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Superbike, Alvaro Bautista: "Non è stato Marc Marquez a consigliarmi la Honda"

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Vera Spadini

Dopo la prima tappa in Australia, anche la Superbike si è fermata a causa dell'emergenza coronavirus. Bautista ne ha parlato in esclusiva a Sky Sport: "Siamo al 30% del nostro potenziale e bisogna ancora lavorare tantissimo, ma adesso purtroppo non è possibile. Non è vero che è stato Marquez a consigliarmi di passare alla Honda"

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Alvaro Bautista è in quarantena per il Coronavirus nella sua casa a Talavera de la Reina, in Spagna, uno dei Paesi più colpiti dalla Pandemia. Alterna allenamento fisico al ruolo di papà, di una bimba di pochi mesi. La Superbike era partita a Phillip Island, e la sospensione del Mondiale ha interrotto la sua avventura in Honda, che era appena iniziata. Dopo le seste posizioni a più di 4 secondi dal primo, nelle prime gare in Australia, c’è molto lavoro da fare. L’anno scorso aveva debuttato subito vincendo sulla Ducati. Ma Bautista è fiducioso sul fatto che la situazione si evolva presto in positivo, e di poter tirare fuori tutto il potenziale della sua nuova moto. Magari come preludio a un ritorno in MotoGP…

Prima di tutto: come stai? Come passi le tue giornate? Più da neo-papà o da sportivo?
"Per fortuna io e la mia famiglia stiamo bene. Passo le giornate chiuso in casa, mi alleno un po’ fisicamente, ovviamente non posso uscire per fare motocross o un altro tipo di allenamento più tecnico. Ma almeno mi sto divertendo tantissimo con la mia bimba, mi sto godendo tutti i momenti della sua crescita ed è molto bello".

 

Sei nella tua casa in Castiglia. La Spagna ha subito un crescendo incredibile del contagio. Sei preoccupato?

"Si è vero, in Spagna c’è stata una crescita molto veloce, in maniera molto simile all’Italia. Sono un po’ preoccupato, per me e per i miei cari. Perché i numeri continuano ad aumentare e non si capisce quando possa esserci una fine. Però spero che con il lockdown ci sia un miglioramento".

 

La Superbike era partita, per te era l’inizio di una nuova avventura con Honda. In Australia hai detto di essere al 30% ma con grande potenziale: dal punto di vista sportivo per te, che dovevi far tua la nuova moto, lo stop è più problematico rispetto agli altri?

"Sì, il progetto è molto nuovo, confermo quanto detto in Australia: siamo al 30% e bisogna lavorare tantissimo. Dobbiamo migliorare soprattutto il feeling con la moto. Il motore è potente, ma dobbiamo sistemare molti aspetti. Come ho detto, il progetto è nuovo, la moto è nuova e pure il team, quindi serve tempo. Adesso purtroppo non è possibile lavorare, ma sono fiducioso di arrivare a un ottimo livello".

 

E’ vero che Marc Marquez ti ha consigliato il passaggio in Honda? Come lo vedi in team con suo fratello? Magari se poi Alex non dovesse rinnovare potresti fare tu coppia con Marc ...

"Si è diffusa questa voce, ma in realtà non è stato lui a spingermi. In realtà lui ha provato la moto e io gli chiesto le sue sensazioni, ma questo è successo dopo che avevo già firmato con Honda. Lui e suo fratello sono una bella coppia, è bello vedere un team di due fratelli al livello più alto del motociclismo. Sicuramente per Alex sarà difficile, perché ci sarà pressione su di lui per raggiungere il livello di Marc. Vediamo cosa succederà in futuro…".

 

Pensi che si riuscirà a correre il Mondiale Superbike?

"Chissà... Adesso l’importante è recuperare la normalità. Speriamo che questo virus passi e non ritorni mai più. Poi ovviamente sarebbe bello per noi tornare alle gare, perché significherebbe che tutto è finito. Speriamo sia così".

 

Anche nello sport si pone un problema economico, perché essendo fermo non ci sono entrate. Nel calcio ad esempio in alcuni casi gli stipendi subiranno dei tagli. Voi in Superbike avete affrontato la questione?

"E’ una situazione un po’ diversa. In Superbike non abbiamo ancora affrontato la questione. E’ chiaro che se un calcatore che guadagna 20 milioni di euro, anche togliendone 3 o 4 forse non se ne accorge nemmeno. Per noi è diverso…".