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Il riassunto dell'estate (n°7): il "resto" del mercato NBA

NBA

LeBron James ai Lakers, DeMarcus Cousins ai Golden State Warriors, Carmelo Anthony agli Houston Rockets. Tutte trade rientrate nei primi pezzi di riassunto della stagione, ma le altre? In una Lega in cui avvengono centinaia di cambi di casacca ogni off-season diventa complicato star dietro a tutti i tormentoni. L’ultimo - che trade ancora non è diventata - è quello di Jimmy Butler che ha espressamente richiesto di andare via dai Minnesota Timberwolves. Nel frattempo però un bel po’ di giocatori hanno cambiato franchigia in estate. Uno dei più inattesi è stato certamente il passaggio di Tony Parker agli Charlotte Hornets; scelta che ha sancito in maniera definitiva – assieme all’addio di Manu Ginobili – la chiusura di un capitolo durato quasi due decadi a San Antonio: gli Spurs totalmente rivoluzionati ripartiranno da DeMar DeRozan, arrivato nello scambio che ha coinvolto lo scontento Kawhi Leonard. Ma di questo abbiamo già parlato. Tra i grandi ritorni di fiamma invece è finalmente andata a buon fine la trattativa tra Dallas Mavericks e Clippers per DeAndre Jordan, saltata tre anni fa anche a causa della prima storica battaglia delle emoticon. Stavolta invece è arrivato l’annuale da 25 milioni di dollari per il lungo texano; un’offerta che ha chiuso definitivamente il capitolo più “vincente” della storia dei Clippers. E poi c’è Dwight Howard, ramingo in questo finale di carriera e in particolare in estate; partito da Charlotte, rimbalzato per far quadrare i conti ai Brooklyn Nets prima di finire agli Washington Wizards. Il perché? Serviva un lungo per rimpiazzare Marcin Gortat, catapultato ai Clippers per riempire il vuoto lasciato proprio da DeAndre Jordan (in uno scambio che ha portato lontano Austin da papà Doc Rivers). Elfrid Payton per un anno ai Pelicans e Mario Hezonia alla conquista di New York con i Knicks sono due delle scommesse perse dei Magic, finite ben lontane da Orlando. Curiosa invece la firma di Zaza Pachulia con i Pistons, almeno per quel che riguarda la presentazione a Detroit. Isaiah Thomas invece poco più di un anno fa sognava una cascata di milioni di dollari per il suo rinnovo; alla fine ne sono arrivati soltanto due al minimo salariale messi sul tavolo dai Nuggets. Visti i tempi, meglio accontentarsi di quelli.