tubi, carrozzeria in carbonio, trazione integrale, studio aerodinamico della parte bassa della vettura molto avanzato ed elettronica a livello di Formula1. Sotto il cofano un V6 con angolo delle bancate di 60°, 2.5 litri di cubatura, aspirato, che eroga oltre 400 cv per iniziare (saranno quasi 500 alla fine), sviluppato partendo dal glorioso Busso V6 di produzione, riconosciuto da tutti - Alfaziosi, Alfisti e non - come uno dei migliori, se non IL migliore propulsore V6 al mondo.

Top team, top driver… vittoria al Nurburgring

La stagione '93 vede due 155 V6 Ti ufficiali schierate dalla squadra corse interna per Larini e Nannini e due affidate a Schubel per Francia (collaudatore Alfa) e Danner. Le danze si aprono a Zolder e sono subito fuochi d'artificio contro lo squadrone Mercedes. Doppietta di Larini e...tutti zitti! La stagione è trionfale con 12 successi Alfa su 20 manche valide per il campionato e raggiunge il suo apice con il doppio trionfo del pilota toscano al Nurburgring sulla Nordschleife. Erano passati quasi sessant’anni da quel maggio 1935 quando una rossa Alfa Romeo espugnava il Ring, allora era stato Tazio Nuvolari ad zittire 200mila tedeschi e una tribuna autorità dove avevano trovato posto le massime cariche del regime Nazista. L'Alfa era tornata, davanti a tutti in Germania c'era ancora una macchina con il biscione del Portello.