MotoGP, C'era una volta l'americano: Randy Mamola

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Paolo Beltramo

Paolo Beltramo

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Non ha mai vinto un Mondiale, ma Mamola è finito 4 volte secondo nella 500 ed è diventato una leggenda di questo sport anche senza mai essere campione. Come? La risposta nelle prossime righe

L'uomo che ha portato il Circo nel Circo si chiama Randy Mamola, è nato a San Josè in California il 10 novembre 1959 ed è arrivato alle gare europee come pupillo di Kenny Roberts. Non ha mai vinto un Mondiale, ma è finito 4 volte secondo nella 500 ed è diventato una leggenda di questo sport anche senza mai essere campione. Come? Grazie alla sua straordinaria spettacolarità, alla sua allegria a impennate, derapate, cavolate, salvataggi impossibili, errori madornali. Insomma, tutto, fuorché la normalità. La prima volta che arrivò in Europa fu ad Imola per la 100 Miglia di Imola, gara riservata alle 250 come intermezzo tra le due manche della 200 Miglia riservata alle 750. Non venne fatto correre, ma soltanto guidare da solo per un paio di giri con una Yamaha dagli stessi colori giallo-neri delle moto di King Kenny. Motivo? Era troppo giovane. Probabilmente lo sapeva, ma ci ha provato lo stesso.

 

Arriva in pianta stabile nel mondiale nel 1979, ma con una partecipazione anomala, in linea col personaggio. Allora corre in Venezuela con 250 e 350. La minore delle due gli dà più soddisfazioni, conquista 3 secondi posti e finisce quarto, in 350 lascia perdere dopo un filotto di ritiri e in Olanda ad Assen esordisce in 500 con una Suzuki finendo tredicesimo e poi conquistando due secondi posti in Finlandia e Francia. Anche se in quegli anni distratti da piloti come Roberts, Sheene, Ferrari, Cecotto, Lucchinelli tutti si accorgono che potrebbe essere arrivato un altro americano forte, molto forte.

 

Nel 1980 finisce secondo dietro Roberts vincendo la sua prima gara in Belgio a Zolder, nel giorno della prima apparizione di un ragazzino timido che ha corso in sella ad una Yamaha azzurra e che si chiama Freddie Spencer e nessuno sa chi sia… Anche l'anno dopo, nel 1981, finisce vicecampione del mondo dietro a Marco Lucchinelli vincendo soltanto 2 gare contro le 5 dell'italiano, ma utilizzando l'arma della costanza. Alla fine, in un terribile GP di Svezia ad Anderstorp con acqua a catinelle e tensione alle stelle che colpisce i due contendenti per il titolo: Lucky finisce nono, Randy tredicesimo. Abbastanza perché non cambiasse nulla e Lucchinelli fosse campione e lui vice. Continua con la Suzuki fino all'83, poi passa alla Honda dove fa bene, ma ancora una volta a vincere è l'altro, questa volta Lawson con la Yamaha.

 

Dell'85 va ricordato quel numero da circo che mette in scena sabato 31 agosto nelle prove quando riesce a non cadere facendo numeri da Rodeo ripresi da Pepi Cereda, grande cameraman e poi anche giornalista. Nei due anni successivi guida per Yamaha, chiude terzo e poi secondo battuto da Gardner. Si può dire che la sua carriera vincente finisce qui, perché passa in Cagiva dove resta per tre stagioni con una moto che ha bisogno di crescere e conquista un solo podio (3° in Belgio '88). Nel 1992 chiude la sua carriera su una Yamaha con l'ultimo podio: 3° in Ungheria proprio nel giorno della prima vittoria Cagiva con Lawson…

 

Riassumendo, ecco i numeri di Randy: ha corso nel Mondiale da '79 al '92, è finito per ben 4 volte vicecampione del mondo, per due terzo. Ha vinto 13 GP tutti in 500, ottenuto 57 podi (3 in 250) e 5 pole position. Insomma, numeri da ottimo pilota, ma non da fenomeno. Eppure coi suoi modi ha segnato un'epoca e conquistato milioni di fan, spesso più di chi vinceva. Vediamo come.

Innanzitutto la sua simpatia, fuori e dentro le piste. Impennate, derapate, frenate con la ruota posteriore alzata da terra, gestacci ai fotografi, impennate finite male nel giro di ricognizione, ruota posteriore che fuma per decine e decine di metri. Insomma un pilota istintivamente votato allo show, al rapporto col pubblico.

 

Randy anche piuttosto birichino, fuori dalle piste. Una volta mi ricordo che si ferma mentre era in macchina per andarsene dal circuito e cominciamo a chiacchierare. Però mentre chiacchieriamo tiene il gas a manetta e il freno a mano tirato: a parte il fumo, sta lì finchè non scoppiano le gomme. Se invece la trazione era posteriore riesce a tenere l'auto frenata col posteriore che fuma finchè scoppia. Diciamo che è qualcosa di abbastanza normale negli anni ottanta, non lo fa soltanto Randy. Con auto a noleggio, naturalmente, con le loro guai… 

 

Ma il massimo secondo me Randy lo dà in Brasile. A Goiania si tiene ogni anno l'elezione di “Miss Bum Bum”, come dire "miss bel sedere". Si sa che il posteriore delle ragazze in Brasile è oggetto di culto da sempre, ma vedere Mamola che, facendo naturalmente parte della giuria, sfila sulla passerella con le mutande infilate nelle natiche come avesse indossato un perizoma a "filo dentale" sculettando come fosse una ballerina dell'Oba Oba è esilarante. Naturalmente il gioco delle mutande infilate lo fa anche esibendo la parte a filo d'acqua in piscina. 

