24 ore di Le Mans, la Ferrari e il passato che ritorna
IL TRIONFOLa gara vinta dalla Ferrari vale doppio, non solo in termini di punteggio ma anche d'immagine. Fino a 30 anni fa qualsiasi circuito sognava e ambiva ad avere gare di durata in grado di accrescere popolarità e blasone del tracciato e delle città confinanti. Il passato sembra ritornare e con grande forza
LA VITTORIA DELLA FERRARI ALLA 24 ORE DI LE MANS
Sono passati 50 anni e la Ferrari è di nuovo la padrona di Le Mans. E si porta in dote due piloti italiani, di valore e di avvenire. Alessandro Pier Guidi e Antonio Giovinazzi, con James Calado (britannico) hanno sventolato la bandiera italiana e fatto suonare l’inno di Mameli su quel podio, sogno di qualsiasi pilota italiano. La 499 P ha rasserenato gli animi dei tifosi italiani e soprattutto ha avvicinato molti appassionati ad un campionato, forse non troppo conosciuto e da veri intenditori. E il bello deve ancora venire; l’iniezione Ferrari è sicuramente un toccasana per il Wec. Lo sapeva anche il buon vecchio MrB, al secolo Bernie Ecclestone, che firmando il famoso “patto della concordia” che spalmava i dividendi della F1, gratificò Ferrari con percentuali totalmente diverse rispetto agli altri teams. Loro si lamentavano, ma alla fine condividevano sapendo cosa significasse per il bene della Formula Uno la presenza in gara di questo Marchio. Marchio che galvanizza alla grande anche il campionato Mondiale Endurance.
La vittoria di Le Mans poi vale il doppio e non solo in termini di punteggio, ma anche di immagine e di ascolti, A tal punto che persino la dura sconfitta patita da Toyota è stata digerita con un mezzo (e forse più) sorriso, per il bene dello sport, di questo sport e di questo campionato. Insomma come a dire sconfitta con onore, ma soprattutto avendo lottato alla grande contro un Marchio troppo importante per non rimanere comunque estremamente soddisfatti sotto il profilo sportivo. E poi che dire all’orizzonte, neanche troppo lontano, si palesano altre importanti sfide: Lamborghini, Isotta Fraschini, BMW e Alpine, aspettando la competitività completa di Porsche e Cadillac.
Insomma un parterre completo, sportivamente parlando e soprattutto iperprofessionale (per riprendere il termine Hyper). Tutto a vantaggio di una crescita del campionato stesso e della spettacolarità. Insomma sino a 30 anni fa qualsiasi circuito sognava ed ambiva ad avere gare di durata che avrebbero accresciuto popolarità e blasone del tracciato e delle città confinanti. Il passato sembra ritornare e con grande impulso.