Se il tennis è uno sport di squadra: alla scoperta del team Sinner
Tra i segreti dell'inarrestabile ascesa di Jannik un gruppo di lavoro eccezionale, guidato dalla coppia di allenatori Vagnozzi-Cahill e composto da elementi di altissimo profilo: conosciamo meglio gli 'angeli' del fuoriclasse azzurro
di Alfredo Corallo
- "Sono persone buone e felici, mi sento fortunato ad avere un team così: devo tutto a loro". Dopo ogni trionfo, che sia un 250 o uno Slam (ora si può dire!), il primo pensiero di Jannik è sempre per loro: i suoi 'angeli', la sua squadra. In uno sport, il tennis, sempre di più bollato come individuale, in cui la 'testa' del giocatore deve incastrarsi perfettamente con il suo talento, registriamo che senza un gruppo di lavoro solido alle spalle anche un fenomeno come Sinner, da solo, non basta. Non per vincere gli Australian Open, almeno.
- Lo scorso settembre, reduci dal successo al Masters 1000 di Toronto, rilasciarono una lunga intervista 'di gruppo' all'ATP, svelando i segreti di questa 'chimica', gli ingredienti per una ricetta perfetta. "Per far parte del team - spiegò Sinner - non è sufficiente essere bravo nel proprio lavoro, ma è essenziale che mi senta a mio agio con ognuno di loro. Devo sapere che posso parlare di qualunque cosa che mi passi per la testa con tutti quanti. È come una famiglia: vedo più spesso loro che i miei genitori!".
- Nelle settimane successive, partì - di fatto - la scalata all'Olimpo: Sinner vince il 500 di Pechino e concede il bis a Vienna, entrambi contro l'ex bestia nera Medvedev. Alle ATP Finals torinesi supera a pieni voti l'esame di maturità: nel round robin infrange il tabù Djokovic e impara definitivamente la lezione dalla 'vendetta' subita in finale, che rimbalza sul serbo come un boomerang nella Davis e a Melbourne. Perché, sostiene Darren Cahill, "i suoi occhi da volpe al momento giusto possono diventare quelli di una tigre".
- La svolta, in realtà, era arrivata già nel febbraio del 2022, quando Sinner decide di separarsi dal suo mentore, Riccardo Piatti, ufficializzando il nome del suo nuovo allenatore (che da giugno sarà affiancato, appunto, da Cahill): "Sono felice di annunciare che lavorerò con Simone Vagnozzi, sarà lui a guidare la mia squadra. Sono entusiasta di iniziare questo mio nuovo capitolo. Forza". Un team di top player: conosciamoli uno a uno.
- Simone Vagnozzi (allenatore)
- Darren Cahill (super coach)
- Umberto Ferrara (preparatore atletico)
- Giacomo Naldi (fisioterapista)
- Andrea Cipolla (osteopata)
- Riccardo Ceccarelli (mental coach)
- Alex Vittur, Lawrence Frankopane e Joseph Cohen (management)
- "Conobbi Jannik quando giocò contro un mio junior, aveva 14 anni. Allenarlo è facile: vuole sempre migliorare e ha un bel carattere, costantemente col sorriso". Ascolano, classe 1983, da giocatore Vagnozzi non è andato oltre la posizione numero 161 nella classifica ATP (74° nel doppio). Il suo miglior risultato l'approdo al terzo turno nel 2011 all'ATP 500 di Barcellona dopo aver sconfitto Fabio Fognini e Juan Mónaco, eliminato - guarda il destino - da Juan Carlos Ferrero, attuale allenatore di Carlos Alcaraz.
- Decisamente meglio in veste di allenatore: sotto la sua guida, Marco Cecchinato passa dalla 180^ alla 16^ posizione del ranking, vincendo tre titoli ATP e spingendosi alla semifinale del Roland Garros 2018. Risultati soddisfacenti per Vagnozzi anche con il concittadino Stefano Travaglia, protagonista nel febbraio del 2021 a Melbourne di una finale tutta italiana al "Great Ocean Road Open", sconfitto - indovinate un po' - proprio da Sinner.
- Alla vigilia della finale degli AusOpen, Vagnozzi ha raccontato la metamorfosi di Jannik: "All'inizio il suo gioco era più 'monotono', ora utilizza tutta la sua velocità, ma la alterna a slice e dropshot. In più, è cresciuto moltissimo nel servizio e contro Djokovic lo ha dimostrato". Nel corso della stessa conferenza stampa ha risposto anche a una domanda del suo allievo... sbucato a sorpresa nella press room. "Com'è allenare Sinner?", chiede l'azzurro. "È un lavoraccio - scherza l'allenatore - non ci paga abbastanza!".
- Nel giorno del trionfo, Simone ha condiviso un post molto 'poetico' su Instagram. "Così come molte strade conducono alla vetta di una montagna - le sue parole - vari cammini ci consentono di arrivare alla nostra meta. Orgoglioso di viverlo con un ragazzo speciale e con compagni di viaggio eccezionali". E aggiunge: "Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso": proud of you, Jannik".
