
NBA e coronavirus: ecco perché la bolla anti-Covid ha funzionato così bene
La NBA è stata la prima lega sportiva USA a fermarsi e una delle ultime a ripartire, tornando in campo dopo 4 mesi e mezzo di stop: un tempo necessario per organizzare all’interno di Disney World a Orlando un campus isolato dal resto del mondo che ha permesso ai giocatori di concludere la stagione in sicurezza. Il risultato più importante, oltre al titolo NBA vinto dei Lakers, è proprio quello: 100 giorni nella bolla e zero casi positivi. Ecco come sono andate le cose

L’INVESTIMENTO: 180 MILIONI DI DOLLARI | Reuters nelle scorse settimane ha pubblicato un breve bilancio (anche economico) dell’investimento fatto dalla NBA. La prima grande chiave per capire come hanno e perché hanno funzionato le cose è quella: la lega ha speso circa 180 milioni di dollari per garantire la massima sicurezza ai suoi giocatori per tre mesi

22 SQUADRE x 35 PERSONE | Per la conclusione della regular season, la NBA ha deciso di richiamare soltanto 22 squadre delle 30 totali - quelle che ancora potevano ambire a un posto ai playoff giocando otto partite. Il risultato è stato quello di ospitare nella prima fase 35 persone per ogni squadra: 770 addetti ai lavori

A ORLANDO ARRIVANO I PARQUET DELLE SQUADRE | Dallo scorso 3 luglio è dunque iniziata un’enorme operazione di trasloco della NBA all’interno di Disney World: non potevano ovviamente mancare i parquet delle squadre, di volta in volta cambiati in base alla franchigia che giocava “in casa”
LE IMMAGINI DELL'ARRIVO DEI PARQUET A ORLANDO
L’ANELLO PER MONITORARE I GIOCATORI | Tra i tanti dispositivi di controllo utilizzati, quello che ha fatto più discutere è stato l’anello che, se indossato durante l’attività fisica, permetteva di monitorare i parametri fisici e di avvertire l’atleta nel caso fossero stati rilevati degli scompensi riconducibili al Covid-19 - anticipando la diagnosi del tampone di tre giorni
COME FUNZIONA L'ANELLO CHE PREVEDE IL CONTAGIO DA COVID-19
L’OROLOGIO DI TOPOLINO PER APRIRE LE PORTE | A fare tendenza invece fu soprattutto l’orologio distribuito a tutti i giocatori e usato come sostituto delle chiavi d’accesso: un modo per evitare di stringere un oggetto che così facendo non viene mai a contatto con le mani e non cambia mai proprietario
IL RACCONTO DI MARCO BELINELLI DELLA SUA ESPERIENZA NELLA BOLLA
LA SUITE DI LEBRON JAMES (E NON SOLO) | Per ogni squadra sono state messe a disposizione una camera singola per ogni componente dello staff, con la possibilità di utilizzare due suite per ogni roster: ai Lakers ovviamente una è stata assegnata a LeBron James...
VIDEO | LA SUITE DI LEBRON JAMES A DISNEY WORLD.jpg?im=Resize,width=335)
LA CAMERA CHE NON PIACEVA A RAJON RONDO | C'è chi tra i giocatori si è anche lamentato della sistemazione, definendola una stanza da motel. "Proteste" che, come nel caso di Rondo, sono rientrate dopo poche ore trascorse all'interno della bolla

LE ATTIVITÀ LUDICHE ALL'INTERNO DELLA BOLLA | Come passare il tempo? Beh, a disposizione dei giocatori sono state messe a disposizione un bel po' di alternative per trascorrere le giornate
LE 10 ATTIVITÀ PIÙ DIVERTENTI DA SVOLGERE NELLA BOLLA
I CONFORT DI UN POSTO PENSATO PER LA TRANQUILLITÀ DEI GIOCATORI | Un investimento così ingente a livello economico ha permesso a tutti di vivere al meglio 100 giorni di isolamento non facili da affrontare. Al netto della sensazione di alienazione rispetto all'esterno, come dimostra Nicolò Melli, erano tanti i modi per potersi rilassare...

I "PROBLEMI" CON IL CIBO | A far discutere nei primi giorni all'interno della bolla di Orlando è stato anche il cibo - servito in quantità ridotte durante il breve periodo di quarantena. Un problema a cui la NBA ha subito posto rimedio, mettendo a disposizione di tutti una specie di "self-service" in cui a cucinare è stato un vero e proprio chef

LA NBA HA PENSATO A TUTTO, ANCHE AI BARBIERI | La lega non ha trascurato neanche aspetti soltanto all'apparenza secondari, costruendo in pochi giorni spazi gestiti da sei parrucchieri selezionati (e testati, oltre che isolati a Orlando) a cui i giocatori si sono rivolti negli ultimi tre mesi

