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NBA, LeBron James e il suo secondo posto nelle votazioni da MVP: “Mi ha fatto arrabbiare”

le parole
©Getty

Il n°23 dei Lakers non ha preso bene il secondo posto nella corsa al titolo di MVP alle spalle di Giannis Antetokounmpo e soprattutto le "sole" 16 indicazioni (su 101 totali) come miglior giocatore della Lega: "Non sto dicendo che chi ha vinto non ha meritato, ma se devo essere sincero sono molto arrabbiato"

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Quattro volte MVP, alle spalle soltanto di giganti come Michael Jordan e Kareem Abdul-Jabbar - recordman con le sue sei statuette da miglior giocatore della lega. LeBron James c’è andato vicino un bel po’ di volte ad aumentare il suo bottino, finito in quattro stagioni al secondo posto e sempre selezionato in un quintetto All-NBA in 16 delle 17 regular season disputate nella Lega. Un sintomo di longevità unico, che tuttavia non ha tolto la fame, la grinta e la voglia al n°23 gialloviola che trova ancora il modo di arrabbiarsi dopo il secondo posto raccolto alle spalle di Giannis Antetokounmpo: “Se devo essere sincero, sono inc****to”, spiega senza filtri a chi gli chiede quale sia la sua opinione dopo che sono stati resi noti i risultati finali della corsa al titolo di MVP. “Sono arrabbiato perché su 101 voti, soltanto in 16 hanno indicato me come miglior giocatore NBA. Non sto dicendo che chi ha vinto il premio non l’abbia meritato, ma è una cosa che mi ha infastidito parecchio. Tutto bene, per carità, anche se Il metro di valutazione cambia di volta in volta e certe volte mi sembra un po' strano”. Una frase che James sapeva benissimo sarebbe diventata il titolo della sua conferenza stampa: anche per quello, una volta terminata la sessione con i giornalisti, LeBron ha dato manforte alla sua tesi twittando in maniera eloquente il suo disappunto per i 16 voti ricevuti a fronte di 101 giornalisti chiamati a decidere. L’ennesima motivazione per spingere ancora più forte e puntare al titolo NBA per far ricredere anche i più scettici.

Tra i vari secondi posti della carriera di James, questo è quello in cui è arrivato più vicino al primo classificato: soltanto 209 punti di distanza, contro i 227 del 2017/18 alle spalle di James Harden, i 236 del 2005/06 con Steve Nash e i 341 del 2013/14 dietro Kevin Durant. “Non ho mai pensato di scendere in campo per essere un MVP o per diventare un campione: la mia ambizione è sempre stata quella di fare al meglio il mio lavoro, ogni singolo giorno. Ma alcune dinamiche purtroppo non posso controllarle. Detto questo, non possono negare di essere arrabbiato. Se devo essere sincero, non so quanti dei votanti guardino realmente le partite. Non voglio star qui a perdere tempo parlando dei criteri scelti per la selezione, ma sono cambiati molto nel corso degli anni che ho trascorso in NBA. Alle volte è il miglior giocatore della migliore squadra, altre quello che ha le statistiche migliore. Altre ancora… insomma, non si sa mai quello che sceglieranno. Con questo, non voglio dire nulla su chi mi ha preceduto: Giannis ha disputato una stagione clamorosa, posso solo sottolineare questo”.

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Un’altra cosa che non sembra essere andata giù a LeBron è il fatto che Antetokounmpo sia riuscito a raggiungere Michael Jordan e Hakeem Olajuwon come unici giocatori ad aver vinto MVP e premio di difensore dell’anno nella stessa stagione. James invece non ce l’ha mai fatta, nonostante resti non poco perplesso dell’indicazione che è stata nel 2012/13 (il suo ultimo titolo di MVP), quando venne incoronato Marc Gasol come miglior difensore NBA: “Avevo l’opportunità di prendere quel premio anche io, fare l’accoppiata nella stessa stagione. Dico soltanto che Marc Gasol vinse il riconoscimento di difensore dell’anno, ma entrò nel secondo e non nel primo quintetto difensivo All-NBA. Ok, questa cosa non ha senso logico. Da quel momento in poi ho iniziato a guardare le cose sotto un’altra prospettiva, rendendomi conto del fatto che le non sempre tornano i conti e le cose seguono una valutazione oggettiva”.

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