Max Temporali ha provato la nuova 636 della Kawasaki al Motor Park Castellolì con le Dunlop Sport Smart MK3. Il test si è concluso con una piega in curva molto speciale
Non la guidavo da tempo una 600 sportiva di serie. Kawasaki ha presentato in questi giorni alla stampa la nuova 636, con tanti accorgimenti estetici interessanti e conservando la bella faccia grintosa della millona. L’ho provata in una giornata Dunlop, con le nuove Sport Smart MK3 e su una pista che non conoscevo: il Motor Park Castellolì. Un tracciato non omologato per le gare, ma le moto ci girano, anche se negli spazi di fuga c’è terra e pietrisco al posto della ghiaia. E’ a 60 km da Barcellona, tutta su e giù, con tre curvoni veloci, anche da quarta, e tre punti lenti da seconda. La sua caratteristica? E’ un saltellamento continuo, con tutti quei “bump” causati dalle auto.
A forza di girare coi mille e provando spesso le moto da corsa, la sensazione è che le 600 come questa Kawa abbiano una doppia faccia: l’agilità e la reattività di telaio e ciclistica per divertire chiunque, ma con un motore “vuoto” che gira alto, dove la spinta decisiva sembra non arrivare mai. L’adeguamento continuo alle norme antinquinamento del motore e dello scarico sono sicuramente un ostacolo alle prestazioni, con una carburazione che non sembra ricca abbastanza da regalare il gusto della coppia.
Nella guida sportiva devi azzeccare la marcia, altrimenti il 4 cilindri “muore” in mezzo alla curva; devi usare il cambio con grande attenzione, per non perdere la progressione sul rettilineo. E sentirlo cantare, anzi ululare, è comunque uno spasso. Ci troviamo di fronte a un 636, certo, ma la Supersport di Kenan Sofuoglu preparata dal Team Puccetti che provai due anni fa ad Assen sembrava avere 10 cv in più ai medi regimi rispetto a questa originale. Era pastosa e generosa come una cilindrata ben più grande.
Se è vero che le mille stradali sono potenti come le Superbike di 6-7 anni fa, le 600 restano lontane dalle rispettive versioni da corsa, più per una questione di erogazione che di potenza massima. Onestamente le Kawasaki stradali di dieci anni fa non le butterei via, anzi. E forse oggi va rivisto anche il concetto di gomma sportiva da dedicare agli appassionati. Con questa Sport Smart MK3, Dunlop esprime la sua filosofia: 90% strada e 10% pista. In realtà questi pneumatici sportivi stradali sono imbarazzanti da quanta performance sono in grado di offrire. Un amatore difficilmente troverà il limite, se non in un errore di guida.
A me, ad esempio, il posteriore è saltellato via con un traverso nel curvone in discesa da quarta, ma non per la perdita di grip, bensì per la compressione del mono dietro, che si è schiacciato fino a raggiungere il fondo corsa. Le gomme hanno spesso un’evoluzione più veloce di quella delle moto, che per limitare i costi tendono a risparmiare, come sulle sospensioni, ottime per uso stradale e sportivo, ma poco efficaci se le gomme mordono l’asfalto con grinta. E queste MK3 di grip ne hanno un bel po’: sul bagnato sono delle semi rain e sull’asciutto consentono di affondare la manetta delle 600 ipersportive o delle naked più grandi.
Fin da ragazzo, la piega l’ho sempre misurata in un modo: toccando in curva con le pedane. Quando ci arrivi con spontaneità, allora ti puoi fidare. E’ un’abitudine che ho mantenuto, è la prova del nove, e anche stavolta: missione compiuta!