LA "FUGA" DI LOU WILLIAMS ALLO STRIP CLUB | Non tutti però hanno seguito alla perfezione le regole, come nel caso del n°23 dei Clippers che, uscito dalla bolla per "motivi personali", è stato scoperto in un club a divertirsi senza porsi problemi rispetto all'isolamento e al distanziamento sociale. Per lui al rientro, dieci giorni di isolamento e due partite di sospensione (senza stipendio)
LA STORIA DI LOU WILLIAMS, LO STRIP CLUB E LA "SQUALIFICA" NBA
I PERMESSI PER TORNARE A CASA | Ai giocatori infatti, al netto dell'isolamento, è stata concessa l'opportunità di rientrare a casa per "motivi familiari" - come nel caso di Zion Williamson, ad esempio. L'obbligo per i giocatori era quello di continuare a monitorare il loro stato di salute e sottoporsi a controlli anti-Covid ogni 48 ore. Seguendo il protocollo, una volta tornati a DIsney World, la quarantena prevista era solo di un paio di giorni

LA RINUNCIA DI GORDON HAYWARD: NON HA VISTO NASCERE SUO FIGLIO | Restare in isolamento nella bolla ha costretto i giocatori a prendere anche delle decisioni complicate da accettare, come nel caso di Hayward: fuori a lungo per un infortunio alla caviglia, una volta rientrato ha preferito non lasciare i Celtics nel pieno dei playoff e "rimandare" la conoscenza con il suo piccolo "Baby G." che lo ha aspettato a casa

IL CASO "DANUEL HOUSE" | La questione più controversa di tutte è stata quella che ha coinvolto il n°4 dei Rockets impegnato nella semifinale contro i Lakers: Danuel House infatti è stato accusato di essersi intrattenuto con una delle addette a lavoro all'interno della bolla nella sua stanza. Una violazione del protocollo che non gli ha più permesso di scendere in campo
COSA HA COMBINATO DANUEL HOUSE PRIMA DI GARA-3 TRA ROCKETS E LAKERS
LA DECISIONE: DANUEL HOUSE CACCIATO DALLA BOLLA | "Ha avuto ospiti nella stanza nella notte dell'8 settembre non autorizzati": incrociando i dati di apertura delle porte infatti, si è scoperto che House Jr. ha violato il protocollo ed è stato cacciato dalla bolla. Decidere di vivere in isolamento vuol dire anche questo: fare di tutto per evitare il contagio
DANUEL HOUSE CACCIATO DALLA BOLLA DI ORLANDO
IL PUBBLICO VIRTUALE COLLEGATO DA CASA | L'accesso all'interno delle arene dove si sono disputate le gare è stato contingentato, garantendo soltanto la presenza di staff, qualche giornalista (anche loro in isolamento) e pochi altri. Il "pubblico" quindi si è spostato sugli schermi posti a lati del campo

IL DISTANZIAMENTO ANCHE IN PANCHINA | La NBA ha cambiato anche la composizione delle panchine, sfruttando l'assenza del pubblico per allargare lo spazio a bordocampo e dare una seduta singola a ogni giocatore e componente dello staff

L'ARRIVO DELLE FAMIGLIE DEI GIOCATORI | Al termine del primo turno playoff, dopo quasi due mesi di isolamento e lontananza, è stato permesso ai giocatori rimasti nella bolla di farsi raggiungere da tre componenti della propria famiglia. Con otto squadre rimaste in corsa, si tratta di oltre 250 persone
LEBRON LASCIA I FIGLI A CASA: "QUI NON C'È NIENTE DA FARE"
E LE FAMIGLIE DEGLI STAFF TECNICI? | Uno dei "difetti" del protocollo immaginato dalla NBA era il non aver tenuto conto del fatto che anche gli allenatori avrebbero voluto avere al loro fianco le famiglie: il portavoce della protesta in questo senso è stato coach Mike Malone dei Denver Nuggets
LE PAROLE DI COACH MALONE: "CRIMINALE LA SCELTA NBA"
ALLA FINE SONO ARRIVATE ANCHE I PARENTI DEGLI ALLENATORI | Visti i numeri ridotti da dover gestire, la NBA ha permesso anche ai familiari dei quattro staff tecnici arrivati alle finali di Conference di accedere all'interno di Disney World - dopo il 15 settembre, in pratica. Meglio tardi che mai
NELLA BOLLA ARRIVANO LE FAMIGLIE DEGLI ALLENATORI
LE PROTESTE FUORI DAI CANCELLI DI DISNEY WORLD | Il campus nella città della Florida è diventato anche un catalizzatore di attenzione sfruttato dai manifestanti del Black Lives Matter per portare avanti le proprie istanze, come accaduto quando bloccarono il passaggio del bus dei giornalisti NBA
FOTO | LE IMMAGINI DELLA PROTESTA FUORI DA DISNEY WORLD
TEST E CONTROLLI HANNO SMESSO DI ESSERE UNA NOTIZIA | Dopo le prime settimane, in cui veniva rilasciato un bollettino relativo alla guarigione degli atleti finiti in isolamento dopo aver rilevato la loro positività, la NBA ha proseguito su base giornaliera l'utilizzo di centinaia di migliaia di test

ZERO POSITIVI IN TRE MESI DI PERMANENZA NELLA BOLLA | Il risultato ottenuto,a fronte di tutte queste precauzioni, è stato quello di garantire ai giocatori la possibilità di giocare senza che ci sia stato un singolo caso di contagio. Adam Silver e tutta l'organizzazione NBA non avrebbero potuto fare di meglio