Indycar, GP Toronto: nella vittoria di Lundgaard gestione del bioetanolo fondamentale
l'analisiNella prima vittoria in carriera Indycar del danese Lundgaard, fondamentale la gestione del consumo del carburante. Strategia straordinaria anche per Palou ed Herta, che hanno chiuso sul podio
Domenica sera a Toronto è andata in scena una delle gare della Indycar più “sofisticate” di sempre. Eh sì perché a volte non basta pestare giù duro sull’acceleratore per essere vincenti. Bisogna lavorare all’unisono con il muretto dei box, “digerire” la strategia migliore e a volte dimenticarsi che abbassando la visiera si diventa un pilota, ma bisogna essere anche un ragioniere. In pole partiva Christian Lundgaard, con le alternate (gomme più morbide), danese dalla indubbia qualità tecnica. Ma cosa sarebbe successo se il muretto non lo avesse catechizzato nel modo giusto? Beh alla fine è stato uno dei primi a rientrare ai box, giustamente per via del consumo delle gomme più morbide e in questo modo si è portato a casa una strategia di gara un po’ diversa che lo ha premiato. Secondo pit al 49esimo giro e poi via cercando di risparmiare più bio-etanolo possibile per arrivare all’ 85esimo con ancora qualche goccia di carburante. Quindi 36 giri finali che hanno fatto la differenza. Certo ha avuto vita quasi semplice, rimanendo davanti senza troppi problemi e senza grandi preoccupazioni. Ha raccolto così la prima vittoria e il trionfo davanti al numeroso pubblico canadese di Toronto. Chi al contrario ha rischiato grosso e fatto veramente un qualcosa di straordinario, sono stati la coppia Palou, Herta, che nell’ultimo stint hanno prolungato la permanenza in pista per ben 41 giri, limitando il consumo, alzando il pedale del gas molto prima della staccata e ripartendo con parsimonia. Insomma un piccolo capolavoro al quale era veramente difficile credere, ma che gli è valso rispettivamente il secondo e terzo posto. Se poi si considera che lo spagnolo ha praticamente corso gli ultimi giri con il musetto spezzato che modificava in negativo l’aerodinamica e un pezzo di alettone che graffiava l’asfalto, complicando ancor più il tutto e aumentandone il consumo specifico, l’impresa prende ancor più valore. Cosa non riuscita al contrario a due esperti piloti come Ericsson e Power, entrambi rientrati a fare rifornimento all’ultimo giro, dopo averne percorsi 35 con il pieno. Una beffa, quando ormai vedevano la bandiera a scacchi e nulla hanno potuto per prolungare la loro corsa. Un’altra riflessione da fare è quella che nella top 10 ci sono ben 7 monoposto motorizzate Honda… risparmiosa e performante. Insomma Toronto ha insegnato che non basta essere veloci per vincere una gara, ma bisogna essere anche saggi… e adesso arrivano gli ovali.