MotoGP, Danilo Petrucci a #CasaSkySport: "Dovrò lottare per rinnovare con la Ducati"

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Il pilota ternano è stato ospite di #CasaSkySport: "Sto provando di tutto per tenermi attivo e non annoiarmi: pianto qualche albero e mi alleno virtualmente con Melandri ed Espargaró. Il futuro? Bisognerà lottare per il rinnovo, il mio obiettivo è restare nella Ducati ufficiale ancora per tanto tempo. La vittoria al Mugello? Ho iniziato a urlare e ridere, al punto da restare senza voce"

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Il Motomondiale è fermo a causa dell’emergenza coronavirus, ma i piloti si inventano di tutto per restare in forma anche a casa. Danilo Petrucci, ospite di #CasaSkySport, ha trovato un modo molto originale per mantenere la forma fisica: “Sto provando tutti gli escamotage per tenermi attivo e non annoiarmi. Ho un pezzo di terra e mi sto impegnando per prendermi cura della campagna, piantando qualche albero, penso sia una cosa utile per il pianeta, è una buona azione”.

"Mi alleno virtualmente con Espargaró e Melandri"

"Cucinare in quarantena? Mangio, più che cucinare. Quello mi dà molto più gusto. Gli esports? Ci sarà la terza gara virtuale a Jerez il 3 maggio, mi sto allenando, ma soffro un po' la vecchiaia, sono uno dei più anziani nella griglia di partenza. Gli altri piloti sono più giovani. Però ho comprato un simulatore professionale per auto. In questo momento i giochi d’auto hanno un grado di simulazione più vicina alla realtà. Visto che non si può uscire, per allenarmi ho comprato i rulli per la bici, ho fatto quasi duemila chilometri, ci alleniamo virtualmente anche con altri piloti, pedaliamo virtualmente insieme, ci sono piloti come Melandri ed Espargaró, Aleix è proprio inarrivabile… Però mi manca tanto andare in moto, non ricordo un periodo così lungo senza moto neanche durante gli infortuni".

"La vittoria al Mugello? Un mix di emozioni"

"Dopo la vittoria al Mugello c’è stato un mix di emozioni, ricordo pochissimi flash di quel podio. Appena ho tagliato il traguardo, ho iniziato a urlare e a ridere, una roba che non mi è successa mai più, sono rimasto senza voce. Ricordo una cosa simile dopo il primo podio a Silverstone. Mio papà non riusciva a parlare, gli tremava la voce, era emozionatissimo. Il mio circuito preferito? È una bella lotta tra Mugello, Assen e Phillip Island: vorrei fare un bel risultato in Australia, mi piace moltissimo quel posto e quella pista".

"Da piccolo tifavo per Capirossi"

"Quando ero piccolo tifavo per Loris Capirossi, ho una foto con lui quando avevo due anni. Capirossi ha debuttato proprio l’anno in cui sono nato, nel 1990, quindi sono cresciuto con i poster e gli adesivi di Loris, io vivevo in un mondo in cui il mio dio era Capirossi. Per me era il numero uno indiscusso. Poi ho iniziato a seguire anche Valentino Rossi, ma Capirossi è il pilota che mi ha fatto impazzire e appassionare. Mi piacerebbe ripercorrere la sua carriera".

"La Ducati è sempre stata il mio sogno"

"Essendo italiano, la Ducati è sempre stata il mio sogno da quando entrata in MotoGP nel 2003, volevo correre con una moto italiana nella classe regina. Ho iniziato ad andare in pista da piccolo con una Ducati, quando avevo 13-14 anni. Nel 2012 ho debuttato con il team Ioda, che non era legato a Ducati, ma mi diedero il permesso di provare la moto di Valentino Rossi al Mugello, quella fu una grandissima esperienza. A fine 2014 mi chiamò Francesco Guidotti del team Pramac per correre con una Ducati: non ho voluto sapere neanche quali fossero le cifre del contratto che mi offrivano. Ho detto subito sì. Da lì ho vissuto con la Ducati una lunghissima storia, fino al team ufficiale, una storia che vorrei continuasse ancora per tanto tempo".

"Il mio primo obiettivo è restare nella Ducati ufficiale"

"È chiaro che bisognerà lottare per il rinnovo, il mio primo obiettivo è restare nella Ducati ufficiale. Per fortuna la scelta dei piloti avviene in base ai risultati, non potendo correre in questo momento non si può prendere nessuna decisione. Quello che conta sono i risultati, questa cosa non mi spaventa, anzi non vedo l’ora di tornare in moto".

"Quella volta in cui pensai di smettere nel 2014"

"È stato sempre facile giudicarmi per la mia carriera, perché sono arrivato tardi in MotoGP, a 21 anni. Nessuno sapeva da dove arrivavo, quali erano le mie capacità, era facile criticarmi perché non avevo fatto tutte le categoria, tra 125, 250, Moto2, Moto3, ecc… All’inizio del 2014 correvo con una moto davvero difficile, cadevo e perdevo moltissima fiducia, avevo dubbi, mi chiedevo se mi piaceva davvero quello che stavo facendo. Arrivai al limite a Jerez, alla terza o quarta gara del Mondiale 2014, dopo le qualifiche dissi: ‘Domani è l’ultima gara che faccio perché sono esausto, mi viene il voltastomaco a mettere la tuta’. Nel warmup mi sono fratturato il polso, quello è stato un segno. Durante il recupero, ho avuto la calma per pensare, mi mancava anche semplicemente lottare per non arrivare ultimo. Quello mi è servito per trovare la carica e convincere il team Pramac a farmi correre".