MotoGP, GP Giappone (Motegi), le pagelle di Paolo Beltramo

MotoGp

Paolo Beltramo

©Getty

Marquez è il Sublime Ingordo. Quartararo fa sperare le Yamaha, Rossi deve divertirsi di più. Dovizioso suona la carica in casa Ducati. Moto2 e Moto3 confermano la passione che lega Italia e Giappone

Insaziabile: il sublime Ingordo. Marc Marquez non si ferma, non si sazia, non si placa, non si deconcentra, non molla. Neppure dopo la conquista dell’ottavo titolo mondiale si concede una gara di pausa, di comprensibile rilassamento, di umana sazietà. No lui è il Sublime Ingordo, addirittura riesce per la seconda volta quest’anno a spremere fino all’ultimo centilitro dei 22 litri di benzina concessi dal regolamento e resta senza nel giro d’onore. D’altronde si sa, per chi corre, compete, lotta Vittoria è così bella, così affascinante, così libera (ad ogni gara è il premio di chi vince) da volerla per sé il più possibile: si sopporta che ogni tanto vada a qualcun altro, ma si soffre, la si desidera assolutamente. MM93 si è così abituato a cenare con lei la domenica sera, da avere molto spesso pronto il modo per conquistarla: quest’anno 10 volte. E poi c’è l’altra, quella che resta con te un anno intero e pure lì il sublime ingordo non si sfama mai (e adesso le storie di un anno sono già 8).

Testa dura

Fabio Quartararo. Per quanto si sforzi di vincere la sua prima gara in MotoGP, riesce soltanto a finire secondo. Intendiamoci, contro questo Marquez è comunque qualcosa di straordinario, soprattutto se sei il debuttante (dell’anno) e spesso anche il migliore del quartetto Yamaha. Yamaha che si conferma seconda forza in questa seconda parte del campionato con pure Viñales vicino alla vetta (quarto) e un Morbidelli feroce, grintoso, efficace almeno nella prima parte di gara. Insomma le basi perché quella dell’anno prossimo sia la M1 del riscatto sembrano esserci tutte. Di Valentino Rossi e del suo difficile momento parleremo a parte.

Controtendenza preoccupante.

Valentino Rossi non è più salito sul podio dalla seconda e terza gara stagionale, da Rio Hondo e Austin, 13 gare fa, poi al massimo 3 quarti posti, 4 cadute (una a Barcellona, non colpa sua) l’ultima qui in Giappone a Motegi. Nel frattempo Viñales e Quartararo hanno conquistato 12 podi, così divisi: MV12 un primo, un secondo e 3 terzi; FQ20 quattro secondi e due terzi. Il confronto è impietoso, duro, c’è poco da dire. Però la freddezza dei numeri non dice tutto. Vediamo. Oltre ai due secondi ad inizio stagione, in Qatar, VR46 fu quinto a soli 6 decimi di secondo da Dovizioso, molto vicino quindi. Poi da Jerez cominciano ad andare meglio le altre Yamaha. Lo sviluppo della moto, frutto della grande ristrutturazione interna al reparto corse di Iwata e sui campi di gara, stava dando i suoi primi frutti offrendo una moto che Viñales e Quartararo guidavano meglio, con più facilità e migliori risultati, ma che invece penalizzava Rossi e anche Morbidelli. Probabilmente senza volerlo in Yamaha hanno preso una direzione che incontrava gli stili di guida dei due giovanotti e non quello di Vale. Rossi ha provato ad usare le novità, le ha tolte trovando in entrambi i casi vantaggi e svantaggi. Ogni tanto c’era anche la prestazione, spesso il passo di gara non era lontano da quello dei primi, ma qualificarsi male incasinava tutto. Ora, al di là della solita storia dei 40 anni, io credo che Rossi sia tutt’altro pilota rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi mesi. Lui crede in sé stesso, altrimenti non avrebbe deciso di continuare e cambiare il capotecnico con uno più giovane, più inesperto, ma sicuramente più aperto a soluzioni diverse, a strade nuove. Insomma la mia idea è che sia la strada giusta mettendoci anche da parte sua un approccio diverso, più leggero, più istintivo e meno approfondito: questa moto la conosce forse troppo bene, tanto da cercare sempre la perfezione, le piccole risposte, mentre invece, forse, dovrebbe risolvere il grosso dei problemi e poi divertirsi a guidarla coi suoi difettucci, come quando si sta con una persona della quale ami i pregi, ma anche i difetti. Che, questo è verissimo, non possono essere troppo grandi, ma ci sono per forza: nessuno e niente è perfetto, neanche una MotoGP può esserlo.

Alla fine lui

Andrea Dovizioso, comunque lo giriate e prendiate, è quasi sempre il migliore dei ducatisti. Stavolta ha conquistato un bel terzo posto con rabbia, determinazione, intelligenza, velocità: le stesse caratteristiche che negli ultimi due anni lo portavano spesso a vincere, a contrastare Marquez fino alla fine e che ora al massimo lo portano sul podio. Le gomme più stabili nella lora durata hanno cambiato le cose, ma per tutti. Ora Ducati deve reagire, sia sullo sfruttamento migliore delle gomme, sia sulla potenza del motore che Honda ha raggiunto. Gli altri piloti, comunque molto peggio del Dovi: Miller decimo dopo una sfuriata iniziale, Petrucci nono e anonimo, Bagnaia almeno al traguardo e con qualche punto.

Impossibile, ma vero

Jorge Lorenzo ancora una volta è andato male, anzi malissimo. Lento in prova, lento in gara, inguardabile. Questa è la realtà documentata anche dalle immagini TV oltre che dal cronometraggio ufficiale. Non dovrebbe esserci dubbio, quindi, che sia proprio così. Eppure, eppure non ci credo, non riesco ad accettare questa situazione impossibile, ma vera. Questo non è Lorenzo: prima o poi tornerà quello vero, spero.

 

Tolto il velo

 

In Aprilia Massimo Rivola, capo di Aprilia Racing, un passato in Ferrari, ci ha messo la faccia e difeso i piloti, Andrea Iannone e Aleix Espargarò , svelando il vero e determinante problema: questa moto non va, c'è poco da fare. A Noale stanno lavorando ad una RS-GP completamente nuova. Giusto comportarsi così, viste la critiche che inevitabilmente coinvolgevano i piloti. Dalla chiarezza nascono soltanto cose belle. 

 

Italia-Giappone, c'è del feeling

 

I giapponesi amano l’Italia. E gli italiani evidentemente amano il Giappone. Questa volta due successi a Motegi. Uno, quello di Lorenzo Dalla Porta in Moto3, quasi determinante per la conquista del titolo mai vinto da un italiano (ora i punti di vantaggio su Canet, caduto, sono 47). L'altro, quello di Luca Marini in Moto2, ci dice che il pilota che avevamo visto alla fine dello scorso anno e che sembrava sparito causa i guai fisici e la scarsa comprensione della nuova Moto2 motorizzata Triumph anziché Honda, è invece qui più forte e motivato di mai. Con questa è la seconda vittoria consecutiva per il fratello di Valentino Rossi e pilota del Team Sky VR46. Così, con questa affabile, gentile e dolce velocità l’anno prossimo può essere uno dei pretendenti a quella Vittoria tanto ambita.