- Se l'ingaggio del meno blasonato Vagnozzi aveva destato qualche perplessità tra i più critici, quello del 'supervisore' Cahill non ammetteva dubbi. Per la sua carriera in campo - semifinalista agli US Open 1988 e asso del doppio - e per i risultati ottenuti con i suoi campioni: Lleyton Hewitt, il più giovane di sempre a raggiungere la prima posizione del ranking; Andre Agassi, il più anziano n°1; Simona Halep, vincitrice del Roland Garros e anche lei trascinata dall'australiano al top della graduatoria.
- Cahill è stato determinante per il 'nuovo' servizio di Sinner, oggi un'arma letale. E, naturalmente, nell'aggiungere esperienza a un staff molto giovane, ma sempre in punta di piedi. "I meriti principali sono di Vagnozzi - ha ammesso al termine della finale di Melbourne - è l'allenatore migliore con cui abbia mai lavorato. Siamo molto affiatati, i ragazzi lavorano sodo e si divertono, tutti si rispettano e sono sullo stesso piano. Ognuno esprime la sua opinione, compreso Jannik. Che può essere una superstar di questo sport, con Alcaraz".
- A dicembre, Cahill e Vagnozzi sono stati premiati agli ATP Awards come coach dell'anno 2023 per il lavoro svolto in stagione con l'azzurro battendo la concorrenza di Craig Boynton (allenatore di Hurkacz), Ferrero (Alcaraz), Goran Ivanisevic (Djokovic) e Bryan Shelton (Ben Shelton). Un successo insolito: per la prima volta nella storia il premio è stato assegnato a una coppia di allenatori e non a un singolo.
- "Il più serio", secondo Cahill. "Del resto, Umberto ha il ruolo più delicato: prendersi cura del corpo di Jannik, anche nell'alimentazione. A cena, per esempio, gli segnala sempre quello che sarebbe meglio mangiare e cosa evitare". Un lavoro 'scomodo', insomma: Sinner mangerebbe la pizza tutti i giorni e non ama particolarmente stare in palestra, vorrebbe sempre giocare... Ma Ferrara - che aveva lavorato con Vagnozzi - sa come prenderlo e i suoi progressi - anche a livello di gioco di gambe - sono lì a confermarlo.
- Già docente nel Master Clinico in Visione e Postura dell'Istituto 'Zaccagnini' di Bologna, anche Cipolla (nella foto è quello con il cappello scuro) ha collaborato con Vagnozzi nelle precedenti esperienze con Cecchinato e Travaglia. Fondamentale nel lavoro di prevenzione dagli infortuni, specie quelli avuti in passato alla caviglia dall'attuale numero 4 del mondo.
- Proveniente dal basket (ha lavorato per 6 stagioni alla Virtus Bologna), si occupa di Sinner prima e dopo l'allenamento giornaliero con massaggi ed esercizi di mobilità, lavorando - in chiave servizio - sull'articolazione della spalla per rendere i muscoli meno rigidi. "Faccio in modo che il suo corpo possa recuperare al meglio", assicura Naldi.
- Un'ora e mezza di mattina, sotto lo sguardo di Vagnozzi e Cahill: palleggi di ritmo con uno sparring partner e qualche punto. Nel pomeriggio, un'ora di tecnica con particolare attenzione su servizio, volée e slice.
- Ormai un classico, 'colpa' di Naldi, che ha contagiato Sinner nella passione per il gioco. "Jannik vuole giocare tutti i giorni - ha confidato il fisioterapista nell'intervista all'ATP - e vuole sempre vincere...".
- Fondatore di Formula Medicine, da una vita supporta i piloti di F1 con il metodo del "Mental Economy Training", un allenamento che ottimizza le funzioni cerebrali, migliora il controllo emotivo anche in condizioni di stress elevato, aumenta la lucidità, il senso di sicurezza e la concentrazione. Nel caso specifico di Sinner, lo aiuta ad alleggerire il carico emotivo conseguente a un errore, alla sconfitta, al rimpianto.
- Figura imprescindibile è quella rappresentata da Alex Vittur (nella foto), addetto all'immagine di Jannik, di cui è un amico fraterno e con il quale può parlare in dialetto altoatesino stretto. Fu lui a scoprirlo, 12enne, segnalandolo a Massimo Sartori, primo allenatore di Sinner. Il management e i rapporti con la stampa sono controllati dalla StarWing Sports, diretta da Lawrence Frankopan e dal vice presidente Joseph Cohen.
- Il suo modello di riferimento, un rifugio sicuro: mamma Siglinde, papà Hanspeter (cuoco 'part-time' dello staff di Vagnozzi) e il fratello Mark, istruttore dei vigili del fuoco. E a loro che il campione ha destinato il messaggio più bello alla Rod Laver Arena: "Vorrei che tutti avessero dei genitori come quelli che ho avuto io, che mi hanno permesso di scegliere quello che volevo, anche da giovane. Senza pressioni. Auguro a tutti i bambini di avere la libertà che ho avuto io".