Italia, Mancini sta lanciando un messaggio al Paese

belgio-italia
Matteo Marani

Matteo Marani

Il pensiero di Matteo Marani sulla Nazionale dopo la vittoria nei quarti di finale di Euro 2020 contro il Belgio: dall'esaltazione di Lorenzo Insigne all'importanza del centrocampo. Poi i cori per Spinazzola, il messaggio lanciato al Paese e l'ultimo obiettivo di Mancini: entrare nella storia

BELGIO-ITALIA 1-2: GOL E HIGHLIGHTS

Lorenzo Insigne è il fuoriclasse della nostra squadra. È quello che ha un tocco diverso e delle giocate diverse, con questo "tiro a gir'" che è il suo manifesto. Qualcuno aveva anche ironizzato perché questi tiri a giro li aveva provati spesso e non erano entrati, ma nel momento decisivo è arrivato un gol meraviglioso dopo una giocata altrettanto bella. Insigne tra l'altro viene da una stagione fantastica con il Napoli: forse quello che ha fatto non è nemmeno stato troppo sottolineato o troppo apprezzato. Adesso, su un palcoscenico ancora più grande, sta facendo vedere tutta la sua classe. È un giocatore fantastico e non so se nella sua vita e nella sua carriera ha pagato il fatto di essere rimasto figlio della sua città. Forse non sono stati apprezzati fino in fondo il valore, la forza, la qualità di questo ragazzo, che adesso ha piena consapevolezza della sua forza ed è nel suo splendore massimo. Deve anche rinnovare, quindi non c'era momento migliore per lanciare questo messaggio. A volte diamo Insigne un po' e per scontato e probabilmente, a volte, anche Napoli fa lo stesso. A parte l'anno di Pescara lui è nato ed è maturato lì, quindi quasi non ci si accorge del suo valore complessivo reale. L'occasione dell'Europeo è un modo per portarlo agli occhi di tutti. Se si vuole fare un parallelo - anche se sono giocatori completamente diversi - il suo percorso è a tratti simile a quello di Francesco Totti, che è stato romano e romanista e si è visto sempre su una stessa piazza. A volte questa cosa può essere limitante per un giocatore dal punto di vista delle opportunità: Totti al Real Madrid probabilmente avrebbe vinto il Pallone d’Oro, Insigne forse in un giro più ampio avrebbe potuto dare di più. In ogni caso è amatissimo dalla sua città, però bisogna rendersi conto del valore e della qualità del giocatore.

L'importanza del centrocampo e l'esteta Mancini

Contro il Belgio abbiamo stravinto la partita con il centrocampo. È vero che anche altri giocatori come ad esempio Donnarumma o Chiellini hanno fatto grandissime prestazioni, ma la differenza l'abbiamo fatta a centrocampo, sia in fase difensiva che in fase offensiva. In fase difensiva anticipando, pressando, giocando sempre di squadra: nel gol di Barella, ad esempio, la giocata determinante la fa Verratti, che recupera la palla in pressione alta e serve il compagno, poi bravissimo a destreggiarsi. Insomma, Jorginho, Verratti e Barella hanno schiacciato Tielemans, Witsel e il centrocampo del Belgio, che comunque è uno dei migliori in Europa. Il rendimento del nostro centrocampo rasenta quasi la perfezione. Questo è possibile perché abbiamo un paio di giocatori, come Jorginho e Verratti, che hanno anche quella esperienza internazionale che ci mancava. Jorginho ha fatto una partita da maestro. Ma tutto parte dall'origine, da Roberto Mancini, che capisce la qualità dei giocatori essendo stato un interprete fantastico. Quando c'è qualità, il Ct la premia. Non deroga mai al principio della qualità a favore dell’aspetto fisico, muscolare, atletico. Nel suo pensiero c'è sempre la qualità, ecco perché la Nazionale italiana gioca sempre così bene. Questo principio che lui ha portato, fa sì che l'Italia produca costantemente occasioni. E in questo senso un'altra chiave è la velocità: il giropalla è velocissimo e grazie a questa caratteristica fondamentale abbiamo messo sotto il Belgio, che da quattro anni è al primo posto del ranking Fifa e che ha tante eccellenze, poi scomparse di fronte alla coralità azzurra.

EURO 2020

Lezione d'italiano: la vittoria azzurra all'estero

Il coro per Spinazzola e il messaggio al Paese

Nel coro per Spinazzola c'è molto. C’è un gruppo, un affiatamento non indifferente. C'è un sentimento comune di amici, coetanei che condividono questa esperienza con il compagno più sfortunato in questo momento, che è stato anche uno dei più forti finora in questa avventura. Quel coro ci fa capire cos'è il gruppo azzurro, che è veramente unito e cementato al di là delle classiche frasi fatte. L'infortunio di Spinazzola è l’unica nota negativa di una serata molto dolce, speriamo che l’Italia batta la Spagna anche per lui e per tutto il nostro movimento perché quello che sta facendo Mancini va oltre il calcio. È un messaggio di rilancio del Paese, a tratti anche un messaggio di leadership: quello che sta spiegando Mancini è che si può comandare un gruppo in modo giusto, con coesione, tirando fuori il talento di ciascuno, non penalizzando nessuno e dando a tutti un'opportunità, premiando il merito. Penso che per questo Paese sia un grande messaggio.

VIDEO

Dedicato a Spinazzola, l'Italia canta per lui

Rinascita azzurra

Dal 1968 a oggi non siamo mai stati dieci anni senza arrivare tra le prime quattro in una grande manifestazione internazionale. Ci torniamo dopo il 2012, ma veniamo da dieci anni di vuoto, con la mancata qualificazione del 2018 che non bisogna dimenticare mai. Veniamo da un buco totale e Mancini ha fatto crescere i fiori nel deserto, perché davvero non c'era terra. Non so dove abbia trovato i semi e dove li abbia piantati, ma sono usciti i fiori. Se penso alla depressione di tre anni dopo l’eliminazione con la Svezia, dico che questo eccellente italiano che è Roberto Mancini ha dato un segnale che spero venga colto da tutti. Vorrei che questa Italia del giugno-luglio 2021 fosse un manifesto o una bandiera per il Paese: abbiamo del talento, valorizziamolo senza paura e spostiamo le cose.

LA GIOIA DEL CT

Mancini: "Ragazzi stupendi, meritavamo altri gol"

Una settimana per entrare nella storia

Mi aspettavo che Mancini facesse così bene. Ha vinto nei club, ma come selezionatore credo che abbia addirittura una marcia in più perché può andare sulla selezione dell'eccellenza. Mentre in un club c'è la gestione quotidiana dei giocatori, in Nazionale devi fare il collezionista di belle cose. Mancini secondo me ha il colpo di tacco del numero dieci e ce l'ha nella testa, prima che nel piede. In questo ruolo secondo me è perfetto: ci arriva nell'età giusta, con l'esperienza migliore. E poi deve anche fare pace con la storia azzurra: con la Nazionale non ha ottenuto quello che meritava e questo è il modo migliore per sistemare le cose. Un allenatore della Nazionale entra nella storia: quelli che vincono con i club sono tanti, al contrario in pochi vincono in Nazionale. Ancora oggi parliamo di Ferruccio Valcareggi, che con i club non ha vinto praticamente nulla ma che ha conquistato il nostro unico titolo europeo. Marcello Lippi ha vinto anche la Champions ma per tutti è l'uomo del Mondiale. Adesso Mancini ha di fronte una settimana per scrivere la storia.

IL PERSONAGGIO

Vittorie e gol segnati: nuovi record per Mancini