 

Una volta, era il 1990, siamo in Brasile col team Cagiva per dei test precampionato. Ci sono i tecnici, il team Manager Carlo Pernat, io come addetto stampa momentaneo e i piloti Mamola e Haslam papà. Il circuito è quello di Goiania, una città agricola nel centro del Brasile completamente fuori da qualsiasi rotta turistica internazionale anche se dista poco dalla capitale Brasilia (poco in termini Brasiliani). Cagiva deve testare, lì fa caldo, il circuito è buono e nessuno ti scoccia. Così un giorno prima dell'inizio dei test quando si controlla che tutto sia a posto, i due piloti arrivano con un sacchetto di plastica trasparente, ma spesso, tosto, robusto, quello che conteneva una delle tute completamente nuove per la stagione che sta per cominciare. È un bel sacco: lungo un paio di metri, largo, grande. L'idea diventa quella di riempirlo con del gas di acetilene (quello per saldare, ma reso quasi puro ossigeno), metterci i capi di un filo sottile così che sia facule che si arroventi quando viene collegato a una batteria d’auto. Per riempire il sacco, con quella miscela ricca di ossigeno, ma lenta ad uscire, ci mettiamo sei/sette ore. Il cavo è costruito annodando tra loro pezzetti di fili di scarto vari. Mettiamo la "bomba" al di là del muretto dei box, verso la pista. Stendiamo il cavo fino dietro i box, quindi siamo lontani e protetti. Quando arriva il botto la terra trema, e pezzettini di plastica svolazzano per una mezz'ora nel raggio di più di cento metri. Dopo un po', quando abbaimo finito di ridere e siamo quasi seri arrivano un paio di pattuglie della polizia: vengono da Goiania, lontana una quindicina di chilometri dicono di aver sentito un botto…Più tardi scopro che Ron Rocket Haslam è un appassionato di armi e sa tutto di esplosivi e cose così…

 

L'anno prima, sempre a Goiania, Randy e Pernat me ne combinano una importante. Siamo lì per i test, quando arriva una ragazza piuttosto carina. Si chiama Claudia e vorrebbe fare un'intervista al famoso Randy Mamola. Lei lavora per una TV locale, ma non sa l'inglese. Mamola acconsente, ma non sa il portoghese. Così finisce che Carletto chiama me a fare da interprete. Beh, non ve la faccio lunga: dopo un po' ci fidanziamo e lei viene a vivere con me a Milano portandosi pure un cagnolino…

 

Ma Randy è famoso anche per le sue pazzie nel paddock. Una volta rischia di farsi uccidere o quasi da Rainey perché lo sveglia mettendo un mega petardo sotto il suo Motor-Home e lo fa esplodere tra le 3 e le 4 di notte. Un'altra attacca un razzo/petardo ad un picchetto di una delle tende della Rothmans nel paddock e gli dà fuoco. Naturalmente dopo quei dieci secondi di fiamme, c'è un botto che fa suonare mille allarmi… Allora non c'è, lo potete immaginare molto facilmente, la disciplina, l'ordine e la pulizia di adesso. C'é una bella autogestione che in fondo funziona considerando quello che il motomondiale è ancora. Randy si fidanza con una bellissima hostess della Rothmans e continua a restare nel giro dei gran premi. 

Prima da inviato ai box per Eurosport (sono soddisfazioni aver avuto come collega gente come lui, Doohan, Beattie, Edwards…) e poi come manager di vari piloti. Un'attività che porta avanti da oltre vent'anni è quella della “two-seat”. Ossia far fare giri di pista su una moto da corsa, prima Yamaha, poi Ducati a vip invitati da Philip Morris o a paganti che devolvono i soldi all’associazione Onlus “Save The Children” e poi “Riders for Health” nata da una sua constatazione: le moto che vengono usate in Africa per portare le medicine o piccole apparecchiature nelle zono remote sono spesso ridotte malissimo, così l'associazione tiene corsi di guida e manutenzione oltre a fornire mezzi e aiuti.

 

Tutto ciò dimostra che Randy è una persona intelligente e dal grande cuore, il suo impegno per i bambini africani più importante, ma è anche vero che non è cambiato molto dai giorni delle gare. Quando capita a me di essere invitato a fare il giro sulla “Desmosedici" biposto in Qatar mi lascia per ultimo per avere la gomma più usata e mi dice: "Sei già stato in bagno?"

 

Ps. È stata un'esperienza spettacolare, divertente e impressionante. Comunque io mi fidavo, dimostrazione che, in fondo, neppure io sono tanto cambiato.