Quello di Marquez al parco chiuso stavolta non è solo uno sfogo gioioso. È piuttosto una vera e propria trasfigurazione che ha dentro vittoria, realizzazione, talento, vendetta, ferocia. E che ha dentro pure, stavolta sì, soprattutto autenticità
Sono pochi secondi con l’intensità di un film da Oscar. È come se Marquez vincitore al parco chiuso non riuscisse a fermarsi, a controllare gli spasmi facciali, gli occhi spiritati. Qui, proprio qui, dice, indicando il suolo con le dita e rivolgendosi ai suoi.
A Misano Marquez ha vinto tre volte: ha vinto la gara, un’altra, e va bene. Ha battuto, con un sorpasso micidiale dei suoi di motore e di freno, Quartararo che è tanto bravo quanto promettente per essere un problema che prima o poi forse assumerà sostanza e che lo ha fatto sudare per davvero. E ha vinto di rabbia soprattutto contro Rossi - lo spiega Marquez stesso, a bocce ferme e con educazione - e il suo pubblico giallo, dopo l’incomprensione del sabato, dopo le incomprensioni pubbliche, dal 2015 quelle di sempre. Insanabili. Insomma ha sofferto questa vittoria e lo dà a vedere mettendoci dentro tutto quello che gli esce.
Stavolta al parco chiuso non c’è per corredo il sorrisetto birbone del joker e non ci sono nemmeno, dopo, le frasi politicamente corrette per ricomporre, compiacere, piacere quando sente un disagio. Marquez spiega l'origine della rabbia. Marquez a Misano ha liberato la faccia e l’energia furiosa del leader implacabile. Non è stato più quel ragazzino impegnato con fatica a fornire di sé l’immagine che i tempi e i modi impongono e che forse non sempre corrispondeva al vero. "Fischiatemi se vi va - sembra dire qui - Adesso non me ne importa nulla perchè ho vinto io. Sono un campione maturo, sono fatto così, posso svegliarmi storto e posso essere molto molto cattivo e per davero, se serve". In qualche modo riconduce ancora la questione a Rossi, che magari arriva dietro ma di supporto in tribuna e di carisma nel paddock e nel mondo ne ha ancora moltissimo.
In questa specifica occasione, Marquez non si preoccupa più che il tutto si veda. Finalmente. C’è chi lo sapeva già, chi lo ha scoperto oggi. Ci dividerermo tra chi lo apprezzerà di più e chi lo vivrà peggio di prima. Ma l’abbiamo vissuto autentico, che è un valore, sempre. Del talento è inutile parlare, per quanto immenso e ormai scontato. Poi, a Quartararo, riserva una carezza tenera in zona podio. Per il futuro, quello tra i due, viste le premesse... restate collegati.