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NBA, il ritorno difficile di D'Angelo Russell a L.A.: "Magic può dire quello che vuole"

NBA

Alla prima contro la squadra che non ha creduto in lui, D'Angelo Russell ha chiuso con 17 punti ma anche 8/24 al tiro, mentre Brook Lopez e Kyle Kuzma hanno fatto la differenza per Los Angeles. Non il ritorno che si aspettava, e neanche quello sperato da Jim Buss...

Nel corso dell’estate ci sono stati talmente tanti movimenti di mercato che oramai tenere il conto di tutti i “ritorni” e delle “prime volte contro la sua ex squadra” diventa complicato. In questo inizio di stagione abbiamo visto quello di Kyrie Irving a Cleveland, quello di Paul George contro i suoi Pacers, la super prestazione di DeMarcus Cousins a Sacramento e quello di Paul Millsap a Atlanta – e molti altri ancora devono arrivare. Nel grande schema delle cose la “prima” di D’Angelo Russell a Los Angeles contro i Lakers non aveva tutta questa importanza, ma qualcuno a L.A. si aspettava che l’ex scelta numero 2 dei gialloviola tirasse fuori il meglio del repertorio per far rimpiangere la dirigenza che lo scorso giugno lo ha ceduto a Brooklyn. “Oh, sarà carico a pallettoni” aveva dichiarato l’ex compagno Jordan Clarkson prima della partita. “Quanti punti cercherà di segnare, 30? 40? Non so quanti tiri si prenderà, ma di sicuro verrà qui cercando di prendersi una vittoria. Ovviamente non dirà nulla, ma quando sarà in campo darà tutto quello che ha”. Lo stesso Nick Young, che per colpa (anche) di D’Angelo ha visto finire la sua storia con la rapper Iggy Azalea, aveva twittato: “Non vedo l’ora di vederla stasera… lui che torna a L.A” aggiungendo le emoji di due occhi spalancati e dei popcorn. Purtroppo per Russell e per i Brooklyn Nets, non è andata esattamente come sperato: l’ex numero 1 dei Lakers ha chiuso con 17 punti, 7 rimbalzi e 7 assist, ma tirando solamente 8/24 dal campo e perdendo 4 palloni in una netta sconfitta dei suoi, usciti dallo Staples Center con il punteggio di 124-112. Ad aggiungere ulteriore danno alla beffa, i due migliori realizzatori per i Lakers sono stati i due giocatori che sono rientrati nello scambio di Russell e Timofey Mozgov nello scorso giugno, vale a dire Brook Lopez (miglior realizzatore con 34 punti e 10 rimbalzi contro quella che per nove anni è stata la sua squadra) e Kyle Kuzma, scelto con la numero 27 ricevuta dai Nets e autore di 21 punti e 13 rimbalzi nella sua prima partita da titolare in carriera sostituendo l’infortunato Larry Nance. E anche il giocatore che di fatto ne ha preso il posto, Lonzo Ball, ha dato il suo contributo con 7 assist e 5 rimbalzi pur con soli 6 punti e 3/15 al tiro dopo “l’uovo” realizzato contro Portland.

Le parole di D’Angelo: “Magic ha sollevato un gran polverone…”

Come di consueto, Russell ha lasciato trasparire molto poco di quanto passava nella sua testa riguardo alla sua ex squadra – anche se, inevitabilmente, i vecchi commenti di Magic Johnson sulla sua mancanza di leadership (“D’Angelo è un eccellente giocatore che ha il talento per diventare All-Star, ma quello di cui avevo bisogno è un leader che renda migliori i compagni e con il quale gli altri vogliano giocare”, parlando della scelta di Lonzo Ball) non devono avergli fatto particolarmente piacere. Quando gli è stato chiesto un commento, l’ex Laker prima della partita ha detto solo che quelle parole “ruffled a few feathers”, letteralmente "ha arruffato un po' di penne", liberamente traducibile come “hanno alzato un gran polverone” - ma ha anche aggiunto che Magic “è in una posizione in cui può dire quello che vuole, perciò io cerco di fare quello che posso fare”. “Ho dovuto affrontare un sacco di cose nel periodo in cui sono stato qui” ha aggiunto D’Angelo sui suoi due anni a L.A., che avevamo raccontato nel dettaglio in settimana. “Ma niente che potessi davvero controllare. Nel momento in cui sono stato scambiato, non dipendeva più da me. L’addio di Kobe ha portato tutte le attenzioni su di lui, e tutte meritate: non era importante quello che facevo, Kobe era la leggenda. Tornasse in campo oggi, sarebbe comunque la storia più grossa del mondo indipendentemente da qualsiasi altra cosa”. Ora però ha la possibilità di ricominciare da capo con i Nets, dei quali è il miglior giocatore ma forse non ancora il leader: quando gli è stato chiesto se può diventarlo per Brooklyn, Russell non ha avuto dubbi nel rispondere affermativamente. “Certo che posso essere il leader” ha continuato la point guard, “non importa quello che si è affrontato o quello che si affronterà, avere la possibilità di ricominciare è sempre una buona cosa. Ho una nuova occasione, e già essere in questa lega indipendentemente da tutto è importante. Ci sono giocatori che vanno e vengono ogni anno: far parte della NBA è un piacere di per sé”.

Fischi e applausi dagli ex tifosi, con Jim Buss a bordocampo…        

Russell è stato accolto da un misto di applausi e fischi al momento dell’annuncio dei quintetti base, mentre quando si è ripresentato sul cubo dei cambi per tornare in campo nel secondo quarto i “boo” dei suoi ex tifosi sono stati decisamente superiori rispetto agli applausi nonostante l’appello di coach Walton, che prima della gara aveva detto che “i tifosi di L.A. dovrebbero avere solo affetto per D’Angelo, così come per Timo [Mozgov, che ha chiuso con 5 punti e 4 rimbalzi in 15 minuti, ndr]: nessuno dei due ha chiesto di essere scambiato, ed entrambi si sono impegnati tanto per questa città”. Il coach dei Lakers è forse quello che ha creato il rapporto più stretto con Russell, tanto che dopo la trade aveva dichiarato di sperare in un ritorno di D’Angelo in grande stile contro i Lakers (“Gli ho detto che spero che torni a farci il c**o”). “Ritengo che le cose sarebbero anche potute funzionare qui per lui” ha detto Walton. “Ma siamo andati in un’altra direzione e penso che sul lungo periodo le cose andranno bene per entrambe le parti: spero che sia una win-win sia per noi che per lui. Noi lo abbiamo allenato come se fosse la nostra point guard per i prossimi 10 anni: lo facciamo con ogni giocatore, perché non sappiamo mai quello che può succedere in futuro in termini di scambi”. Quello era probabilmente anche il piano di Jim Buss, l’ex capo della dirigenza che era presente a bordocampo per il ritorno del “suo” Russell (dato che lo ha scelto al Draft) nonostante i ben noti problemi avuti con la sorella Jeanie, ormai proprietaria e deux ex machina dei Lakers dopo l’allontanamento del fratello. Chissà, forse anche lui sperava in una serata monstre di D’Angelo Russell per prendersi qualche rivincita all’interno della franchigia…